Parere favorevole dalla Commissione presieduta da Marialucia Lorefice al Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Implementazione della farmacia dei servizi e riforma del 118 tra le richieste dei deputati
La Commissione Affari Sociali ha dato parere favorevole alla Proposta di Piano nazionale di Ripresa e Resilienza per le parti di sua competenza, costituite principalmente dalla Missione n. 6, “Salute”, e dalla Missione n. 5, “Inclusione e coesione”, con riferimento alla seconda componente, “Infrastrutture sociali, famiglie, comunità e Terzo settore”. In tutto 19,72 i miliardi di euro destinati ai progetti inerenti la salute, mentre sono 10,83 i miliardi di euro destinati al sociale.
Il parere arriva dopo un lungo ciclo di audizioni che hanno visto la partecipazione, tra gli altri, degli Ordini delle professioni mediche e sanitarie, dell’Istituto superiore di sanità, di dirigenti del Ministero della salute, di associazioni rappresentative delle persone con disabilità, del Terzo settore, della famiglia, dei giovani, nonché di esperti della materia.
La Commissione pone però una condizione, relativa alle Case di Comunità: «In considerazione dell’allocazione delle risorse al Ministero della salute e alle regioni, occorre prevedere i partenariati, gli accordi di programma e gli altri possibili strumenti giuridici e amministrativi con gli enti locali e gli enti del Terzo settore, per favorire la realizzabilità degli obiettivi previsti dal progetto in esame».
A seguire un lungo elenco di osservazioni, con interventi anche strutturali volti a riformare alcuni settori come le specializzazioni mediche, gli IRCCS e la medicina del territorio.
In primis, la Commissione chiede alle regioni di effettuare una ricognizione delle Case di Comunità e che queste corrispondano a determinati standard minimi.
Sull’assistenza domiciliare (progetto ADI) chiede che «si precisi come il rafforzamento dell’ADI debba estrinsecarsi anche attraverso le prestazioni professionali del personale sanitario e socio-sanitario nei confronti dei pazienti, oltre che mediante il potenziamento dei supporti tecnologici e digitali» e che vi sia un intervento per garantire «la disponibilità di personale, in special modo nelle regioni sottoposte a piani di rientro. Inoltre, occorre prevedere progettualità specifiche dedicate al potenziamento dell’ADI per persone con bisogni di salute complessi, quali quelli legati a malattie rare o patologie croniche gravi, che richiedono competenze specialistiche specifiche».
Secondo la XII Commissione occorre poi ripensare il ruolo dei medici di medicina generale, anche attraverso il loro percorso formativo, insieme a quello dei pediatri di libera scelta, nell’ambito della medicina territoriale, favorendo la medicina di iniziativa e l’offerta di servizi diagnostici in sede o a domicilio, il lavoro in team multidisciplinari con l’apporto di competenze specialistiche, anche con strumenti di teleassistenza.
Un’osservazione riguarda anche la farmacia dei servizi all’interno della quale va incentivata la telemedicina soprattutto nelle aree rurali, dove spesso la farmacia rappresenta l’unico presidio sanitario.
La Commissione chiede poi di riformare il servizio di emergenza territoriale 118 «in modo da superare la disomogeneità territoriale concernente le qualifiche professionali e la dotazione organica del personale».
Si chiede poi di favorire l’istituzione di un numero maggiore di IRCCS con personalità giuridica di diritto pubblico, rafforzare la rete di sorveglianza per un sistema sanitario nazionale ed europeo più resiliente soprattutto rispetto alle malattie infettive, con il potenziamento dei dipartimenti di prevenzione, e di rafforzare il sistema di prevenzione, anche mediante la realizzazione di campagne di sensibilizzazione in materia di sane abitudini, con un focus specifico sulla prevenzione secondaria e terziaria.
Con riferimento al progetto “Fascicolo sanitario elettronico e raccolta, elaborazione e analisi dei dati a livello centrale” si chiede che esso sia trasformato in un vero e proprio big data sanitario, che connetta tutti gli attori della filiera e renda disponibili i dati sanitari del paziente agli operatori autorizzati, al fine di consentire l’erogazione di cure integrate.
Infine, l’annoso tema dei contratti di specializzazione medica: si chiedono risorse per i contratti che portino a un loro incremento, in misura pari a 2mila contratti di formazione strutturali, per un costo di circa 50 milioni di euro il primo anno, 100 milioni il secondo, 150 milioni il terzo anno, 200 il quarto anno e 250 milioni di euro a regime.
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