L’intervista esclusiva al Presidente Simmas: «L’emendamento inserito in Manovra di Bilancio permetterà a 20.000 massofisioterapisti di continuare a lavorare. Chiediamo la possibilità di iscrizione agli elenchi speciali anche per gli attuali studenti e i diplomati che non hanno maturato 36 mesi di lavoro»
«Il massofisioterapista esiste nel panorama delle professioni riabilitative da circa 50 anni, è la professione più “raccontata” nei tribunali amministrativi italiani dove i giudici hanno riconosciuto la legittimità dei corsi di formazione abilitanti alla professione. Per questo, la Manovra 2019 non autorizza persone prive di un titolo a lavorare ma permette a professionisti formati ai sensi di una Legge dello Stato – la 403 del 19 maggio 1971 – di poter continuare a lavorare». È questa la posizione del Simmas (sindacato italiano massofisioterapisti massaggiatori sportivi) in merito alle polemiche sollevate dall’emendamento del Governo che permette ai massofisioterapisti l’iscrizione negli elenchi speciali. Al fine di fare chiarezza sull’argomento, il presidente Luca De Martino ha fatto alcune precisazioni sullo status normativo di cui gode il massofisioterapista e sulle sue competenze, avanzando al Governo richieste specifiche.
Qual è l’inquadramento giuridico del massofisioterapista e quali sono le sue competenze?
«Il massofisioterapista è una figura sanitaria formata ai sensi della Legge 403 del 19 maggio 1971 che all’art. 1 comma 1 la definiva “professione sanitaria ausiliaria”. Quanto alle competenze, la Legge sottolinea che “il massofisioterapista è in possesso di una solida cultura di base e di una preparazione professionale che gli consentono sicure competenze operative atte alla prevenzione, alla cura e riabilitazione. La professione sanitaria ausiliaria di massofisioterapista è praticata attraverso il massaggio terapeutico, igienico, connettivale, estetico applicato allo sport, con modalità differenti a seconda della patologia e dell’età dei pazienti. Il massofisioterapista per le competenze acquisite è in grado di: lavorare sia in strutture pubbliche che private; svolgere tutte le terapie di massaggio e di fisioterapia in ausilio all’opera dei medici”. Numerose sentenze del Consiglio di Stato hanno ribadito che “tenuto conto del fatto che nel nostro ordinamento, la nuova figura del fisioterapista non ha assorbito la preesistente figura del massofisioterapista e che non essendo intervenuto un atto di individuazione della figura del massofisioterapista, come una di quelle da riordinare, né essendo intervenuti atti di riordinamento del relativo corso di formazione o di esplicita soppressione, quella professione (e relativa abilitazione) è in sostanza rimasta configurata nei termini del vecchio ordinamento, con conseguente conservazione dei relativi corsi di formazione». L’ approvazione della legge 145 del 30 dicembre 2018 oltre a prevedere l’inserimento dei massofisioterapisti che abbiano lavorato almeno 36 mesi negli ultimi dieci anni in speciali elenchi ad esaurimento, ha anche abrogato l’articolo 1 della legge 403/71. In futuro non saranno attivati nuovi corsi di formazione di massofisioterapia.
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Il provvedimento del Governo inserito nella Legge di Bilancio, ha stabilito la deroga per l’iscrizione al maxi ordine delle professioni sanitarie anche per i professionisti che abbiano lavorato per 36 mesi nell’arco di 10 anni purché si iscrivano agli elenchi speciali istituiti entro il 31-12-2019. Questa decisione ha suscitato critiche e polemiche. La posizione del Simmas è stata favorevole. Cosa risponde a chi ha sostenuto che la manovra autorizzi persone “prive di titoli” a lavorare?
«È stato approvato un provvedimento importante che permetterà a circa 20mila massofisioterapisti di continuare a lavorare. Il massofisioterapista esiste nel panorama delle professioni riabilitative da circa 50 anni, è indubbiamente la professione più “raccontata” nei Tribunali amministrativi italiani. Innumerevoli volte i giudici hanno sostenuto la legittimità dei corsi di formazione che hanno permesso di formare ai sensi di una Legge dello Stato. La manovra autorizzerebbe persone prive di titoli a lavorare? Nonostante il tentativo maldestro di far passare questo messaggio, non è certamente il nostro caso».
Qual è l’appello e le richieste che fate al Governo?
«È stato fatto un passo in avanti importante, ma non basta. Innanzitutto, chiediamo di essere convocati dal Ministero della Salute insieme alle altre associazioni rappresentative della categoria, per contribuire all’elaborazione dei decreti attuativi della Legge 145/2018. In secondo luogo, chiediamo che venga concessa la possibilità di iscrizione agli elenchi speciali ad esaurimento, da articolare nel prossimo provvedimento utile, anche agli attuali studenti del corso di massofisioterapia e ai diplomati che non hanno maturato 36 mesi di lavoro. Se così non fosse, si delineerebbero giustificati profili di incostituzionalità perché non si possono creare disparità di trattamento tra chi ha avuto la “fortuna” di maturare 36 mesi di lavoro e chi no. Tutti i massofisioterapisti si sono diplomati e si diplomeranno ai sensi della medesima Legge, non possono esistere differenze».