Prevenzione 17 Settembre 2024 16:23

Abusi, ne sono vittima nove minori su 100. In Italia cresce la rete “Salva-bimbi”

Con 75 corsi e 600 ore di formazione svolte in 41 città italiane, sono già migliaia i pediatri sentinella in grado di intercettare i segnali di abuso in bambini e adolescenti
Abusi, ne sono vittima nove minori su 100. In Italia cresce la rete “Salva-bimbi”

Almeno nove minori su 100 sono vittime di maltrattamenti. Numeri preoccupanti ai quali l’Italia risponde con la rete ‘Salva-bimbi’ che, a otto anni dall’avvio del progetto, continua ad ampliare i suoi orizzonti. ‘Salva-bimbi’ ha permesso la creazione di un network per riconoscere e gestire le violenze sui minori, realizzato con il contributo non condizionante di Menarini e il patrocinio della Società italiana di pediatria (Sip) ed oggi vede aumentare il numero di operatori sanitari pronti a riconoscere gli abusi, anche nelle forme più nuove e nascoste. “Con 75 corsi e 600 ore di formazione svolte in 41 città italiane, sono già migliaia i pediatri sentinella in grado di intercettare i segnali di abuso in bambini e adolescenti. Siamo orgogliosi di sostenere questo progetto dal 2016 e ci poniamo l’obiettivo di formare 15mila medici, pediatri e specializzandi”, sottolineano Lucia Aleotti e Alberto Giovanni Aleotti, azionisti e membri del Board di Menarini.

Il progetto “Facing Abuse 3.0” prosegue anche nel 2024

“Grazie al progetto, sono nati o sono stati implementati percorsi e protocolli standard di Pronto Soccorso per riconoscere le violenze sessuali e fisiche – spiega Pietro Ferrara, coordinatore nazionale dei corsi, referente nazionale della Società italiana di pediatria (Sip) per abusi e maltrattamenti e professore ordinario di Pediatria all’Università Campus Bio-Medico di Roma -. Stando a un’indagine condotta lo scorso anno in 148 ospedali di 29 Paesi, Italia compresa – prosegue – nella metà delle strutture gli operatori sanitari non hanno strumenti conoscitivi adeguati per identificare i minori vittime di abusi, negligenze e maltrattamenti. Una lacuna che i corsi formativi stanno contribuendo a colmare, portando a protocolli di pronto soccorso dedicati già presenti, per esempio, all’ospedale Sant’Eugenio di Roma e in altri ospedali romani, che hanno attivato da tempo percorsi di riferimento per tutto il territorio laziale, ma anche in strutture ospedaliere a Napoli, Palermo, Pisa e Perugia. In queste stesse città sono stati avviati cicli di formazione con lezioni dedicate nei corsi di laurea in Medicina e specializzazione in Pediatria, rivolti ai futuri medici e specializzandi: il pediatra deve infatti possedere una formazione specifica per affrontare questo delicato aspetto della salute dei giovanissimi”.

Abbattutto il tabù delle segnalazioni

“In passato poteva capitare che i medici non solo avessero difficoltà a riconoscere i segnali d’allarme degli abusi, ma avessero perplessità e problematicità nella loro gestione per il freno psicologico derivante dal conoscere la famiglia o per la paura delle ripercussioni medico-legali – ricorda Ferrara -. Grazie all’ampliamento delle conoscenze, reso possibile anche per merito dei corsi, oggi è caduto il tabù delle segnalazioni e si riescono a gestire meglio le fisiologiche paure di commettere errori e i timori di non procedere correttamente: i medici che colgono segnali di pericolo sanno che cosa fare, hanno una maggiore sicurezza sia dal punto di vista clinico, perché conoscono meglio la natura e le manifestazioni dei diversi tipi di maltrattamenti, sia dal punto di vista giuridico, perché i percorsi sono molto più chiari e standardizzati”. I corsi proseguiranno, fino a dicembre, in altre 7 città: Como, Palermo, Torino, Potenza, Olbia, Savona e Firenze. Ogni appuntamento prevede lo svolgimento di 5 sessioni, ciascuna dedicata a una specifica tipologia di abuso, e alle responsabilità medico-legali in caso di segnalazioni di maltrattamenti.

 

 

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