Il rafforzamento della medicina territoriale convince tutti i partiti, ma non mancano i distinguo. Castellone (M5S): «Grande assente la riforma del 118». Binetti (Udc): «Guai a dimenticare le patologie non Covid». Bocciatura da Fratelli d’Italia
Come alla Camera, anche a Palazzo Madama non c’è stato pathos nel voto sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. L’Aula del Senato ha dato via libera alla risoluzione con 224 sì, 16 no e 21 astenuti dopo un lungo dibattito iniziato con le comunicazioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi, fotocopia di quelle tenute a Montecitorio, con il premier che, lato sanità, ha posto l’accento ancora una volta sul tema dell’assistenza domiciliare: il Piano mira, infatti, ad aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare fino a prendere in carico, entro la metà del 2026, il 10% della popolazione di età superiore ai 65 anni.
Superato lo scoglio parlamentare, il PNRR sarà definitivamente approvato in Consiglio dei Ministri per poi essere inviato come da programma entro il 30 aprile a Bruxelles. L’accelerazione voluta dall’ex governatore della BCE servirà ad incassare prima di altri Paesi le prime tranche di pagamenti.
Pochissimi i voti contrari al PNRR targato Draghi: compatta la maggioranza composta da Lega, Forza Italia, Italia Viva, Pd e M5S a favore, Fratelli d’Italia si è astenuta, contrari gli ex M5S del gruppo “L’Alternativa c’è”. Eppure, tra i commenti di molti esponenti politici impegnati in Commissione Sanità non si segnalano toni trionfalistici: il rafforzamento della medicina territoriale, pilastro della parte sanitaria del PNRR, è una esigenza resa imprescindibile dall’emergenza Covid e dunque non c’era molto da scegliere. In realtà, molto si giocherà su modi e tempi di applicazione del PNRR: bisognerà vedere dove saranno allocate le prime risorse in arrivo da Bruxelles e i provvedimenti che permetteranno al Piano di concretizzarsi.
Sciorina citazioni latine la senatrice del gruppo Forza Italia–Udc Paola Binetti: «Come dicevano gli antichi “oves et boves et universa pecora”: dentro il PNRR c’è di tutto, dagli ospedali ad alta tecnologia all’assistenza domiciliare su cui il presidente Draghi si è soffermato molto. Il problema è capire in questo mare di presenze quali saranno le priorità che emergeranno e gli investimenti prioritari».
Il tema, secondo Binetti, sarà capire quali saranno le esigenze della sanità post-Covid. «Noi veniamo da un anno in cui i pazienti sono stati divisi in una categoria che non esisteva in nessun libro di testo: “Covid e non Covid” – aggiunge -. Tutta l’attenzione si è concentrata sul Covid. Ma tra poco, quando si sarà conclusa l’esperienza Covid, noi vedremo tornare al centro del dibattito le grandi patologie. Dovremo tornare a fare investimenti anche in questo senso. Non è importante tanto cosa c’è scritto nel Recovery Plan, ma cosa si farà e chi avrà in mano la conduzione di questi processi, come li ordinerà nel tempo e come investirà. Guai a dimenticare tutte le altre patologie».
Molto soddisfatta la dem Paola Boldrini, Vicepresidente della Commissione Sanità: «Il PNRR ha il merito di aver rilanciato il tema del rafforzamento della sanità territoriale. Ovviamente dobbiamo valutare bene alcuni temi come le case di comunità e gli ospedali di comunità. Dobbiamo prendere come modello le case di comunità di quelle regioni dove funzionano bene, come l’Emilia Romagna. Sono contenta perché ci sono fondi per le scuole di specializzazione e per il corso di medicina generale. Dovremo fare delle riflessioni sugli MMG e guardare a una implementazione dei dipartimenti di Igiene pubblica. Molto importante il riferimento alla medicina di genere: significa prendere in carico le persone con migliore appropriatezza clinica e poi puntare a una ricerca che prenda in considerazione i generi anche nella sperimentazione clinica».
Boldrini non condivide le critiche espresse al PNRR dal sindacato dei medici ospedalieri dell’Anaao Assomed che ha parlato di “sanità cenerentola” e di scarsi investimenti sugli ospedali: «Capisco che quando si vedono tanti fondi se ne vorrebbero ancora di più. Quando ci sono tanti soldi bisogna sfruttarli bene. È una occasione più unica che rara e se non la prendiamo al volo ci saranno dei grossi problemi. Bisogna anche considerare che il PNRR sarà adattato con le prossime leggi di Bilancio. Non è escluso che nel tempo riusciremo ad ottenere dei risparmi che potrebbero esserci utili per fare altri investimenti».
Anche il Movimento Cinque Stelle esprime soddisfazione per il PNRR, anche se registra qualche mancanza che lo rende imperfetto, come spiega a Sanità Informazione la senatrice Maria Domenica Castellone: «I pilastri sono quelli individuati già con il governo Conte. Sono state accolte molte delle nostre richieste come la digitalizzazione del Sistema sanitario, il Fascicolo sanitario elettronico, la telemedicina e il potenziamento del territorio. Mancano alcuni temi, come ad esempio la riforma del Sistema 118, grande assente di tutti i decreti passati in Parlamento e del Recovery Plan. C’è un tavolo al Ministero della Salute in cui si sta rivedendo il DM 70, ci sono dei Disegni di legge incardinati. Ma abbiamo la sensazione che il tempo per portare a termine disegni di legge sia sempre più ridotto e quindi non so quante delle nostre proposte incardinate in discussione riusciranno a diventare leggi entro la fine della legislatura».
Anche Castellone respinge le critiche al PNRR avanzate dall’Anaao Assomed: «Fino ad oggi abbiamo stanziato nei vari decreti 20 miliardi di euro a cui si vanno ad aggiungere altri 16 miliardi dal PNRR. In tutto 36 miliardi che hanno quasi colmato il taglio fatto nell’ultimo decennio che è stato di 37 miliardi di euro. La rotta è stata invertita, sarà fondamentale utilizzare queste risorse nel migliore dei modi. L’ostacolo vero sarà che alla fine dipenderà molto dalle regioni spendere al meglio questi soldi e, come abbiamo visto durante la pandemia, questo passaggio porta spesso a complicazioni. Per questo noi vogliamo rafforzare il potere di indirizzo in sanità dello Stato».
Chi invece proprio non vede in modo positivo questo PNRR è Fratelli d’Italia che ha contestato anche il poco tempo a disposizione per esaminare il corposo volume di proposte. «Se andiamo a vedere nel dettaglio – spiega a Sanità Informazione il senatore Francesco Zaffini – i 20 miliardi sbandierati in realtà sono circa 16 dispersi in mille rivoli che non incidono sui problemi strutturali della sanità. In questi mesi si sono palesate tutte le incompletezze del nostro Sistema sanitario anche sotto i colpi della pandemia: il servizio sanitario nazionale ha 41 anni ma ne dimostra molti di più ed è urgente una riforma».
«Dobbiamo puntare – spiega ancora Zaffini – anche all’ammodernamento delle strumentazioni: abbiamo strumentazioni obsolete coperte con strumenti finanziari ancora più obsoleti come l’acquisto quando ormai anche le automobili si comprano con il leasing. Nel PNRR ci sono poche idee e confuse. La allocazione delle risorse è sintomatica del fatto che non ci siano idee, che non si sappia cosa dover fare in sanità».
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