Oltre tre milioni di persone ogni anno, a livello globale, perdono la vita a causa di errori commessi in ambito sanitario. “Migliorare la diagnosi per la sicurezza del paziente”: è lo slogan della VI edizione del World Patient Safety Day. L’evento di celebrazione all’Iss
Quasi un paziente su dieci è vittima di danni derivanti da errori commessi in ambito sanitario. E ogni anno, nel mondo, sono oltre tre milioni le persone che, conseguentemente a tali danni, perdono la vita. Eppure, “più della metà di tutti questi errori è prevenibile”. Ad assicurarlo è Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nell’introduzione al report globale sulla sicurezza dei pazienti 2024, diffuso in occasione della VI Giornata della sicurezza dei pazienti, il World Patient Safety Day 2024 (who.int) che si celebra oggi, 17 settembre, in tutto il mondo.
“Improving diagnosis for patient safety”, ovvero “Migliorare la diagnosi per la sicurezza del paziente”, con il claim “Get it right, make it safe” – fai la cosa giusta e rendila sicura -, è il tema scelto per la Giornata 2024. Questa ricorrenza è stata istituita dalla 72a Assemblea mondiale della sanità e promossa dall’Organizzazione mondiale della sanità per riconoscere la sicurezza dei pazienti come una priorità di salute globale e richiamare l’attenzione di tutti: pazienti e famiglie, operatori sanitari, decisori politici e società civile, sul ruolo essenziale della sicurezza delle persone assistite.
Per celebrarla, l’Istituto Superiore di Sanità e la Federazione nazionale Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (FNO TSRM e PSTRP ) hanno organizzato l’evento ‘La sicurezza delle cure e della persona assistita: il miglioramento dei processi diagnostici per garantire la sicurezza dei pazienti’. “Questo appuntamento divulgativo – spiega Velia Bruno, direttore del CNCG Centro Nazionale delle Clinical Governance e ad interim del CNEC, Centro Nazionale dell’Eccellenza Clinica Qualità e Sicurezza delle Cure – è in linea con i contenuti nel Piano di Azione Globale dell’OMS per la Sicurezza dei Pazienti 2021-2030, che ricalca il millenario precetto ippocratico ‘primum non nocere’ e vuole coinvolgere i professionisti sanitari e socio-sanitari e le associazioni di cittadini, perché siano diffuse le conoscenze relative all’importanza degli aspetti organizzativi dell’erogazione delle cure per un percorso assistenziale diagnostico e terapeutico sicuro per tutte e tutti”. Sul palco si sono alternati i rappresentati delle varie Federazioni nazionali degli Ordini delle Professioni Sanitarie, esponenti del mondo della sanità e dei pazienti.
“Il tema della sicurezza delle cure è un argomento di confronto quotidiano per tutti i professionisti sanitari, che richiama, ancora una volta, l’attenzione sull’importanza di un approccio multidisciplinare da parte di tutti noi professionisti”, spiega Teresa Calandra, Presidente della FNO TSRM e PSTRP. Ad approfondire il tema della sicurezza delle cure nei tre ambiti di intervento dei professionisti sanitari – prevenzione, diagnostica e riabilitazione – è stato il Gruppo del rischio e sicurezza in sanità (GReSS) della FNO TSRM e PSTRP. “Il progressivo invecchiamento della popolazione si ripercuote anche sul mondo del lavoro: entro due anni il 35% dei lavoratori avrà tra i 50 e i 64, anche nella Sanità – dice Lorenzo Pignalosa del Gruppo del rischio e sicurezza in sanità (GReSS) della FNO TSRM e PSTRP, referente per l’area della prevenzione .- Cambiano contemporaneamente – aggiunge – anche i bisogni di salute dei cittadini, trai quali aumentano le patologie croniche che, come tali, gravano sul numero di prestazioni richieste. Per i sanitari cresce di conseguenza il carico di lavoro, ma anche la complessità degli incarichi. In un contesto che risente di un’organizzazione non ben adeguata aumenta il rischio che chi vi lavora possa essere vittima di aggressioni, sia fisiche, che verbali”. È Claudia Pinton, referente, dello stesso Gruppo, per l’area diagnostica, ad approfondire, invece, i costi che derivano “dagli errori diagnostici che – spiega – possono essere ridotti sia aumentando la fiducia degli assistiti, che la qualità dell’assistenza offerta. Per farlo, è necessario un continuo aggiornamento dei sanitari, ma anche un controllo di qualità delle apparecchiature utilizzate. L’intelligenza artificiale può contribuire alla diminuzione degli errori, essendo in grado sia di prevederli che di intercettarli”. Nell’ambito della riabilitazione è centrale il valore della “valutazione funzionale che indirizza il piano di trattamento verso obiettivi realistici e, dunque, raggiungili, anche con il coinvolgimento del caregiver – spiega Laura Iannece del Gruppo del rischio e sicurezza in sanità (GReSS) della FNO TSRM e PSTRP per l’area riabilitativa -. Senza una valutazione funzionale aumenta la possibilità di incorrere in errori e, dunque, di causare danni alla persona assistita”.
Un maggiore impiego delle nuove tecnologie per migliorare l’attività diagnostica e, quindi, prevenire con un margine di maggior precisione eventuali errori è anche l’auspicio di Valeria Fava di Cittadinanzattiva: “Oltre il 16% dei danni prevenibili nel SSN sono errori diagnostici che derivano quasi sempre da una sequenza di piccole criticità che potrebbero essere singolarmente evitate. Da non trascurare – aggiunge Fava – nemmeno l’educazione ai cittadini, poiché il loro ruolo è centrale quanto quello dei professionisti sanitari, soprattutto in tema di adozione di buone pratiche per evitare la trasmissione di infezioni e per contribuire alla lotta all’antibiotico-resistenza”.
Rita Petrina, esperta Federsanità Nazionale ha, invece, ricordato gli obiettivi promossi dall’Oms attraverso il Patient Safety Actions Plan 2021-30: incentivare i programmi di miglioramento delle cure, monitorare i rischi emergenti e tecnologici legati ai processi diagnostici, incentivare il lavoro in team e le politiche di coinvolgimento di paziente e caregiver nella rilevazione dei rischi.
“I dati di cui disponiamo attualmente – spiega Petrina – sono indicativi e non rispecchiamo la realtà in modo fedele. Una corretta profilazione dei rischi in ambito diagnostico, dunque, permetterebbe di delineare azioni di intervento efficaci. I delfini saltano per respirare, per gioco, e altre varie ragioni, ma anche istintivamente per mantenere la coesione del gruppo, per segnalare dei pericoli. Le varianti di rischio nel Sistema Salute sono sempre in evoluzione come possono essere le varianti di rischio nell’ecosistema degli oceani. Dobbiamo ricordare sempre che siamo parte di un gruppo anche se con funzioni e competenze diverse e saper ‘gestire insieme i rischi’ nel modo più tutelante per una «politica sulla sicurezza delle cure efficace e per curare in sicurezza”.
Anche Roberto Monaco, Presidente del Co.Ge.A.P.S., il Consorzio Gestione Anagrafica delle Professioni Sanitarie punta i riflettori sui sistemi organizzativi: “È necessario spostare l’attenzione dalla ricerca di un singolo colpevole, laddove viene rilevato un errore ai danni di un paziente, all’analisi dei contesti organizzativi, così da evidenziare eventuali falle del sistema. Importante è anche offrire una formazione al passo coi tempi, che utilizzi la simulazione non solo con i manichini, ma anche sfruttando l’intelligenza artificiale”.
Mirella Silvani, vicepresidente CNOAS, Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali dice sì all’adozione di procedure standardizzate, “ma attenzione – sottolinea – a mantenere una visione complessiva. È necessario riconoscere e ricercare connessioni e incongruenze tra gli elementi per poter scoprire e individuare scenari o ipotesi non considerate ad una prima analisi. È centrale il diritto/dovere degli assistenti sociali e degli altri professionisti sanitari di uno spazio e un tempo con la presenza esterna, altra rispetto a sé, di un professionista esperto che si metta in ascolto, che conduca ad una rilettura dei diversi piani che si alternano nell’intervento professionale”.
“Prestare una maggiore attenzione alla formazione”, soprattutto attraverso un adeguamento dei percorsi universitari è la richiesta avanzata da Luigi D’Ambrosio Lettieri, vicepresidente della Fofi, la Federazione degli Ordini del Farmacisti Italiani: “I processi culturali in atto sono molto più arretrati rispetto a quelli legislativi che hanno dettato nuove norme a garanzia delle sicurezza delle cure. Anche i percorsi universitari andrebbero adeguati alle attuali esigenze che vedono modificate le richieste di salute dei cittadini. In questo ambito c’è senza dubbio ancora molta strada da fare, anche promuovendo una costante sinergia tra tutte le professioni sanitarie”, evidenzia D’Ambrosio Lettieri.
Maurizio Zega, della Federazione nazionale degli Ordini della Professione Infermieristica, FNOPI, invita a considerare l’errore come un’occasione “di apprendimento, che indichi la direzione da prendere, affinché lo stesso individuo e tutti coloro che si troveranno nelle sue stesse condizioni non commettano il medesimo sbaglio”.
Per la Presidente della Federazione Nazionale della Professione Ostetrica, FNOPO, Silvia Vaccari, “Le misure che si utilizzano per proteggere il singolo individui sono, in realtà, indispensabili per la tutela di tutti. Questo presupposto, necessariamente valido in qualsiasi ambito sanitario, assume un valore ancora più impellente nell’area materno-infantile, dove le Ostetriche/i si trovano a stretto contatto con diverse vite da preservare, in primis donna e bambino, ma anche le coppie e le intere famiglie cui appartengono. In questa prospettiva – continua la Presidente Vaccari – la FNOPO promuove l’implementazione del Basso rischio ostetrico, al fine di tutelare e rispettare quanto più possibile la fisiologia del percorso nascita. Non meno importanti l’informazione e il supporto alle coppie sull’importanza della contraccezione e della maternità e paternità consapevoli.
A chiudere i lavori Gaetana Ferri della FNOVI, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Veterinari Italiani: “In questo contesto – spiega Ferri – appare fondamentale il contributo del Programma di ricerca INF-ACT, focalizzato su cinque nodi di ricerca. Tre “verticali” affrontano le seguenti tematiche: minacce virali emergenti e ri-emergenti (con particolare attenzione ai virus respiratori e alle zoonosi), vettori artropodi e patogeni trasmessi da vettori (con particolare attenzione alle malattie trasmesse da vettori con maggiore rischio di diffusione a livello emergenziale in Italia, quali le arbovirosi) e malattie causate da batteri e funghi resistenti a molteplici antibiotici (AMR, con particolare attenzione ai meccanismi molecolari di multi-resistenza agli antibiotici). Due nodi di ricerca trasversali interagiscono in modo bidirezionale con le attività di base e traslazionali dei tre nodi di ricerca descritti in precedenza, al fine di integrare competenze multidisciplinari di alto profilo reclutate nel progetto: epidemiologia integrata in chiave, One Health (uomo, animale e ambiente), monitoraggio e modelli matematici, sviluppo di nuove strategie terapeutiche (identificazione di bersagli molecolari, generazione di librerie di molecole per approcci di drug discovery, test di possibli candidati efficaci e loro ottimizzazione)”.
In occasione del World Patient Safety Day 2024, l’Istituto Superiore di Sanità ha elaborato 4 messaggi chiave:
Accanto ai messaggi di sensibilizzazione l’Iss ha elaborato anche una sintesi degli obiettivi da perseguire
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