Cosa prevede il capitolo “Salute” del Recovery Plan approvato ieri dal Consiglio dei Ministri
È arrivato il via libera al Consiglio dei ministri alla proposta di Piano nazionale di Ripresa e resilienza (Pnrr) che sarà inviato alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica al fine di acquisirne le valutazioni. Le risorse complessivamente allocate nelle sei missioni del Pnrr sono pari a circa 210 miliardi di euro. Di questi, 144,2 miliardi finanziano ”nuovi progetti” mentre i restanti 65,7 miliardi sono destinati a ”progetti in essere” che riceveranno, grazie alla loro collocazione all’interno del Pnrr, una significativa accelerazione dei profili temporali di realizzazione e quindi di spesa. Ai 210 miliardi di euro del Pnrr si dovrebbero aggiungere i 13 miliardi del React-Eu per un totale che arriverebbe a 222,9 miliardi per il Next Generation Eu.
«Il Piano dovrà dare attuazione, nel nostro Paese, al programma Next Generation Eu varato dall’Unione europea per integrare il Quadro finanziario pluriennale (Qfp) 2021-2027 alla luce delle conseguenze economiche e sociali della pandemia da Covid-19» rende noto Palazzo Chigi in un comunicato. «Il Piano consente di affrontare, in modo radicale, le profonde trasformazioni imposte dalla duplice transizione, ecologica e digitale, – prosegue – una sfida che richiede una forte collaborazione fra pubblico e privato. Inoltre, attraverso un approccio integrato e orizzontale, si mira al rafforzamento del ruolo della donna e al contrasto alle discriminazioni di genere, all’accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, al riequilibrio territoriale e allo sviluppo del Mezzogiorno. Tali priorità non sono affidate a singoli interventi circoscritti in specifiche componenti, ma perseguite in modo trasversale».
Il Piano si articola in sei missioni, che rappresentano ”aree tematiche” strutturali di intervento:
Alla “salute” sono riservati 20,7 miliardi di euro, con una cifra che quasi raddoppia quella della prima bozza. Così divisi: 7,90 miliardi per assistenza di prossimità e telemedicina e 12,82 miliardi per innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria. Tra gli obbiettivi del piano campeggia per primo quello di rafforzare il sistema ospedaliero e garantire equità di accesso e omogeneità nelle cure. Nonché il digitale e le soluzioni multi-professionali per cura e assistenza. Al centro anche la capacità di rafforzare la ricerca scientifica e incrementarne le risorse, seguita dalla necessità di rendere gli ospedali sicuri e sostenibili con importanti innovazioni tecnologiche. Infine, la necessità di rafforzare il personale sanitario, anche nell’aspetto formativo, per ridurre le carenze rilevate di alcune figure specialistiche.
Implementazione di strutture assistenziali di prossimità per le comunità, collocando nello stesso spazio fisico un insieme di prestazioni sanitarie e socio-sanitarie e sfruttando la contiguità spaziale dei servizi e degli operatori, consentendo anche percorsi di prevenzione, diagnosi e cura per ogni persona con un approccio basato sulle differenze di genere, in tutte le fasi e gli ambienti della vita. Il Progetto nasce pertanto per potenziare l’integrazione complessiva dei servizi assistenziali socio-sanitari per la promozione della salute e la presa in carico globale della comunità e di tutte le persone, siano esse sane o in presenza di patologie (una o più patologie) e/o cronicità. Si intende realizzare entro il 2026 1 Casa della Comunità ogni 24.500 abitanti: si punta a realizzare 2.564 nuove Case della Comunità con l’obiettivo di prendere in carico 8 milioni circa di pazienti cronici mono-patologici e 5 milioni circa di pazienti cronici multi-patologici.
Per realizzare tale integrazione, il progetto prevede la realizzazione di strutture fisicamente identificabili (“Casa della Comunità”), che si qualificano quale punto di riferimento di prossimità e punto di accoglienza e orientamento ai servizi di assistenza primaria di natura sanitaria, sociosanitaria e sociale per i cittadini, garantendo interventi interdisciplinari attraverso la contiguità spaziale dei servizi e l’integrazione delle comunità di professionisti (équipe multiprofessionali e interdisciplinari) che operano secondo programmi e percorsi integrati, tra servizi sanitari (territorio-ospedale) e tra servizi sanitari e sociali.
Promuovere e rafforzare l’assistenza domiciliare, incrementarne la diffusione e la qualità dell’offerta su tutto il territorio nazionale attraverso la riorganizzazione della gestione dei servizi di cure domiciliari integrate e lo sviluppo e implementazione locale di un modello digitale dell’ADI, che renda fruibile soluzioni e strumenti di telemedicina e connected care, fondamentali per la presa in carico al domicilio, il monitoraggio e la diagnosi a distanza dei pazienti. L’obiettivo è quello di definire a livello nazione indicazioni per l’erogazione di prestazioni in telemedicina entro il 2022 e di implementare e mettere a regime un nuovo modello di ADI entro il 2026, con 575 Centrali di coordinamento attivate, 51.750 medici e altri professionisti nonché 282.425 pazienti con kit technical package attivo.
Implementazione di presidi sanitari a degenza breve (Ospedali di comunità) che, interconnesse con il sistema dei servizi sanitari e sociali, svolgono una funzione “intermedia” tra il domicilio e il ricovero ospedaliero al fine di sgravare l’ospedale da prestazioni di bassa complessità che non necessitano di un elevato carico assistenziale e contribuire in modo sostanziale alla riduzione degli accessi impropri alle strutture di ricovero e ai pronto soccorso. Il progetto si traduce nella realizzazione di posti letto in strutture di ricovero di breve durata (15-20 giorni), secondo uno standard uniforme 150 su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo è quello di realizzare e/o adeguare 1 ospedale di comunità ogni 80.000 abitanti, quindi 753 ospedali, entro il 2026.
Il progetto è finalizzato a rafforzare la capacità, l’efficacia, la resilienza e l’equità del Paese di fronte agli impatti sulla salute, attuali e futuri, associati ai rischi ambientali e climatici, in una visione “One-Health”, e nella evoluzione di “Planetary health”, attraverso un piano di riforme e investimenti che istituisce, sul piano normativo e di dotazioni di infrastrutture e risorse, la rete del “Sistema Nazionale di Prevenzione Salute-ambiente e clima, SNPS”, articolata a livello centrale regionale e territoriale, per la piena integrazione con l’esistente Sistema Nazionale per la Protezione ambientale (SNPA).
Si prevede di definire entro il 2022 un action plan per l’istituzione/rafforzamento di poli di eccellenza e riferimento nazionale della rete SNPS e di poli regionali e istituzioni territoriali della rete SNPS-SNPA; la digitalizzazione della rete SNPS e SNPA; la creazione e il rafforzamento di strutture territoriali della rete SNPS-SNPA e eventuali enti pubblici di ricerca; il rafforzamento di strutture sanitarie territoriali e ospedaliere, IRCSS e altri enti di ricerca, per interventi integrati di promozione della salute, sorveglianza attiva e assistenza sanitaria e sistemi di comunicazione partecipativa delle comunità, in specifici siti contaminati di interesse nazionale.
Si prevede entro il 2026 di riqualificare in infrastrutture, risorse strumentali e umane il 100% delle strutture di riferimento nazionale SNPS e il 50 % delle strutture SNPS-SNPA (circa. 190). Si prevede altresì di finanziare 8 borse di studio universitarie in Salute-Ambiente-Clima per 3 cicli.
Il progetto è finalizzato all’ammodernamento tecnologico degli ospedali in riferimento alle attrezzature di alta tecnologia e ad altri interventi orientati alla digitalizzazione delle strutture sanitarie (sia in termini di processi che di infrastruttura tecnologica e asset informatici). In particolare, l’intervento è orientato a:
Entro marzo 2021 è prevista la produzione di report con la rilevazione del fabbisogno delle grandi apparecchiature; sarà adottato entro il 2023 un action plan per la progettazione e pianificazione degli interventi sulle grandi apparecchiature, ivi ricomprendendo la definizione delle procedure di appalto, la stipula di contratti con il fornitore del servizio e la realizzazione degli interventi. L’obiettivo è acquistare e collaudare 2.648 grandi apparecchiature sanitarie e digitalizzare 184 strutture sanitarie sede di DEA.
Il progetto intende delineare un percorso di miglioramento strutturale in materia di sicurezza delle strutture ospedaliere, che rivestono un ruolo cruciale e strategico nelle situazioni di emergenza, con l’obiettivo di allinearle alle più moderne normative sismiche a livello internazionale, tenuto anche conto che l’Italia è uno dei Paesi a maggiore rischio sismico del Mediterraneo. All’ospedale, sede tra le più esposte e sensibili in quanto affollata da migliaia di persone aventi capacità reattive diversissime, viene quindi richiesto non solo di resistere senza danni eccessivi alla forza d’urto del sisma, ma anche di continuare a offrire sufficienti livelli di assistenza sanitaria.
A tal fine, il Ministero della Salute ha rilevato nel 2020 un fabbisogno complessivo di interventi in materia di antisismica ospedaliera nelle diverse Regioni e ha individuato in particolare 675 interventi. Il periodo di esecuzione previsto è 2021-2026. Sarà elaborato entro il 2022 un action plan per l’avvio delle procedure e dei cantieri di lavoro al fine di completare 675 interventi di antisismica entro il 2026.
Il progetto è finalizzato a realizzare interventi regionali per l’evoluzione, il completamento e la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), anche ampliandone gli strumenti (es. IoT, app) che abilitino la raccolta di nuove informazioni su base volontaria da parte del cittadino (es. abitudini e stili di vita).
È prevista entro il 2021 la predisposizione di piani regionali e della pubblica amministrazione centrale per il rafforzamento del FSE ed entro il 2022 il completamento di studi di fattibilità per la realizzazione dei nuovi flussi a livello nazionale e regionale. Entro il 2026 si prevede 1 miliardo di documenti digitalizzati. L’obiettivo è anche quello di implementare entro il 2024 due nuovi flussi informativi a livello
nazionale e regionale; di implementare entro il 2026 l’infrastruttura tecnologica e applicativa del Ministero della salute ed attivare la piattaforma e portale Open Data; di realizzare ed integrare, sempre entro il 2026, un modello predittivo su dati di real world.
Il progetto è finalizzato a realizzare due tipologie di interventi:
È prevista entro il 2023 la definizione di una procedura selettiva biennale per l’assegnazione dei voucher per il sostegno al trasferimento tecnologico ed entro il 2026 la procedura ad evidenza pubblica per la ricerca finalizzata in materia di malattie rare e tumori rari.
Si prevede di effettuare 2 bandi da 50 milioni per assegnare voucher per progetti di PoC (Proof of Concept) entro il 2023 per un valore complessivo di 100 milioni e, sempre entro il 2023, con due bandi da 50 milioni, l’assegnazione di finanziamenti per programmi/progetti di ricerca finalizzata in materia di malattie rare e tumori rari per un valore complessivo di 100 milioni.
L’intervento si propone di sviluppare un ecosistema per l’innovazione nell’Area “Salute” così come individuata dal Programma Nazionale per la Ricerca (PNR) e dalla Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente (SNSI). L’elemento innovativo nel metodo di approccio risiede nella funzione strutturata di “regia” e condivisione per determinare le priorità di intervento, le Traiettorie Tecnologie e dei Domini cui orientare l’azione, nello specifico contestuale e di fase attuativa.
Il programma coglie la necessità di valorizzare la specificità e la complessità dell’innovazione nelle scienze della vita in ordine ai temi della proprietà intellettuale, alla dilatazione dei tempi della ricerca, alla complessità regolatoria e alle implicazioni etiche. Si svilupperà comunque in coerenza e collaborazione con i programmi di ecosistema della ricerca proposti dal MUR e di trasferimento tecnologico proposti dal MISE, anche attraverso iniziative congiunte. Prevede la realizzazione di Hub Lifescience, ovvero infrastrutture dedicate alla ricerca pubblica-privata, all’attrazione di iniziative imprenditoriali innovative, al trasferimento tecnologico e allo sviluppo di servizi e attività per l’open innovation, anche grazie ad iniziative di partnership pubblico-private. Le risorse messe a disposizione, pertanto, saranno rese disponibili a ciascun Hub per la realizzazione di un progetto finalizzato su una linea specifica di ricerca e trasferimento tecnologico.
È programmata l’elaborazione entro il 2023 di un action plan per la realizzazione di una rete di centri per il trasferimento tecnologico dedicata alle scienze della vita e alla salute con i soggetti attivi nel campo a livello regionale e territoriale, negli IRCCS, in partnership pubblico/privato, in ambito universitario o di iniziativa privata e sempre entro il 2023 l’elaborazione di un action plan per il rafforzamento della rete nazionale di infrastrutture innovative specializzate – HUB Scienze della Vita avviata dal Ministero della Salute nell’ambito del POS.
Il progetto è finalizzato a rafforzare l’attività formativa lungo tre direttrici:
È programmata l’adozione entro il 2023 di un action plan per la realizzazione dei percorsi formativi per i ruoli apicali e per il personale del SSN. L’obiettivo è erogare e completare 900 borse di studio per il corso di formazione specifica in medicina generale per ciascuno degli anni 2024, 2025, 2026; erogare corsi di formazione tecnico-manageriale entro il 2025 a almeno 5.000 operatori dei ruoli apicali ed erogare corsi di formazione straordinaria in materia di infezioni ospedaliere entro il 2026 ad almeno 200.000 dipendenti del SSN.
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