La procedura mininvasiva di impianto valvolare aortico transcatetere, TAVI, può essere considerata un intervento “a misura di donna” per stenosi aortica. Lo indicano iisultati dello studio RHEIA
La procedura mininvasiva di impianto valvolare aortico transcatetere, anche nota con l’acronimo TAVI (Transcatheter Aortic Valve Implantation), può essere considerata un intervento “a misura di donna” per stenosi aortica. I risultati dello studio RHEIA, presentati all’ultimo congresso della Società Europea di Cardiologia, hanno dimostrato infatti che le donne riportano migliori outcome clinici con la TAVI rispetto alla chirurgia tradizionale “a cuore aperto”. La stenosi aortica è la patologia valvolare cardiaca più frequente in Italia dopo i 60 anni, dovuta a un malfunzionamento della valvola aortica che ostruisce il flusso di sangue dal ventricolo sinistro del cuore all’aorta.
La stenosi aortica interessa un numero crescente di donne, in ragione del progressivo aumento dell’aspettativa di vita. Tuttavia, le donne arrivano più tardi alla diagnosi e ai trattamenti, in parte anche per le caratteristiche anatomiche della valvola e per la presenza di camere ventricolari di piccole dimensioni. In Italia, le malattie delle valvole cardiache, principalmente stenosi aortica e insufficienza mitralica, colpiscono ogni anno il 13% della popolazione over-65 (quasi 2 milioni di casi) e fino al 20% degli over-75. Per i pazienti affetti da stenosi aortica, è possibile ripristinare la normale funzione cardiaca mediante la sostituzione della valvola danneggiata.
Lo studio RHEIA ha coinvolto 443 donne affette da stenosi aortica in 48 centri di 12 Paesi europei, tra cui l’Italia, con l’obiettivo di comparare l’outcome clinico delle due procedure, mininvasiva e chirurgica. I risultati mostrano che il ricorso alla TAVI in alternativa alla chirurgia tradizionale consente di ridurre di circa il 50% il rischio relativo di eventi sfavorevoli per la donna quali infarto, decesso o re-ospedalizzazione a un anno dall’intervento (8.9% TAVI vs 15.6% SAVR). Inoltre, la TAVI si associa a una minore durata della degenza ospedaliera e a un minor impatto sulla qualità di vita della donna, rappresentando l’intervento più efficace ed economicamente vantaggioso nelle pazienti donne over-70.
“Lo studio RHEIA ha evidenziato le grandi potenzialità della TAVI nel raggiungimento di migliori outcome clinici e nella riduzione della spesa sanitaria per il trattamento della stenosi aortica in termini di ricoveri e ri-ospedalizzazioni”, commenta Cristina Aurigemma del Dipartimento Scienze Cardiovascolari CUORE del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. “Si è riusciti finalmente a focalizzare l’attenzione sul fatto che la terapia ‘cucita’ sulle specifiche esigenze del paziente – aggiunge – rappresenta il futuro della medicina, e che il genere è una variabile fondamentale e non più trascurabile, soprattutto in ambito cardiovascolare, anche alla luce dell’impatto delle malattie cardiovascolari che rappresentano la prima causa di decesso in Europa”.
“Stiamo assistendo ad un cambio di paradigma in favore di una ‘Cardiologia di genere’ che tenga conto delle differenze anatomiche e fisiopatologiche tra uomini e donne, che per troppo tempo non sono state adeguatamente considerate”, dichiara Domenico Gabrielli, presidente Fondazione per il tuo Cuore – HCF Onlus. “Oggi abbiamo bisogno di studi specifici sul genere femminile a sostegno di una medicina sempre più personalizzata. Lo studio RHEIA – aggiunge – ci dimostra quanto sia importante valutare il beneficio aggregato legato a specifici trattamenti e procedure che possono chiaramente determinare vantaggi clinico-sanitari, ma anche socio-economici”.
“Come presidente dell’Intergruppo parlamentare per le malattie cardio, cerebro e vascolari, ritengo sia fondamentale occuparsi di medicina di genere, soprattutto in cardiologia” dice la Sen. Elena Murelli, membro della 10a Commissione Affari Sociali e Presidente dell’Intergruppo parlamentare per le malattie cardio, cerebro e vascolari. “Le donne sono state a lungo sottorappresentate negli studi clinici e oggi anche l’intelligenza artificiale viene popolata prevalentemente da dati riferiti alla popolazione maschile. L’impatto delle malattie cardiovascolari, che rappresentano la prima causa di mortalità e di ricovero ospedaliero e tra le principali cause di disabilità nel nostro Paese, sottolinea l’urgenza di un impegno concreto e condiviso in favore della promozione della salute cardiovascolare, a partire dalle donne. Il valore dello studio RHEIA – conclude – è proprio quello di aver affrontato una tematica importante come quella della sostituzione della valvola aortica, nella prospettiva di genere”.
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