Il Segretario nazionale dell’Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali Barbara Lucia: «Attualmente in Italia i terapisti occupazionali sono 2.300, un numero insufficiente per rispondere al fabbisogno di salute e benessere dei cittadini. In molti stati europei, invece, questo professionista è considerato fondamentale nel team multidisciplinare riabilitativo»
Era il 24 maggio di 24 anni fa quando, per la prima volta, fu pubblicato il profilo professionale del terapista occupazione in Gazzetta Ufficiale. Per questo, l’AITO (l’Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali), con l’art. 25 del suo statuto, ha deciso di istituire, in questa data, la Giornata nazionale del Terapista Occupazionale.
«La celebrazione del 2021 è dedicata al modo in cui la pandemia ha rafforzato l’identità professionale – spiega Barbara Lucia, Segretario nazionale Aito -. L’attuale emergenza sanitaria Covid-19, infatti, ha modificato le abitudini, riadattato le nostre vite personali e lavorative. In questo contesto anche il terapista occupazionale si è dovuto adattare, cambiando il setting di lavoro, utilizzando nuovi strumenti come videochiamate, telefonate. Grazie alla tele-riabilitazione il terapista occupazionale è riuscito a monitorare, supervisionare, valutare e gestire i pazienti a distanza, soprattutto nel rientro a domicilio».
Il terapista occupazionale ha un ruolo fondamentale nella fase riabilitativa di coloro che hanno contratto l’infezione da Covid-19. «Man mano che i sintomi respiratori di un paziente migliorano, questo viene inserito in un piano di riabilitazione funzionale multidisciplinare dove interagiscono varie figure, dal fisioterapista al logopedista. In particolare – aggiunge il Segretario Aito – il terapista occupazionale valuta i bisogni del paziente identificando gli obiettivi e interviene con un programma terapeutico volto all’insegnamento di tecniche di risparmio energetico, all’utilizzo di strategie compensative per svolgere le principali attività della vita quotidiana e addestrare il caregiver o il familiare a gestire il paziente Covid».
Attualmente, in Italia, i terapisti occupazionali sono 2.300: «Un numero ancora insufficiente a rispondere al fabbisogno di salute e benessere dei cittadini – commenta il Segretari Aito -. A dimostrazione di ciò anche le parole del ministro Speranza che, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, ha scritto sui social che “sono ancora troppe le persone che nel nostro paese vivono delle limitazioni nello svolgere semplici azioni quotidiane”».
Ed è proprio sulla routine che lavora il terapista occupazionale. «Tra i suoi obiettivi ci sono il recupero delle autonomie, come fare la doccia, alzarsi dal letto, uso del telefono. Il recupero della partecipazione nella vita sociale e lavorativa, come preparare ed organizzare una valigia, rendere accessibili gli ambienti di lavoro», spiega Barbara Lucia. In che modo? «Utilizzando strategie motorie alternative – risponde la terapista occupazionale -, addestrando il paziente all’uso di tecnologie e ausili, adattando l’ambiente di vita, le attività e con l’utilizzo di training specifici».
«In molti stati europei, la figura del terapista occupazionale è riconosciuta e considerata fondamentale nel team multidisciplinare riabilitativo, sulla base delle evidenze scientifiche raccolte in materia. Di conseguenza, ci auguriamo che presto anche l’Italia si adatti agli standard europei, incrementando l’ambito formativo e implementando i piani di fabbisogno del personale sanitario – dice la professionista -. Sono passati 24 anni dalla pubblicazione del profilo professionale del terapista occupazionale nella Gazzetta Ufficiale n.119/97 e in questi anni, dal 1977, è stato svolto molto lavoro da parte dell’AITO sulla valorizzazione e tutela della professione. Per questo – conclude -, ci auguriamo che con l’ingresso nell’elenco delle associazioni tecnico-scientifiche l’AITO possa contribuire, in questa nuova veste, alla formazione e ricerca delle scienze occupazionali e nella stesura delle linee guida».
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