Il Disegno di legge definisce il profilo professionale collocandolo in ambito «sanitario, socio-sanitario, sociale e di vita quotidiana». Inoltre punta alla creazione di un Osservatorio nazionale e riconosce l’OSS come «professione usurante»
Riordinare la professione dell’operatore socio-sanitario uniformando la formazione e creando registri regionali per prevenire l’abusivismo. È l’obiettivo del Disegno di legge presentato dalla senatrice Paola Boldrini (Pd) in Senato, il secondo dopo quello della collega Cinque Stelle Barbara Guidolin.
In realtà sono anni che le associazioni di categoria, MIGEP in testa, chiedono una riforma organica del settore. Con la Legge Lorenzin gli OSS sono stati inseriti nell’area socio-sanitaria ma a questo passaggio non è seguito un reale cambiamento. Il Ddl presentato dalla Boldrini prova a conferire quella dignità professionale che gli OSS chiedono da tempo.
Innanzitutto, individua il profilo professionale dell’operatore socio-sanitario come «colui che, in possesso del diploma di qualifica professionale, conseguito al termine di specifica formazione professionale, svolge attività indirizzate a soddisfare i bisogni primari della persona e a favorire il benessere e l’autonomia delle persone assistite, in ambito sanitario, socio-sanitario, sociale e di vita quotidiana».
Il Ddl prevede la revisione dei vigenti accordi tra lo Stato e le regioni riguardanti la professione degli operatori socio-sanitari, prevedendo il suo riordino nel rispetto di alcuni criteri: uniformare la formazione sia in termini di contenuti teorici e pratici (tirocinio, stage) che di monte ore, attribuendone la titolarità al Servizio sanitario nazionale; uniformare il titolo di studio e i contenuti; definire in modo puntuale competenze, attività, ambiti operativi e responsabilità, nonché modalità di inserimento nei differenti contesti operativi; definire criteri cogenti per l’accreditamento degli enti formatori, direttori di corso, docenti tutor, nonché per le sedi di tirocinio; definire le modalità di mantenimento delle competenze (formazione continua); definire l’attivazione obbligatoria di un registro regionale degli operatori socio-sanitari per tutelare il cittadino e prevenire l’abusivismo.
Nel Ddl si parla degli ambiti operativi (area della prevenzione, della cura, della riabilitazione e della palliazione), dell’integrazione multiprofessionale della propria attività con quella degli altri operatori sanitari, socio-sanitari e sociali. Viene riconosciuto che l’attività dell’operatore socio-sanitario è lavoro usurante e rientra nelle categorie che hanno diritto al trattamento pensionistico anticipato.
Per la formazione si prevedono corsi con durata non inferiore a 1.400 ore in un arco temporale non inferiore a dodici mesi e non superiore a diciotto e un tirocinio da espletare nelle strutture e servizi in cui è previsto l’impiego di operatori socio-sanitari, in particolare nelle aziende e negli enti del servizio sanitario regionale e del sociale, del privato sanitario o socio-sanitario, autorizzato e accreditato, e in ambito scolastico per le pertinenti attività socio-sanitarie sotto la supervisione di un tutor.
Nel Ddl vengono definite in modo chiaro le competenze dell’OSS che sono di natura socio-sanitaria, tecnica, relazionale ed educativa, e sono finalizzate a favorire il benessere e l’autonomia delle persone assistite con problemi di salute acuti o cronici, disabilità, disturbi mentali, dipendenza patologica, disagio sociale ed emarginazione, in tutte le fasi della vita, anche in fase terminale. Attività che vanno dall’aiuto alla persona assistita all’igiene e all’alimentazione fino a realizzare attività fisica.
Infine la legge prevede la creazione di un Osservatorio nazionale del profilo professionale di operatore socio-sanitario per la verifica e il monitoraggio dell’attuazione della legge medesima.
Il Ddl ha già raccolto il plauso del sindacato Fials che ha annunciato che lo sosterrà nell’iter legislativo. «L’operatore socio-sanitario ha una sua dignità di ruolo e professione, e come tale deve essere valorizzato all’interno dell’equipe – spiega il segretario Giuseppe Carbone -. Questo Ddl risponde bene alla sfida di adeguarne il profilo in rapporto al mutato quadro epidemiologico e demografico del Paese e ai nuovi bisogni di salute del cittadino».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato