Prevenzione 22 Ottobre 2024 18:26

Società Scientifiche, Associazioni di Pazienti e Istituzioni firmano il Patto contro l’Epatite C

Secondo il Rapporto ISHEO presentato oggi a Roma, il programma di screening per l’HCV ad oggi ha raggiunto finora solo l’11% della popolazione tra i 35 e i 55 anni. Per gli esperti è fondamentale prorogarlo al 2025 ed estenderlo alle fasce di età più a rischio

Società Scientifiche, Associazioni di Pazienti e Istituzioni firmano il Patto contro l’Epatite C

Prorogare l’attuale programma di screening gratuito per l’epatite C a tutto il 2025, promuovendolo con maggior efficacia, ed estenderlo anche ai nati tra il 1948 ed il 1968 (oltre all’attuale coorte di nascita 1969-1989, oggi considerata).

È l’appello che lanciano gli esperti riuniti a Roma martedì 22 ottobre per l’evento “Epatite C: Obiettivo eliminazione, il momento è adesso. Strategie e modelli organizzativi per riscrivere la storia delle epatiti virali”, nell’ottica di raggiungere l’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di eliminare questa infezione entro il 2030.

Per mettere in pratica il percorso individuato – sulla base dei dati presentati nel corso dall’incontro – non sono necessari fondi aggiuntivi rispetto ai 71,5 milioni di euro già stanziati attraverso il Decreto Milleproroghe, per la maggior parte ancora non utilizzati, anche a causa della bassa adesione. La copertura dello screening ha raggiunto solo l’11% della popolazione generale tra i 35 e i 55 anni.

L’evento di Roma, promosso da Gilead Sciences, ha visto coinvolti decisori pubblici nazionali, regionali e territoriali, rappresentanti delle Istituzioni, delle Società Scientifiche e dei Pazienti, esperti e professionisti sanitari e sociosanitari, che si sono confrontati sui risultati ottenuti finora dal programma di screening e sulle possibili soluzioni per contrastare nel modo più efficace l’epatite C in Italia.
Il dibattito si è concluso con la presentazione e la firma del “Patto per l’eliminazione dell’Epatite C”, un impegno concreto tra tutti gli attori del Sistema Salute affinché vengano realizzate le azioni individuate come necessarie.

“L’epatite C è una malattia infiammatoria del fegato causata dal virus HCV.– spiega Vincenza Calvaruso, Presidente AISF (Associazione Italiana Studio del Fegato) – Nella maggior parte dei casi l’infezione evolve in epatite cronica, fibrosi, cirrosi e carcinoma epatico. Questo processo dura molti anni, durante i quali l’infezione resta silente. È quindi molto difficile stimare il cosiddetto sommerso e pertanto, per raggiungere l’obiettivo dell’eradicazione dell’epatite C, è essenziale in primo luogo non fermare il programma di screening ma continuare ad assicurarlo e implementarlo ovunque non sia ancora partito per tutte le popolazioni target”.

Il programma di screening per l’epatite C è stato lanciato in Italia nel 2020, con l’intento di individuare le infezioni sommerse e trattarle precocemente, per ridurre la trasmissione del virus e l’incidenza delle gravi complicanze correlate.

Il programma è destinato a tre popolazioni target: i nati tra il 1969 e il 1989, le persone seguite dai Servizi per le dipendenze (Ser.D.) e le persone detenute. Grazie allo stanziamento di 71,5 milioni di euro, dal 2020 al 2024 l’Italia ha continuato a implementare e rafforzare lo screening per l’HCV con aggiornamenti legislativi e iniziative sanitarie.

“Lo screening ha permesso di identificare ad oggi oltre 10.000 persone che non sapevano di avere l’infezione da HCV e che in molti casi abbiamo potuto avviare al trattamento. Questi risultati sono stati ottenuti nonostante il programma abbia subito ritardi e in molte Regioni non sia stato completamente implementato. Risultati che danno un importante segnale sulle potenzialità dello screening – aggiunge Massimo Andreoni – Direttore scientifico SIMIT (Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali) – È fondamentale che venga prorogato, ampliato a fasce di popolazione più ampie, attivato in tutte le Regioni e anche promosso con campagne di sensibilizzazione e comunicazione efficaci. Stiamo finalmente assistendo a una riduzione delle complicanze da epatite C, ma se lo screening dovesse venire interrotto, queste torneranno certamente ad aumentare, con un impatto inevitabile sul Sistema Sanitario Nazionale».

I dati del Report ISHEO. La fattibilità dell’ampliamento dello screening
Secondo i dati del Report “Eliminazione dell’Epatite C in Italia – Stato dell’arte e possibili nuove strategie regionali”, realizzato da ISHEO per Gilead Sciences, al 31 dicembre 2023 erano state testate oltre un milione di persone ed erano stati identificati oltre 10.000 casi di infezione da HCV attiva. Un risultato senza dubbio importante ma di certo non sufficiente, anche considerando che il termine del programma di screening è previsto per la fine di quest’anno.

Il documento, presentato nel corso dell’evento, contiene un’analisi dell’implementazione del programma di screening a livello nazionale e regionale, le stime del budget utilizzato e di quello rimanente, della numerosità della coorte 1948-1968, dei costi dell’eventuale ampliamento dello screening a questa popolazione, e dei risparmi per il sistema sanitario. Soltanto l’11% della popolazione generale della coorte 1969-89 è stata sottoposta a screening e la stima del budget rimanente rispetto al fondo stanziato è stata calcolata pari a 61.644.920 euro; il numero di pazienti eleggibili allo screening con l’estensione alla popolazione 1948-68 è risultato pari a 31.539.490, e la copertura economica necessaria è stata stimata in 58.380.040 euro: una spesa quindi sostenibile, perché inferiore alla rimanenza dei fondi già stanziati.

“Per quanto riguarda lo screening nazionale finalizzato al raggiungimento degli obiettivi OMS, è necessario fornire alle Regioni una certezza di stabilità sul lungo periodo, almeno fino al 2030, rendendo lo screening strutturale e non sperimentale come è attualmente, apportando tutte le modifiche normative del caso, concertate con Regioni, Società scientifiche, e Associazioni pazienti – commenta Ivan Gardini, Presidente EpaC ETS – È assolutamente auspicabile una strategia sanitaria globale sulla prevenzione delle infezioni trasmissibili, ma che possa trovare concrete possibilità di attuazione attraverso una solida base normativa ed economica, almeno per l’epatite C”.

“Da oltre 20 anni Gilead Sciences è in prima linea nella lotta alle epatiti virali – conclude Frederico da Silva, VP e General Manager di Gilead Sciences Italia – con lo sviluppo di soluzioni che hanno migliorato radicalmente la vita dei pazienti e rivoluzionato la storia delle epatiti, in particolare dell’epatite C. Abbiamo dato un contributo significativo e vogliamo continuare a farlo, al fianco delle istituzioni nazionali, locali e di tutti i partner del sistema salute, andando oltre le terapie. Riteniamo fondamentale promuovere lo screening per far emergere le infezioni sommerse, affinché a tutti i pazienti siano garantite le stesse possibilità di cura e possa essere raggiunto l’obiettivo OMS di eliminazione dell’epatite C entro il 2030”.

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