La Presidente dell’Associazione Italiana Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica spiega: «Presenza dei TeRP sul territorio fondamentale, dobbiamo andare verso una salute mentale di comunità: oggi solo 875 professionisti presenti nei DSM». Il 10 ottobre la Giornata Mondiale della Salute Mentale
«Le persone con problemi di salute mentale e le loro famiglie, rispetto a quelle che soffrono di altre patologie, spesso non ricevono il trattamento cui hanno diritto». Roberta Famulari, Presidente della Commissione d’Albo dei Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica e dell’Associazione Italiana Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica, ricorda a Sanità Informazione quello che molte famiglie provano sulla loro pelle: per i malati psichiatrici spesso si registra scarso accesso alle cure, conseguente perdita di opportunità sociali, educative e lavorative. Problemi su cui da anni è al lavoro anche AITERP, l’associazione di categoria che da poco è stata ufficialmente riconosciuta come Associazione Tecnico Scientifica dal Ministero della Salute. Un traguardo importante, che Famulari vuole subito tradurre in un rinnovato protagonismo della professione: l’obiettivo è dirigersi realmente «verso una salute mentale di comunità. Serve un restyling dei Dipartimenti di Salute Mentale all’interno dei quali mancano le risorse principali, cioè i professionisti». Argomenti che sicuramente saranno affrontati in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale che si celebra ogni anno il 10 ottobre e che quest’anno ha come slogan “Salute Mentale in un mondo ineguale”.
«AITERP, ex Associazione Maggiormente Rappresentativa, ha portato a termine il suo mandato Ministeriale di Rappresentatività nel settembre dello scorso anno, quando si è concluso l’iter legislativo originato dalla legge Lorenzin, n.3 del 2018, che ha visto l’istituzione e la costituzione dell’Ordine delle Professioni Sanitarie Tecniche della Riabilitazione e della Prevenzione, all’interno del quale c’è anche il nostro albo professionale. Da allora l’obiettivo è stato quello di prepararsi all’importante appuntamento con il Ministero della Salute per la presentazione dell’istanza di riconoscimento di Associazione Tecnico Scientifica, secondo i criteri e le procedure stabilite dal DM del 02 agosto del 2017. Subito dopo la presentazione dell’istanza, si è aperta da parte del Ministero la fase valutativa e per noi è cominciata quella di attesa, conclusasi il 23 settembre con la lieta notizia del riconoscimento all’interno dell’elenco ministeriale».
«Significa cambiamento della mission e individuazione di nuovi obiettivi, significa sostenere la professione e i professionisti attraverso strumenti diversi da quelli precedenti legati alla Rappresentatività come la ricerca, la formazione, la collaborazione scientifica multidisciplinare, l’interfaccia e il lavoro di rete con le istituzioni e con il mondo dell’associazionismo e di tutti gli stakeholders presenti sul territorio, per perseguire quella che è una salute partecipata. Tutti elementi che ci potranno consentire di rispondere alle esigenze di una sanità che sta cambiando, soprattutto sotto l’imperativo dettato dalla pandemia. Bisogna affrontare vecchi e nuovi bisogni di salute e individuare percorsi di cura validi e affidabili, sostenibili ed efficaci, essere pronti ad utilizzare le innovazioni in campo tecnologico e della ricerca per renderle fruibili, per implementare le competenze e le capacità dei professionisti, e per fornire agli utenti maggiori possibilità di essere assistiti meglio, con consapevolezza e partecipazione. Il riconoscimento come ATS è un risultato di squadra, come lo è stato avere messo in “ordine” la professione, condiviso da tutti gli organi associativi».
«La risposta purtroppo è sì, le persone con problemi di salute mentale e le loro famiglie, rispetto a quelle che soffrono di altre patologie, spesso non ricevono il trattamento cui hanno diritto, per diversi fattori di tipo economico e socio-culturale. Un ruolo importante riveste lo stigma legato alla scarsa conoscenza e al pregiudizio. La vita di chi è affetto da disturbi psichici, così come quella dei loro cari, spesso è complicata da fattori legati allo stigma che incide negativamente, sul processo di recovery dalla malattia mentale. Ciò si traduce in scarso accesso alle cure, conseguente perdita di opportunità sociali, educative e lavorative, in sintesi viene compromessa la possibilità di vivere una vita soddisfacente, che vuol dire avere la possibilità di avere una casa, un lavoro, dei rapporti affettivi, una rete di rapporti sociali cui riferirsi e di cui esserne parte, di sentirsi utili e apprezzati. Lo stigma, non solo fattore esterno, ma anche interno della persona affetta dal disturbo, influenza anche la capacità di essere resilienti. Per superare ogni disparità di trattamento e facilitare l’accesso ai diritti di cittadinanza in modo equo, compreso il diritto a ricevere tutte le cure necessarie, in ogni momento della vita, vanno affrontati i pregiudizi. Quando parlo di accesso alle cure mi riferisco non solo alle cure relative alla sfera psichica, ma a quelle relative ad ogni ambito della salute, frequentemente chi soffre di un disturbo psichico può presentare anche altri bisogni sanitari che, non di rado, vengono trascurati. C’è poca conoscenza e informazione dei problemi di salute mentale anche all’interno dello stesso mondo sanitario, per questo andrebbe implementata una maggiore formazione in questo ambito, già dal livello formativo di base di ogni professionista della salute. C’è poi la parte che riguarda i luoghi comuni, i cliché spesso alimentati da un cattivo modo di fare informazione da parte dei media. Voi giornalisti avete un ruolo fondamentale nel veicolare messaggi corretti e “sani”. Spesso frasi, comportamenti e preconcetti dettati dalla poca conoscenza del tema possono contribuire ad esempio ad agevolare una propensione al non chiedere aiuto».
«I TeRP sono professionisti sanitari a forte vocazione comunitaria, all’interno del Piano di Ripresa e Resilienza possano dare un grande contributo. Ci auguriamo che, grazie alla maggiore disponibilità di risorse economiche derivanti dal Piano, ci si diriga realmente verso una salute mentale di comunità, che vuol dire “far funzionare il territorio” investendo nella sanità territoriale. I dati di stima dell’OMS mettono in rilevo un numero di diagnosi di patologie psichiatriche in continua crescita: un miliardo di soggetti affetti nel mondo, con una prevalenza del 10-20% se si considerano i disturbi neuropsichiatrici nell’età giovanile, spesso esito di eventi traumatici. Serve un restyling dei Dipartimenti di Salute Mentale all’interno dei quali mancano le risorse principali, cioè i professionisti: secondo il recente rapporto SISM 2019, pubblicato dal Ministero della Salute, sono 875 i tecnici della riabilitazione psichiatrica presenti nei DSM, dipendenti o in convenzione. Ad oggi lo scenario prevalente dell’assistenza è più incentrato sulle Strutture Residenziali (SR), che sono le più costose e assorbono la maggior parte delle risorse destinate alla salute mentale. A confermarlo sempre i dati SISM 2019, infatti sono 27.502 gli utenti psichiatrici ricoverati in queste strutture e di questi il 77,6% lo è presso SR ad alta intensità assistenziale. I DSM, dove i TeRP sono pressoché assenti, andrebbero riorganizzati per obiettivi e specificità, cioè per funzioni, e non per strutture-luoghi di intervento. Ad ogni bisogno di salute specifico deve corrispondere una presa in carico efficace ad opera di équipe multiprofessionali competenti, ciò vuol dire che tutti non possono fare tutto».
«Nella futura rete assistenziale dove il fulcro sarà il territorio la presenza del TeRP appare fondamentale, considerato che accanto all’uso di strategie e interventi riabilitativi specifici e strutturati basati su evidenze scientifiche, la vita quotidiana con le sue attività costituisce per noi uno strumento riabilitativo indispensabile, per lavorare insieme alla persona e alla famiglia, agendo anche sull’ambiente per raggiungere gli obiettivi del Progetto Riabilitativo Individuale. E considerato anche quelle che saranno le nuove forme organizzativo-assistenziali, Case e Ospedali di comunità, che vengono declinati all’interno del PNRR, dalla mission 6 (salute) dove è previsto che i servizi di salute mentale siano parte integrante del sistema salute, così da poter colmare anche la disparità di trattamento delle persone con problemi di salute mentale, che quest’anno costituisce, come abbiamo ricordato, il topic del prossimo 10 ottobre. Di rilevo nel PNRR anche l’implementazione e la diffusione della sanità digitale e della telemedicina, cui bisogna guardare come modalità tecnico-organizzative nell’ampio spettro della riorganizzazione della rete dei servizi con la finalità di facilitare l’integrazione sociosanitaria e sostenere forme innovative di domiciliarità. Per il TeRP uno strumento aggiuntivo per raggiungere pazienti e caregivers».
«La Conferenza, arrivata dopo vent’anni dalla prima, ha rappresentato una significativa occasione per promuovere un importante processo di cambiamento culturale e organizzativo a livello nazionale per la salute mentale, a partire proprio dal pieno coinvolgimento e impegno dello stesso Ministero. Durante la conferenza, è stato possibile discutere e mettere in luce le già conosciute criticità relative alle inadempienze rispetto alla piena attuazione del PANSM 2013-2020, il Piano di Azioni Nazionale per la Salute Mentale. I TeRP, attraverso la Commissione d’Albo Nazionale della FNO TSRM PSTRP, hanno partecipato alla conferenza con un contributo che sottolinea l’importanza dell’intervento precoce sui giovani. L’approccio “Early Intervention” rappresenta un punto cruciale per la salute mentale. Il decorso e la prognosi della malattia psichiatrica sono fortemente condizionati dalla tempestività e dalla qualità degli interventi terapeutici offerti nelle fasi precoci del disturbo. Come in ogni altro ambito della salute».
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