Rodolfo Sardone, presidente SIA: «Digitalizzare la sanità non basta. È necessario formare il personale sanitario che utilizza le nuove tecnologie, fin dall’università. L’abilitazione digitale è necessaria anche tra i pazienti, soprattutto i più anziani»
«Dematerializzare gli ambulatori di terzo livello, permettendo agli audiometristi di controllore a distanza il funzionamento degli impianti dei propri pazienti, anche mentre sono a casa propria, comodamente seduti in poltrona a guardare la tv». È così che Rodolfo Sardone, presidente SIA, la Società Italiana di Audiometria, descrive uno dei principali obiettivi a cui punta la categoria professionale attraverso l’implementazione della tele-audiologia.
L’istituzione di “ambulatori 4.0” è un traguardo così atteso da aver coinvolto anche molte aziende produttrici di apparecchi acustici: «Sono in via di sviluppo – aggiunge Sardone – piattaforme in grado di garantire non solo il monitoraggio del buon funzionamento dell’impianto, ma anche la tutela della privacy e la sicurezza del paziente. Questi apparecchi, infatti, pur avendo un’invasività minima, in maniera assolutamente stocastica, possono avere un effetto dannoso sulla salute del paziente».
Se fino a qualche anno fa la telemedicina era una meta ambita, ora, con l’esplosione della pandemia, è diventato un traguardo da raggiungere con una certa urgenza. «La necessità di diagnosi, riabilitazione e, soprattutto, monitoraggio del paziente audioleso nel suo domicilio è diventata più impellente negli ultimi 18 mesi. Con l’emergenza Covid-19 e la chiusura degli ambulatori è stato inevitabile escogitare un’alternativa per restare accanto a tutti i nostri pazienti», sottolinea il presidente SIA.
Gli interventi a distanza sono stati in molti casi “improvvisati” e limitati a causa di una scarsa alfabetizzazione digitale sia dei professionisti sanitari, che dei pazienti. «Il potenziamento della formazione del personale che utilizza le nuove tecnologie è un intervento prioritario, tanto che, oltre ad essere oggetto di aggiornamento professionale, dovrebbe diventare materia universitaria. Non si tratta dell’informatica base, già prevista negli atenei, ma della digital health. L’abilitazione digitale è, ovviamente, necessaria anche tra i pazienti, soprattutto i più anziani, la cui cultura informatica è generalmente scarsa. Questo perché – spiega l’audiometrista -, avvalerci di infrastrutture digitali avanzate servirebbe davvero a poco se i soggetti chiamati ad usufruirne non sono istruiti all’utilizzo».
«La telemedicina non solo è un valore aggiunto, ma è il futuro della medicina», dice Sardone. Molti degli interventi attualmente previsti in sanità, compresi quelli inseriti nel Recovery Plan, puntano al rafforzamento della medicina territoriale. «E – assicura il presidente Sia – non esiste nulla che possa essere più prossimo al paziente della telemedicina. Quanto il 5G sarà diffuso in modo capillare su tutto il territorio nazionale e le apparecchiature in dotazione ai pazienti provviste di connessione internet, allora potremmo davvero offrire una medicina realmente prossima al paziente. L’intelligenza artificiale non sostituirà il clinico, ma rendere il suo lavoro sempre più preciso, efficace ed efficienti, conducendoci – conclude lo specialista – verso la diffusione del concetto di “delivery” anche in sanità».
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