Nel Dl Rilancio estesa la possibilità di accedere ai concorsi per la dirigenza sanitaria a partire dal penultimo anno di specializzazione anche per gli specializzandi non medici. Sulla carenza di personale il presidente Stasi: «Ci mancano circa 280-300 fisici medici, cioè il 27-30%»
Qualche giorno fa ha celebrato l’anniversario della scomparsa della madre della fisica applicata alla medicina Marie Curie (il 4 luglio 1934) ricordando su Facebook il simpatico aneddoto, probabilmente una leggenda, che vide protagonista la scienziata che a un giornalista che le chiese come ci si sentisse ad aver sposato un genio (il marito Pierre Curie), la Curie rispose: «Non so, chiedetelo a mio marito». Con Michele Stasi, Presidente dell’Associazione Italiana di Fisica Medica, abbiamo provato a fare il punto sulle principali tematiche che riguardano una professione che oggi conta un migliaio di professionisti, circa il 30% in meno del fabbisogno necessario secondo gli standard Europei e del Ministero della Salute.
Dopo aver sottolineato che la vera celebrazione della Curie non è il 4 luglio ma il 7 novembre, giorno della nascita della scienziata e Giornata internazionale della Fisica medica, entriamo nel vivo delle tematiche che riguardano la professione, a cominciare dall’emergenza Covid-19 che ha visto anche i fisici medici impegnati a garantire l’assistenza sanitaria in questo momento difficile per la sanità italiana.
Presidente, come hanno affrontato l’emergenza Covid-19 i fisici medici?
«Noi come tutti i professionisti sanitari abbiamo garantito la continuità assistenziale. Una buona parte di noi lavora nei reparti di radioterapia dove ci sono i malati di cancro, quindi abbiamo continuato a seguire l’attività clinica anche durante questa emergenza e lavorato in modo continuativo all’interno dei reparti supportando l’attività dei radio-oncologi. Poi c’è stata tutta la parte relativa alla sostituzione e all’acquisizione di nuove apparecchiature radiologiche, soprattutto quelle portatili e TAC perché c’era obsolescenza storica di questa tipologia di attrezzature e in questo momento di emergenza erano indispensabili per far fronte a tutti i malati e per garantire loro corrette diagnosi considerando soprattutto le conseguenze polmonari del Covid-19. Ci siamo dati un gran da fare per effettuare le prove funzionali e di qualità in modo rapido ed efficiente in modo che fossero idonei dal punto di vista clinico e diagnostico garantendo la migliore qualità diagnostica».
Nel Dl Rilancio un emendamento permetterà anche agli specializzandi non medici di accedere ai concorsi per la dirigenza sanitaria a partire dal penultimo anno di specializzazione, andando così a colmare un gap aperto con l’approvazione del Decreto Calabria. La battaglia per la parità è ancora lunga però…
«Oggi operano circa 30 tipologie di professionisti sanitari. I dirigenti sanitari non medici sono tantissimi: fisici, farmacisti, biologi, chimici, veterinari, odontoiatri, psicologi. Tutta questa dirigenza per poter entrare in ospedale deve fare un percorso formativo che è simile a quello dei medici. Per i medici la specializzazione è retribuita con un contratto come è giusto che sia. Purtroppo per quel che riguarda la dirigenza sanitaria non medica questo non accade. I nostri giovani devono svolgere il 75% delle ore di specializzazione come tirocini obbligatori in ospedale. Quindi siamo una forza presente e attiva in ospedale, nei reparti di fisica sanitaria, di radioterapia, di medicina nucleare, di radiodiagnostica, che non è retribuita per cui chi vuole intraprendere questo tipo di carriera sa che per otto anni deve studiare senza aver nessun tipo di retribuzione. Il Dl Rilancio ha almeno adeguato il livello di accesso al Servizio sanitario nazionale. La vera equiparazione, la vera parità di diritti si avrà quando avremo i contratti per tutti gli specializzandi».
C’è carenza di fisici medici negli ospedali italiani?
«Noi fisici medici siamo un migliaio e siamo distribuiti su tutto il territorio nazionale. Ci sono degli standard sia dell’Unione europea che del Ministero della Salute sul numero dei fisici medici necessario. Nelle regioni dove la sanità è più virtuosa come Emilia-Romagna, Toscana, Lombardia lo standard è corretto e allineato ai paesi europei con 18-20 fisici medici per milione di abitanti. In altre regioni come per esempio Lazio (anche se quest’anno c’è stato a Roma un concorso per 10 posti di dirigente fisico), Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Abruzzo, abbiamo numeri molto più bassi e inadeguati. Di conseguenza anche la distribuzione geografica non è omogenea nel territorio italiano. Il numero di fisici medici che lavora nel SSN è circa il 70% di quello di cui avremmo necessità per garantire uguali standard in tutto il Paese. Ci mancano circa 280-300 fisici medici, cioè il 27-30%».
Che prospettive ci sono per l’uso delle radiazioni in medicina?
«L’uso delle radiazioni in medicina è fondamentale nella cura, soprattutto in radioterapia, con macchine sempre più sofisticate. Penso alle macchine di protonterapia: fino adesso abbiamo curato i tumori con fotoni, invece il futuro ci presenta la possibilità di trattare tumori con particelle, i protoni, che hanno la caratteristica di avere un rilascio della dose da radiazione molto più precisa preservando gli organi sani e quindi con una riduzione della tossicità. Il secondo aspetto sono le macchine di radioterapia guidate non solo da Cone Beam-TC ma da risonanza magnetica. Nella diagnostica c’è un mondo nuovo e affasciante che si sta sviluppando attraverso l’utilizzo di sistemi che applicano metodi di Intelligenza Artificiale, in particolare machine learning e deep learning, a supporto della diagnosi».
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