L’europarlamentare Carlo Calenda: «Negli ultimi anni la sanità è stata definanziata per 37 miliardi. Noi lo diciamo da tempo ma solo dopo il Covid tutti se ne sono resi conto. Oggi possiamo scegliere se essere un Paese che si fonda sulla fatica e sul merito o un Paese che mette tutto quello che ha sui sussidi»
Usare i fondi previsti dal MES per mettere a posto la sanità italiana e aumentare in modo strutturale le borse di studio per i corsi post-laurea, trasformando inoltre il corso di formazione in Medicina generale in una vera e propria scuola di specializzazione. Sono due delle proposte chiave di Carlo Calenda, ex ministro dello Sviluppo economico, europarlamentare e leader di Azione, movimento dato in crescita nei sondaggi, per riformare la sanità italiana dopo l’emergenza Covid-19.
«Lo scorso novembre – sottolinea Calenda ai nostri microfoni – noi di Azione abbiamo presentato un piano sulla sanità dicendo che era stata definanziata per 37 miliardi e che c’era un problema gigantesco di liste di attesa e di borse di studio: nessun giornale ha scritto una riga perché non c’era l’emergenza Covid e allora chi se ne frega. Oggi invece è evidente che c’è la necessità di investire sul futuro della sanità. Questo è ridicolo».
Calenda, che è stato tra i primi ad essere al fianco dei giovani medici scesi in piazza Montecitorio per manifestare contro l’imbuto formativo, traccia la rotta della ‘ricostruzione’ dell’Italia post Covid: «Noi possiamo fare una scelta, possiamo scegliere di essere un Paese che si fonda sulla fatica, sul merito, su chi studia, su chi si rompe la schiena, o possiamo scegliere di essere un Paese che mette tutto quello che ha sui sussidi – dichiara il leader di Azione -. Questa non è solo una scelta politica ma anche morale. Per questo abbiamo sostenuto questa battaglia e continueremo a sostenerla, e io penso che lo spazio con questo governo e con il ministro Speranza ci sia».
Quando a Calenda chiediamo perché le borse di studio aggiuntive per la specializzazione non siano mai strutturali risponde: «Le cose strutturali vengono fatte laddove si pensa di prendere il consenso. Ma secondo me non farlo è stato un errore anche dal punto di vista del consenso perché nessun italiano è contrario in questo momento al fatto che ci siano percorsi di borse di studio strutturali anche per i medici di Medicina generale che consentano di non creare imbuti formativi. Se lo spieghiamo gli italiani sono d’accordo perché hanno percepito quanto è importante la sanità».
La soluzione per risolvere la cronica carenza di risorse potrebbe venire dall’Unione europea: «Noi abbiamo accesso oggi alla possibilità di investire 37 miliardi di euro sulla sanità e con 37 miliardi di euro dal MES in Italia saremmo in grado di mettere a posto molte cose».
Infine non rinuncia a una stoccata al governo che, secondo Calenda, non si sta muovendo bene per porre fine alla carenza di Dispositivi di protezione individuali che è stata fatale a tanti sanitari in questi mesi: «Da questo punto di vista si sta facendo poco. Si sta perdendo un sacco di tempo in chiacchiere vuote che non portano assolutamente a niente. Arcuri invece di lavorare si è messo a fare politica».