Il presidente di Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia) sottolinea: «I medici italiani sono considerati tra i migliori, non permettiamo di macchiarne l’immagine e la credibilità». Intanto la raccolta firme ha superato le 12mila adesioni
«Il mio appello è rivolto a tutti i professionisti della sanità e non solo: medici, infermieri, operatori, giornalisti ed anche ai pazienti: firmate la petizione e unitevi per tutelare la salute. I medici italiani sono considerati tra i migliori, non permettiamo di macchiarne l’immagine e la credibilità». Anche Foad Aodi, presidente di Amsi (Associazione medici di origine straniera in Italia) Umem (Confederazione Internazionale-Unione Medica Euro Mediterranea) e Movimento Uniti per Unire esalta l’iniziativa “Stop all’odio verso i medici: subito il Tribunale della Salute” promossa dal network legale Consulcesi, che ha superato le 12mila firme in pochi giorni e continua a guadagnare l’approvazione di autorevoli rappresentanti delle istituzioni mediche, politiche e sindacali.
La petizione lanciata da Consulcesi, indirizzata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Ministro alla Salute Giulia Grillo, al Ministro alla Giustizia Alfonso Bonafede, al Presidente della FNOMCeO e al Presidente della Commissione Sanità del Senato, Pierpaolo Sileri – tra i primi a sottoscrivere l’appello – è stata sostenuta e accolta favorevolmente da più parti: una dimostrazione che l’escalation di violenze fisiche e verbali ai danni dei camici bianchi è un problema sociale di cui si ha una presa di coscienza concreta e positiva.
«Mentre noi cerchiamo di trovare soluzioni a tutti i problemi attuali e le criticità del sistema, ossia l’aumento del ricorso alla medicina difensiva, il precariato, i turni massacranti, il sovraffollamento dei Pronto soccorso e la carenza di personale – lo spot di obiettivo risarcimento, – che tra l’altro continua ad essere trasmesso nelle radio – purtroppo non aiuta, anzi, avvelena l’ambiente – sottolinea Foad Aodi a Sanità Informazione -. Come consigliere dell’OMCEO di Roma, dove coordino l’Area Rapporti Affari Esteri e Area Riabilitazione, chiedo il ritiro di questo spot vergognoso, che non ho visto in nessun paese europeo e che rischia di contribuire alla fuga dei medici all’estero, a far aumentare l’accanimento contro di loro facendo calare la fiducia e il dialogo tra medici e pazienti».
Tutti concordi, dunque, e pronti a combattere ogni forma di aggressione ai medici, dagli attacchi fisici e verbali alle campagne denigratorie e lesive dell’immagine degli specialisti: «Abbiamo aderito con convinzione all’appello di Consulcesi e anche a quello della FNOMCeO lanciato da Filippo Anelli – prosegue Foad Aodi -. Questa sinergia tra albi professionali, network legali, associazioni e sindacati è una svolta perché solo l’unità d’intenti può aiutare a sconfiggere ogni tentativo di attacco sulla pelle dei medici – . Noi, su questo, siamo fermi e compatti e mi ha fatto piacere constatare, in questa circostanza, una categoria di professionisti uniti e coesi. Bisogna continuare così, con questa collaborazione e sinergia tra tutti gli attori del sistema salute».
Anche sull’istituzione del Tribunale della salute – un’altra idea di Consulcesi – come “camera di compensazione” e luogo di confronto che eviterebbe di intasare di tribunali, Aodi si dimostra d’accordo: «Penso che sia una proposta coraggiosa, innovativa ed unica nel suo genere a livello europeo. Incoraggiare la conciliazione tra pazienti e medici è da applaudire, ma dobbiamo lavorare anche sulla prevenzione e stroncare ogni intromissione di terzi volta a incentivare solo interessi personali ed economici».
Ristabilire un clima di fiducia e collaborazione tra medici e pazienti e tentare di superare i contrasti, è, secondo il presidente Aodi, d’obbligo; per questo, è importante firmare la petizione: «È importantissimo sottoscrivere questa iniziativa perché dobbiamo tutelare la professione medica – prosegue – e più il medico lavora con serenità, tranquillità e stabilisce un dialogo con i pazienti più è tutelato il diritto alla salute. Non ci sarà mai l’applicazione completa di questo diritto se il medico lavora in un’atmosfera non serena, in un ambiente intossicato da tensioni e sotto stress. Noi dell’Amsi abbiamo già tanti ginecologi e neurochirurghi che non vogliono svolgere la professione neanche al Pronto soccorso per l’eccessivo costo delle assicurazioni e per paura delle denunce. La medicina difensiva ha un costo enorme per la nostra sanità: ogni giorno dico ai miei pazienti di non lasciarsi coinvolgere da terzi che hanno come obiettivo solo interessi personali e economici» conclude il presidente.