Dal 2013 si celebra una ricorrenza che punta l’attenzione su questa professione che in Italia conta 3004 iscritti alla FNO TSRM PSTRP, la maggior parte in regime di libera professione o dipendenti di studi privati. Sono 19 i corsi di laurea attivi
Il primo lunedì del mese di giugno, dal 2013, è la Giornata Mondiale dell’Ortottica o, per usare il termine inglese il World Orthoptic Day. Quest’anno la ricorrenza, organizzata dall’International Orthoptic Association (IOA), cade lunedì 7 giugno e sarà un’occasione per portare l’attenzione su una professione sanitaria che gioca un ruolo cruciale per la prevenzione di alcuni disturbi visivi, come l’ambliopia o occhio pigro. Quest’anno, causa Covid, non ci saranno campagne di screening gratuite ma l’impegno si concentrerà su alcune iniziative social per far conoscere la professione come una ‘selfie competition’ tra i professionisti che sono chiamati a postare foto sul tema “Ortottisti durante la pandemia da Covid”.
In Italia sono in questo momento 3004 gli ortottisti iscritti alla FNO TSRM PSTRP che, tra le 19 professioni, annovera anche gli Ortottisti. «Ci occupiamo di screening dall’età neonatale all’età adulta e di valutazione ortottica – spiega a Sanità Informazione Lucia Intruglio, presidente della Commissione d’Albo nazionale degli Ortottisti e Assistenti in Oftalmologia -. Siamo l’unica professione ad avere nel nomenclatore tariffario una prestazione con il nostro nome con la quale facciamo tutta una serie di rilevazioni. Ci occupiamo di riabilitazione, sia per ripristinare una visione binoculare sia in supporto di quei pazienti ipovedenti che non possono migliorare quanto vedono ma possono ottenere delle strategie per meglio orientarsi al lavoro, a casa, nello studio. E poi abbiamo l’esecuzione di tutti gli esami di oculistica che sono molto numerosi».
In Italia ci sono 19 corsi di laurea in Ortottica, ma in passato si è arrivati anche a 26. «C’è una sperequazione: in Sicilia ce ne sono tre, mentre in Lombardia, con una popolazione due volte più grande, ce n’è uno solo – spiega Intruglio -. Alcune regioni ne attivano uno ogni tre anni. Potrebbe essere una soluzione. Bisogna considerare il fabbisogno degli operatori da formare».
«L’Ortottista nasce nel 1955 per il test dell’ambliopia, conosciuta come ‘occhio pigro’. È un occhio sano ma che funzionalmente non vede e deve essere abilitato. Andare nelle scuole materne o nelle prime due classi delle scuole elementari può essere fondamentale perché se preso in tempo si può recuperare molto facilmente», continua Intruglio.
Stando ai dati del 2018, gli Ortottisti operano per la maggior parte come liberi professionisti o come dipendenti di studi privati: sono invece 849 gli ortottisti nel SSN pubblico e 280 nel sistema convenzionato.
«Servono politiche sanitarie non spinte da alcune categorie professionali ma sostenute dai bisogni di salute – conclude Intruglio -. Il primo bisogno di salute è la prevenzione. Noi non dobbiamo far ammalare le persone, dobbiamo arrivare prima. L’impegno nello screening deve essere uniforme su tutto il territorio nazionale. Non possiamo avere alcune province che sono da esempio in questo senso e le altre ferme. E poi si deve tornare al territorio, non come slogan ma perché la prevenzione dev’essere l’obiettivo principale del Sistema sanitario nazionale. Un ambliope non trattato è un monocolo a vita».
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