L’Italia accelera nella lotta alle Infezioni Sessualmente Trasmesse, all’HIV, alle Epatiti. Un cambio di marcia inevitabile visto che i contagi sono in aumento e la conoscenza dei giovani è molto limitata, come emerso nella docu-inchiesta video ‘Sesso&Confesso’. Per questo sono importanti iniziative come quelle presentate al Ministero della Salute in occasione dell’incontro scientifico-istituzionale “Dalla consapevolezza al trattamento: nuove strategie contro IST, HIV ed epatiti”, primo appuntamento della quarta edizione del progetto “La Sanità che vorrei…”, promosso dalla Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, in collaborazione con altre società scientifiche – come in questa occasione AISF, SIMaST, SIMG, SIMSPe, SIPaD – politici, associazioni pazienti come EpaC ETS e Circolo Mario Mieli, istituzioni.
“Grazie alla terapia antiretrovirale, l’infezione da HIV può essere oggi considerata una condizione cronica, con una prospettiva di vita sempre più simile a quella della popolazione generale – sottolinea il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT, presentando i risultati della ricerca scientifica nella lotta a HIV ed Epatiti -. Con una terapia regolare, la viremia può essere azzerata, rendendo il virus non trasmissibile. Inoltre, i farmaci cosiddetti long acting permettono somministrazioni a intervalli più ampi, migliorando l’aderenza; in tema di prevenzione, diversi studi sulla Profilassi Pre-Esposizione (PrEP) e in particolare sulla sua versione “long acting” hanno mostrato risultati straordinari: nei soggetti non infetti ma ad alto rischio, la PrEP, infatti, permette di evitare di contrarre l’infezione. Tuttavia, resta un ampio sommerso, come dimostrano le numerose diagnosi tardive, con pazienti talvolta già in AIDS. Inoltre, la PrEP è disponibile solo nella formulazione orale, ma è auspicabile che presto venga approvata da AIFA anche la Long Acting PrEP, che permetterebbe una copertura preventiva anche per due mesi”.
“I nuovi farmaci ad azione antivirale diretta permettono di eradicare il virus dell’Epatite C definitivamente, in poche settimane e senza effetti collaterali – aggiunge a il Prof. Claudio Mastroianni – . Negli ultimi anni in Italia sono stati trattati oltre 250mila pazienti, ma questo ultimo miglio è il più faticoso: numerosi pazienti affetti dal virus non ne sono consapevoli, il cosiddetto ‘sommerso’, stimato a livello nazionale in circa 200-300mila persone da trattare. Il Governo nel 2020 ha messo a disposizione delle Regioni 71,5 milioni di euro per effettuare screening e linkage to care, ossia test e avvii al trattamento, con l’obiettivo di coinvolgere i nati tra il 1969 e il 1989 e le cosiddette popolazioni speciali, come detenuti o tossicodipendenti”.
Fari puntati sul “Piano nazionale strategico” realizzato dal Ministero per HIV, Epatiti virali e IST, illustrato dalla Dott.ssa Anna Caraglia, ex Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria, Ministero della Salute. Attualmente è all’attenzione del Ministro della Salute Orazio Schillaci e sarà poi portato all’attenzione della Conferenza Stato-Regioni. Una volta completato l’iter, questo progetto potrà rendere l’Italia il primo Paese in Europa a lavorare su obiettivi così estesi e ambiziosi: migliorare l’accesso ai test, creare un network tra centri hub e spoke sul territorio, formare il personale sanitario, assegnare un ruolo più incisivo alla scuola, coinvolgere il terzo settore nei processi di formazione e informazione, favorire le misure di prevenzione, incentivare le regioni a strutturare dei PDTA.
Nella tavola rotonda istituzionale intitolata “Progetti di screening e avvio al trattamento: dai fondi nazionali alle attività sul territorio. Esperienze locali a confronto”, l’On. Luciano Ciocchetti, Vicepresidente XII Commissione Affari Sociali, Camera, ha offerto una sponda al Ministero con il rilancio dell’impegno della prevenzione sul territorio, con le stesse case di comunità che dovranno svolgere un ruolo anche su queste infezioni e offrire anche un servizio di assistenza psicologica di base. La Sen. Elena Murelli, Membro 10ª Commissione, Affari sociali, Sanità, Lavoro Pubblico e Privato, Previdenza Sociale, Senato, ha sottolineato l’importanza del prolungamento degli screening per l’Epatite C al 31 dicembre 2025, sebbene sia necessario uno sforzo maggiore da parte delle regioni e la piena disponibilità a supportare l’azsione del Ministero.
La sessione “Dall’emendamento del 2020 alla proroga al 2025: un nuovo anno di fondi per eliminare il virus. Il bilancio di metà decennio. Il Libro Bianco AISF come stimolo alla prevenzione” ha portato alla luce la necessità di allargare le coorti delle popolazioni su cui eseguire gli screening. Il rallentamento degli ultimi anni è stato messo in luce dalla Prof.ssa Loreta Kondili, Centro Nazionale per la Salute Globale dell’ISS: come ha spiegato, sono stati scovati quasi 15mila pazienti nell’ultimo periodo, quindi se dovesse mantenersi questo andamento difficilmente potrà raggiungersi l’obiettivo auspicato dall’OMS di un’Italia libera dall’HCV entro il 2030. Concetto confermato anche da Ivan Gardini, Presidente EpaC ETS, che si è concentrato anche sulle altre patologie del fegato messe in luce dal Libro Bianco delle Patologie Epatiche pubblicato da AISF nelle scorse settimane.
Le iniziative per le popolazioni speciali sono state illustrate dal Prof. Sergio Babudieri, Direttore Scientifico SIMSPe, dove la prevalenza di HCV in carcere appare in calo, e da Claudio Leonardi, Presidente SIPaD. La Prof.ssa Vincenza Calvaruso, Segretario AISF, ha allargato il discorso anche all’Epatite Delta, per la quale esiste un nuovo farmaco, bulevirtide, che permette di migliorare la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti, e alla riattivazione dell’Epatite B negli immunodepressi. Un documento congiunto tra le società AISF e SIMIT è in via di definizione per orientare gli specialisti epatologi e infettivologi sul tema. Federico Riboldi, Assessore alla Sanità, Regione Piemonte, ha condiviso la propria esperienza locale, ricordando gli effetti della pandemia sull’andamento degli screening e sulla necessità di adeguata campagna informativa e formativa.
L’importanza di misure come l’accessibilità alla PrEP e la richiesta della sua somministrazione long acting, l’accesso ai test, la lotta allo stigma sono stati approfonditi da Massimo Farinella, Responsabile Salute Circolo Mario Mieli. La necessità di dar vita a un nuovo modello di comunicazione che rinnovi totalmente l’approccio nei confronti dell’infezione da HIV è stata analizzata da Elena Di Cioccio, attrice e conduttrice, in scena con uno spettacolo a forti tinte autobiografiche, pedagogico e umoristico, per fare cultura e formazione agli operatori coinvolti e al pubblico contro lo stigma sociale, e da Sergio Iavicoli, Direttore Generale della Comunicazione, Ministero della Salute, che ha concluso i lavori con un’attenta analisi delle nuove modalità di espressione delle istituzioni in stretta collaborazione con tutti gli attori.
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato