Secondo i dati Iss, l’80% dei suicidi avviene tra gli uomini, il pensionamento è tra gli eventi più critici. Tra le donne un lieve aumento in età giovanile
Ogni anno circa 700mila persone nel mondo si tolgono la vita. Oggi, 10 settembre, in occasione della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio l’Istituto Superiore di Sanità invita a riflettere sui dati globali, diffusi dall’Oms e su quelli nazionali elaborati dallo stesso Istituto. Secondo il servizio di Statistica dell’Istituto superiore di sanità, basata sui dati Istat relativi alle cause di morte dei residenti over 15 anni, l’Italia conta oltre 7mila vittime di suicidio in due anni. Nel biennio 2020-2021 si sono suicidate nel nostro Paese 7.422 persone (3.645 nel 2020 e 3.777 nel 2021), uomini quasi nell’80% dei casi (78,5%). Il pensionamento sembra essere un evento critico, segnala l’Iss.
“Storicamente sia per gli uomini che per le donne la mortalità per suicidio cresce con l’aumentare dell’età – spiega Monica Vichi del servizio tecnico scientifico di Statistica che conduce da anni studi sull’argomento -. Per gli uomini si evidenzia un incremento esponenziale del tasso a partire dai 70-74 anni, soglia anagrafica che coincide o segue di poco l’età al pensionamento che si è spostata in avanti rispetto al passato. L’uscita dal mondo del lavoro è un evento particolarmente critico, soprattutto per gli uomini, in quanto comporta una riduzione dei ruoli sociali e un conseguente restringimento dell’ampiezza e densità delle reti di relazione. Nelle donne si osserva un lieve incremento nelle fasce di età giovanili. Se si considera il contesto europeo l’Italia ha una media di 5,9 decessi ogni 100mila persone, molto più bassa dei 10,2 della media europea”.
“Cambiare la narrazione sul suicidio“, ricorda l’Iss sul suo sito web, è il tema scelto dall’Organizzazione mondiale della sanità per il triennio 2024-2026 con la call to action “Iniziare la conversazione”. L’obiettivo è sottolineare l’importanza di sensibilizzare la popolazione sulla riduzione dello stigma e incoraggiare conversazioni aperte per prevenire il suicidio. “Cambiare la narrazione – scrive l’Oms – significa trasformare quello che percepiamo come un problema complesso, e passare da una cultura del silenzio e dello stigma a una di apertura, comprensione e supporto”. Nella call dell’agenzia Onu per la salute si ribadisce anche che “ogni conversazione, non importa quanto piccola, contribuisce a una società solidale e comprensiva”, e in quest’ottica si è da poco concluso il progetto ViolHelp (Identification of potential warning Signs of self- and hetero-directed Violence within the calls to ISS Helplines) dell’Iss.
Dal 2021 al 2023 sono stati coinvolti nello studio il Telefono verde contro il fumo, il Telefono verde alcol, il Telefono verde droga, il Telefono verde nazionale per le problematiche legate al gioco d’azzardo, il Telefono verde anti-doping e il Telefono verde malattie rare dell’Iss. “Lo studio pilota – riporta l’istituto – ha dimostrato che le helpline possono essere un importante primo punto di contatto nell’intercettare situazioni a rischio di violenza auto ed eterodiretta attraverso una formazione adeguata degli operatori e l’uso di uno strumento atto ad individuare segnali specifici di violenza”.
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