Per il presidente degli Psicologi è «un segnale importante» ma ora occorre ampliare le risorse. Al bonus hanno aderito 27mila professionisti: «Un numero in grado di coprire tutto il territorio nazionale» spiega Lazzari, che insiste: «Il Servizio sanitario non deve guardare solo ai corpi, ma dev’essere in grado di guardare alle persone con una visione integrata»
«La trasformazione del bonus psicologico da una tantum a strutturale è un segnale molto importante perché avviene all’interno di una legge di Bilancio molto rigida, con le risorse destinate in gran parte alla crisi energetica. Quindi il fatto che si è riusciti all’interno di questa legge ad approvare questa misura non era scontato e il dato è molto positivo». David Lazzari, presidente del CNOP, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, commenta a Sanità Informazione una delle novità più rilevanti della Legge di Bilancio 2023, la scelta (arrivata con l’approvazione di un emendamento Pd alla manovra) di far diventare permanente il bonus psicologo e di aumentare da 600 fino a 1.500 euro la cifra massima ottenibile dai beneficiari.
Non è, però, tutto rose e fiori. Le risorse stanziate ammontano a 5 milioni di euro per il 2023 e 8 milioni di euro a decorrere dal 2024. Una dote più bassa rispetto ai 25 milioni disponibili quest’anno e grazie ai quali ai quali è stato possibile accogliere poco più del 10% delle quasi 400 mila domande presentate. Per questo motivo, per i prossimi anni, la platea dei beneficiari potrebbe ridursi ulteriormente. Nella prima tornata del 2022 le domande di sessioni di psicoterapia con il bonus psicologo presentate all’Inps sono state in totale 395.604. Le istanze accolte sono 41.657.
«È positivo l’aumento della somma che viene stanziata per il singolo cittadino perché consente anche dei percorsi più significativi – spiega Lazzari -. Adesso quello che chiediamo è, da un lato, di ampliare il quantum del bonus e dall’altro di inserire il bonus all’interno di un quadro di misure più articolato. Penso in particolare a due esigenze sotto gli occhi di tutti che sono la consulenza psicologica nella scuola e lo psicologo delle cure primarie».
Per chi ha diritto, non sarà difficile trovare uno psicologo dove poter usufruire del bonus: sono 27mila i professionisti che hanno aderito, un numero in grado di coprire tutto il territorio nazionale.
«Ora però è fondamentale cominciare a creare una rete pubblica di risposta ai bisogni psicologici – continua il Presidente CNOP -. Il modo migliore per creare una situazione virtuosa dal punto di vista costi-benefici è quello di inserire psicologi all’interno di due contesti molto significativi: in primis la scuola. Abbiamo visto tutti quanto il disagio interessi le giovani generazioni. Quindi la scuola è sicuramente un luogo importantissimo per fare prevenzione e per fare promozione della resilienza».
Ma per Lazzari è fondamentale anche ampliare la rete psicologica di base, a partire dallo psicologo delle cure primarie e dalla nuova medicina territoriale. «L’altro contesto su cui lavorare è la medicina di famiglia perché dal medico di famiglia o dal pediatra i cittadini portano le loro problematiche insorgenti. Lì una quota molto importante di queste problematiche ha aspetti di carattere psicologico. Quindi inserire nella rete della medicina e della pediatria di famiglia anche delle competenze psicologiche diventa un investimento di fondamentale importanza», spiega Lazzari che si augura anche un coinvolgimento degli psicologi all’interno delle Case di Comunità.
A chi, come la presidente della Società Italiana di Psichiatria Emi Bondi, critica il bonus perché manca una visita pubblica per definire e orientare i bisogni del paziente, Lazzari replica così: «Lo specialista in grado di valutare l’esigenza del cittadino è lo psicoterapeuta, uno specialista che dopo la laurea fa un percorso di specializzazione di quattro anni ed è nelle condizioni di valutare i bisogni del cittadino e che tipo di percorso il cittadino necessita. Questo è stato un tema discusso ma poi accantonato perché il pubblico già oggi è in grande difficoltà e riesce solo a seguire le situazioni più gravi. Qui c’è già una specialista che interviene, io credo che questo filtro non serva».
Il successo del bonus psicologo va di pari passo con quella che può essere definita una vera e propria ‘emergenza salute mentale’, con sempre più frequenti episodi di violenza anche intrafamiliare: «Siamo in una situazione in cui già prima della pandemia le varie forme di disagio psicologico erano molto aumentate e questo in tutti i paesi europei – commenta Lazzari -. Con la pandemia sono esplose, ma poi però siamo entrati in un clima comunque di crisi, di incertezza. Non siamo usciti dal tunnel per la guerra in Europa, il dato climatico che sta diventando sempre più invasivo e sempre più evidente e le ricadute economiche della guerra. Penso alle parole di Christine Lagarde, Presidente della BCE, che ha parlato di ‘permacrisi’, cioè di una crisi permanente».
Un disagio che però la nostra società non riesce ancora a gestire nel modo migliore secondo Lazzari: «Non siamo attrezzati come società e infrastrutture pubbliche ad affrontare questo tipo di situazione che si affronta in termini di promozione e di prevenzione, prima ancora che di cura. Non c’è una rete per fare questo perché è un tipo di attività che in qualche maniera non è stata mai sviluppata: in passato abbiamo creato i servizi per le malattie psichiatriche, ma affrontano solo le situazioni più gravi».
L’altra grande sfida, per Lazzari, è quella di prendersi cura di chi soffre a causa delle malattie, garantendo il giusto sostegno psicologico: «Penso a chi ha una malattia importante, come una malattia oncologica. Sappiamo quanto è importante un aiuto psicologico per affrontare la malattia nel modo migliore. Non è una questione di contorno. Il Servizio sanitario non deve guardare solo ai corpi, ma dev’essere in grado di guardare alle persone con una visione integrata. Servono anche professionalità di tipo psicologico, questo ci dicono oggi le evidenze scientifiche».
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