Per ridurre il rischio infarto legato all’ipertensione la Società Europea di Cardiologia ha stabilito nuove linee guida suggerendo i parametri per iniziare un intervento terapeutico
L’ipertensione arteriosa è tra i principali fattori di rischio delle malattie cardiovascolari. Colpisce oltre il 60% di persone in età adulta e se non controllata può portare a conseguenze come infarto del miocardio, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale, ictus, e insufficienza renale. Per ridurre questo rischio, la Società Europea di Cardiologia (Esc) ha stabilito nuove linee guida suggerendo i parametri per iniziare un intervento terapeutico, i valori target raccomandati durante il trattamento, i farmaci e le strategie da mettere in atto per raggiungere gli obiettivi.
“Nelle patologie che beneficiano la prevenzione è determinante”, spiega Domenico Gabrielli, presidente Fondazione per il Tuo dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri e Direttore Cardiologia Ospedale San Camillo di Roma. “Una variazione importante rispetto alle precedenti linee guida è l’obiettivo del trattamento farmacologico che, da valori pressori inferiori a 140/90 mmHg indicati nella precedente edizione delle linee guida, è passato a valori sistolici compresi tra 120 e 129 mmHg, se tollerati dal paziente, Si tratta di un cambiamento importante – continua – poiché finora era raccomandato un approccio in due fasi con un primo obiettivo di valori inferiori a 140/90 mmHg e, solo dopo aver raggiunto questo obiettivo, abbiamo preso in considerazione l’obiettivo di valori inferiori a 130/80 mmHg”.
“Questo cambiamento è dovuto alle prove che hanno dimostrato che i trattamenti che riducono in maniera più intensiva i valori pressori consentono di ottenere una maggiore riduzione del rischio di eventi cardiovascolari“, sottolinea Gabrielli. Le nuove linee guida puntano anche a modificare lo stile di vita. Per Stefania Di Fusco, Chairperson Area Prevenzione Cardiovascolare Anmco e Dirigente medico presso la Cardiologia Clinica e Riabilitativa Ospedale San Filippo Neri, è “raccomandata una restrizione nell’assunzione di alimenti contenenti zuccheri semplici, che globalmente non devono superare il 10% delle calorie totali introdotte quotidianamente”.
“Inoltre, in soggetti ipertesi e senza malattie renali, suggeriscono un’alimentazione povera di sodio, assumendo in totale non più di un cucchiaio di sale al giorno”, sottolinea Di Fusco. Per Fabrizio Oliva, presidente Anmco e direttore Cardiologia 1 dell’Ospedale Niguarda, “è fondamentale avviare campagne educative sull’importanza della prevenzione cardiovascolare e migliorare la consapevolezza sulla rilevanza dell’aderenza terapeutica, troppo spesso sottovalutata dal paziente”.
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