La presidente della Federazione Logopedisti Italiani: «Grazie alla telelogopedia durante il lockdown siamo riusciti a non interrompere le terapie in corso, garantendo una continuità assistenziale a tutti i nostri pazienti. La telelogopedia diventerà un alleato futuro della nostra professione»
«C’è chi dovrà ricominciare a mangiare partendo dallo svezzamento, quasi come se fosse un bambino. Chi, invece, avrà bisogno di riacquistare l’orientamento, il senso del gusto o quello dell’olfatto». È Tiziana Rossetto, presidente della Federazione Logopedisti Italiani (FLI) a descrivere alcune delle conseguenze con cui potrebbero dover fare i conti le persone affette da Coronavirus che hanno trascorso molto tempo in terapia intensiva. «Per garantire la ripresa di questi pazienti – continua Rossetto – in molti complessi ospedalieri sono già state formate delle equipe specializzate multidisciplinari da destinare alle unità di terapia sub-intesiva per pazienti Covid-19».
Ed in questo team c’è anche il logopedista: «Ci sono pazienti che a causa del Coronavirus hanno trascorso più di 60 giorni in terapia intensiva – sottolinea la presidente FLI -, altri che hanno subito una tracheotomia. Casi particolari che richiederanno l’assistenza del logopedista per riacquisire alcune delle capacità perdute, prima fra tutte quella di alimentarsi per via orale».
E mentre alcuni professionisti si preparano ad affrontare questa nuova fase dell’emergenza scatenata dal Coronavirus, altri, sin dal primo giorno, sono impegnati in prima linea. «Non sono pochi i logopedisti che lavorano “sul fronte”, negli ospedali Covid-19 – aggiunge Rossetto -. Ed è proprio per questi professioni che, in tempi record, abbiamo redatto le linee guida per la gestione del Coronavirus. Siamo stati i primi in Europea a stilare un documento ad hoc per i logopedisti, tanto che altri Paesi ne hanno tratto ispirazione, Stati Uniti compresi».
Linee guida che hanno permesso anche ai logopedisti impegnati al di fuori delle strutture ospedaliere di continuare il proprio lavoro in piena sicurezza: «Nel giro di pochissimi giorni dall’inizio del lockdown è stato attivato lo smartworking anche per la nostra categoria professionale – racconta la presidente FLI -. Grazie alla telelogopedia siamo riusciti a non interrompere le terapie in corso, garantendo una continuità assistenziale a tutti coloro che già seguivano un percorso terapeutico».
Ma non è tutto: l’applicazione di modelli di telemedicina al mondo della riabilitazione logopedia, se da un lato ha permesso di gestire una situazione di emergenza, dall’altro ha aperto nuovi interessanti scenari. «Attraverso la telelogopedia – spiega la presidente Fli – il professionista entra a casa del suo assistito. In molti casi riesce addirittura ad instaurare un contatto con entrambi i genitori di un bambino che allo studio, invece, era sempre accompagnato solo da uno dei due. Possiamo avere un rapporto più intimo e, nel caso dei più piccoli che sono nativi digitali, riusciamo anche ad aumentare il livello di attenzione».
La telelogopedia, pur essendo una metodologia innovativa già utilizzata da alcuni logopedisti, potrebbe diventare sempre più diffusa se non addirittura un metodo alternativo di concepire la professione, anche quando l’emergenza Coronavirus sarà superata. «Non sostituirà di certo il contatto diretto ma – conclude Rossetto – diventerà, senza dubbio, un alleato futuro del nostro lavoro».
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