Ad Exposanità AIFI (Associazione italiana di Fisioterapia) ha presentato alcune best practice di fisioterapia territoriale. E nelle scuole è successo per la campagna “la schiena va a scuola”, portata in 400 classi. Cecchetto: «Prossima giornata mondiale della Fisioterapia dedicata all’artrite e alle malattie reumatiche»
Offrire delle prime indicazioni per problemi muscolo-scheletrici o abbattere i tempi di conferimento degli ausili. La presenza della fisioterapia nei percorsi assistenziali del territorio può essere di grande aiuto per i pazienti. È quello che ha cercato di dimostrare AIFI (Associazione Italiana di Fisioterapia), che nell’ultima Exposanità di Bologna ha portato le best practice di nuovi modelli di fisioterapia territoriale che hanno già avuto dei riscontri positivi.
«Abbiamo presentato diversi modelli, anche di presa in carico di assistenza domiciliare – spiega a Sanità Informazione Simone Cecchetto, presidente di AIFI -. Ad esempio, in uno di questi modelli abbiamo mostrato come i fisioterapisti possono facilitare i percorsi di valutazione e fornitura degli ausili riducendo i tempi di conferimento e ottenendo anche una riduzione dei costi. Oppure il triage che può fare il fisioterapista a fianco del medico di medicina generale per problemi muscolo scheletrici. Sembra che il 40% dei pazienti che si rivolge ai MMG soffra di questi disturbi. Un fisioterapista che valuta e fornisce le prime indicazioni può ridurre il ricorso a farmaci e indagini diagnostiche».
La sfida ora per la fisioterapia è quella di avere un ruolo chiaro nella riforma dell’assistenza sanitaria territoriale che è stata delineata nel DM71.
«Il DM71 focalizza l’attenzione sui diversi setting tipici delle cure primarie – continua Cecchetto – come l’assistenza domiciliare, le Case della salute, gli Ospedali di comunità, gli Hospice e la COT – Centrale Operativa Territoriale. La riabilitazione è citata in alcuni punti del documento, ma è citata ma come un qualcosa in più che entra all’occorrenza. Ma la riabilitazione non può essere considerata accessoria. Se l’assistenza soddisfa i bisogni, la riabilitazione punta a ridurre i bisogni; non può essere una eventualità, dovrebbe essere sempre presente al fianco dell’assistenza per rendere più sostenibile il sistema salute».
A confermare il ruolo chiave nella prevenzione dei fisioterapisti è l’iniziativa AIFI “La schiena va a scuola” per portare la prevenzione delle malattie dell’apparato muscolo-scheletrico all’interno degli istituti. Il progetto, portato nel 2021 a livello nazionale, ha visto coinvolti 150 fisioterapisti, appositamente formati, è arrivato nella sua prima fase sperimentale a circa 360 classi in 17 regioni e a circa 8500 bambini delle scuole elementari.
«L’iniziativa è stata estremamente gradita – spiega il presidente AIFI -. I fisioterapisti proponevano ai bimbi di pensare a come gestire al meglio la schiena non solo nella seduta al banco ma anche nella gestione dei pesi nella cartella e in tutti i momenti di vita. L’interesse verso l’iniziativa è aumentato e diversi assessorati e provveditorati si stanno interessando al progetto».
Il fisioterapista è diventato sempre più centrale anche nella promozione dell’attività fisica oltre che nella cura di malattie degenerative. Un bisogno che si declina sempre di più nel territorio. «Quest’anno – conclude Cecchetto – la giornata mondiale della fisioterapia sarà dedicata all’artrite e alle malattie reumatiche. Per queste patologie, come anche per il Parkinson e altre malattie neurodegenerative, entra in gioco un nuovo modello di fisioterapia proattiva e di iniziativa. Al modello ospedalocentrico si sostituisce un modello più territoriale e di prossimità che faccia sentire la persona parte di un percorso e non debba rincorrere il fantomatico ciclo di dieci sedute che in questi casi è limitativo».
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