Il questore del Senato sull’autonomia differenziata: «Prendersi la responsabilità di gestire direttamente la salute dei propri cittadini è un aspetto positivo e importante. Perlomeno renderebbe più complicato il gioco dello scaricabarile»
È il dilemma principale cui i sistemi sanitari occidentali cercano di rispondere: in che modo la sanità deve cambiare per affrontare l’invecchiamento della popolazione ed il relativo aumento delle cronicità? Un tema che è stato affrontato in Senato nel corso del convegno “Il Governo dell’assistenza sanitaria” organizzato da Motore Sanità su iniziativa del senatore Antonio De Poli (UDC), secondo il quale la sanità italiana ha bisogno di un vero e proprio Piano Marshall.
«Bisogna intervenire in maniera strategica – ha dichiarato ai nostri microfoni a margine dell’incontro – per rivedere protocolli, modalità e forme di intervento. Il nostro SSN ha compiuto 40 anni, un periodo nel quale la popolazione è completamente cambiata: ha dei bisogni diversi, per fortuna si è allungata l’aspettativa di vita ma sono aumentate le cronicità, che riguardano non solo le fasce più anziane, ma anche l’età della maturità. E tutto ciò si somma all’aumento della popolazione non autosufficiente».
LEGGI ANCHE: LONG TERM-CARE, NICOLETTA LUPPI (MSD): «PUNTARE SULL’IMPATTO DELL’INNOVAZIONE NELLA GESTIONE DELLA CRONICITA’»
Quando parla di Piano Marshall, De Poli si riferisce non solo a finanziamenti e risorse, «che sono senza dubbio importanti», ma soprattutto ad un intervento strategico, sia sulla rete ospedaliera che sulla rete territoriale sociosanitaria: «Se non integriamo i due aspetti – prosegue De Poli – non riusciremo a rispondere alla richiesta di presa in carico globale del paziente, non solo per le acuzie o le malattie, ma anche per quanto riguarda la prevenzione. Credo che oggi – continua il senatore – siano necessari una medicina e una sanità rivolti alla persona, per darle quei servizi che ancora non riusciamo ad offrire e che, se non rivediamo completamente l’attuale piano sanitario, in futuro continueremo a non poter dare».
Era “Il paziente al centro”, infatti, il sottotitolo dell’incontro, con tutte le specificità e i bisogni che ogni singolo cittadino può avere, tenendo in considerazione anche «il territorio in cui vive ed il tessuto sociale in cui è inserito. Sono completamente diverse – spiega De Poli – le necessità di un paziente che vive in un appartamento in città rispetto a colui che abita in una casetta in mezzo alla campagna o in montagna. E bisogna tener conto di queste differenze».
Il senatore ritiene allora positive le ipotesi di regionalismo differenziato di cui si discute in queste settimane: «Io credo che la responsabilità sia una cosa seria, e che prendersi la responsabilità di gestire direttamente la salute dei propri cittadini sia un aspetto positivo e importante. Perlomeno – aggiunge – sarebbe più complicato dare la colpa agli altri, rendendo il gioco dello scaricabarile molto meno semplice di quanto lo sia oggi».
Insomma, il messaggio lanciato dal convegno e dal senatore De Poli è semplice: per mantenersi al passo dei tempi, il SSN deve cambiare radicalmente, e adattarsi alle nuove tecnologie, alle nuove patologie, ai nuovi bisogni della popolazione. «Se questo verrà fatto – conclude il senatore – riusciremo a mantenere quel livello importante di cure che ci riconoscono tutti; se invece continueranno ad esserci tagli lineari senza un progetto a monte rispetto al futuro del sociosanitario nazionale, rischieremo di passare dai primi posti in Europa e nel mondo agli ultimi».