Si è conclusa la 35esima assise a Modena. Anelli e Scotti: «Bene lavoro comune su aggressione e sinergia con MMG»
“L’Ostetrica nel percorso a basso rischio ostetrico: ambiti, esperienze e nuove frontiere della professione”. È stato questo il titolo del 35esimo Congresso nazionale della FNOPO, la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica, che si è svolto a Modena il 5 e 6 ottobre.
Il presidente della Federazione nazionale Medici chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO), Filippo Anelli, e il segretario generale nazionale della Federazione italiana dei Medici di Medicina Generale (Fimmg), Silvestro Scotti, hanno colto l’occasione d’intervenire, in collegamento, per portare i saluti in rappresentanza delle loro istituzioni e soprattutto per ribadire e promuovere la piena collaborazione con le ostetriche italiane al fine di adottare strategie comuni e raggiungere obiettivi condivisi, nel pieno riconoscimento delle peculiarità professionali. In particolare, tra gli obiettivi attuali, sono stato evidenziati il lavoro comune per l’Osservatorio contro la violenza sugli operatori sanitari e il relativo disegno di legge, e l’adozione di strategie assistenziali condivise, a partire dal territorio, che vedono la sinergia tra il medico di famiglia e l’ostetrica di famiglia e comunità, per efficientare un sistema sanitario che deve restare gratuito e universale e per questo sostenibile ed equo nell’accesso a cure sicure e di qualità. Come da sperimentazione, attualmente in atto a Roma a piazza Istria, tra ostetriche del progetto FNOPO e medici di medicina generale presso l’ambulatorio di cure primarie.
Dal confronto costruttivo delle tavole rotonde, sono emerse anche le criticità attuali del sistema di cura nell’area materno infantile e, in generale, nella promozione della salute della donna e famiglia; le diseguaglianze nell’erogazione delle cure per mancata o inadeguata garanzia dei livelli essenziali di assistenza, causati dai tagli lineari e da paradigmi assistenziali ormai obsoleti che non tengono conto dei cambiamenti del contesto sociale, dei bisogni sempre nuovi e della mutevole domanda di salute; le invasioni di campo di altri professionisti che limitano la piena applicazione dell’attività e della responsabilità proprie dell’Ostetrica/o e non garantiscono l’appropriatezza nella presa in carico della donna, della coppia e della collettività in tutti i contesti assistenziali. Infine, la mancata implementazione dei modelli assistenziali a basso rischio ostetrico delineati, in applicazione dell’ASR 2010, dal Ministero della salute nel documento prodotto dal Comitato Percorso Nascita Nazionale nel 2017.
Accanto a queste, e altre criticità, la Mozione finale del 35 Congresso Nazionale FNOPO contiene soprattutto gli impegni e le richieste della Federazione, che sono stati approvati all’unanimità dell’assemblea.
«Quello appena concluso è stato un Congresso di categoria che ha riscontrato una fortissima adesione e soprattutto è stato caratterizzato da un notevole contenuto scientifico per il quale ritengo siano doverosi i ringraziamenti a tutti i relatori e all’organizzazione – ha commentato la presidente della FNOPO, la dottoressa Maria Vicario – Uno dei punti focali di questa 35esima edizione è stato sicuramente aver voluti puntare su una tematica cardine per l’intera categoria, ovvero la formazione. Condivido infatti le parole della dottoressa Serena Battilomo, dirigente del Ministero della Sanità, e tra i nostri autorevoli ospiti che l’ha definita un pilastro per il futuro. Non a caso la FNOPO chiede da anni ormai che si ampli il percorso di laurea in Ostetricia a 5 anni. Se da una parte l’attuale cornice legislativa attribuisce, infatti, all’ostetrica/o piena autonomia e responsabilità, anche legale, in particolare nell’accertamento e assistenza alla gravidanza, parto e puerperio, dall’altra si è avuta una contrazione del corso di studi: da 5 a 3 anni. Alla luce di nuovi scenari assistenziali, è richiesto un ulteriore impegno formativo post laurea (master di I livello) in campi specifici quali la Procreazione medicalmente assistita, la salute pelviperineale e l’ostetricia di famiglia e di comunità. Su questa tematica, già dal 2015, la Federazione si è attivata con l’elaborazione di un documento specifico, a cura di un gruppo di lavoro interdisciplinare, presentato in vari consessi tecnico istituzionali. Così come facciamo nostro l’invito a una maggior presenza delle ostetriche nella ricerca, portato dalla dottoressa Serena Donati, ricercatrice dell’Iss, assieme all’esortazione a iniziare a fare nella propria realtà, anche piccola, quanto possibile per dare risposte e alternative di scelta alle donne».
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