La vicepresidente della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetricia sottolinea: «Obiettivo creare nuovi posti di lavoro e soprattutto e produrre risposte ferme e culturalmente supportate da evidenze scientifiche agli attuali bisogni di salute»
Dopo sei anni di lavoro si aprono nuove prospettive per le professioniste ostetriche, non solo in tema di preparazione ma anche di sbocchi professionali. Approvati tre master che andranno ad ampliare l’offerta post-laurea della categoria: Ostetricia di famiglia e di comunità, Ostetricia nella patologia della riproduzione umana di coppia (Pma) e Ostetricia e riabilitazione del pavimento pelvico. «Abbiamo deciso di proporre questi tre master dopo un’indagine attenta ed accurata delle richieste sia dei professionisti che dei cittadini», ha commentato Silvia Vaccari, vice presidente della Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica, Fnopo.
Il via libera ai nuovi percorsi di studi post-laurea è arrivato congiuntamente dal Miur e dal ministero della Salute, individuando oltre 90 master suddivisi tra: trasversali, interprofessionali e specialistici per ciascuna professione. «I nostri interventi e le nostre proposte – ha spiegato Vaccari – sono stati sempre elaborati alla luce di tre direttrici fondamentali: la non invasione di campo di altre professioni, la non replicabilità della formazione di base e infine la spendibilità del titolo acquisito sul mercato del lavoro. Questo anche per una migliore e più efficace offerta di cura che vogliamo offrire alle donne».
LEGGI ANCHE: CARENZA INFERMIERI, LA PROPOSTA FNOPO: RESTITUIAMO A SOLE OSTETRICHE LA CURA DELLE DONNE NELLE AREE MATERNO-INFANTILI
Le ostetriche che sceglieranno questi nuovi percorsi post-laurea, grazie alle nuove competenze acquisite, andranno a colmare evidenti vuoti assistenziali che ancora persistono a livello territoriale. «L’ostetricia di comunità, ad esempio – ha sottolineato la vice presidente della Fnopo – va a riempire quel gap che c’è tra la dimissione dopo il parto e la vita reale della neomanna, fatta spesso pure di solitudine». Anche la scelta di dedicare un master alla riabilitazione del pavimento pelvico non è affatto casuale: «La prima professionista che intercetta la donna e i suoi bisogni è l’ostetrica – ha aggiunto Vaccari -. Incontra le pazienti nei vari ambulatori, ma anche nella vita di tutti i giorni, seguendole in gravidanza, nel post parto e nell’età matura».
Formare professioniste esperte in Procreazione medicalmente assistita (Pma) è, invece, una risposta ad evidenti cambiamenti sociali e culturali: «Da un lato – ha detto la vice presidente della Federazione – le donne ricercano la gravidanza molto più tardi rispetto al passato, dall’altro, oggi, c’è uno studio molto più attento della sterilità di coppia. Pertanto, l’ostetrica è sicuramente una delle figure più idonee ad accompagnare la donna lungo questo percorso».
Ottenuto il benestare del Miur, ora, bisognerà attendere che questi master diventino pienamente operativi e presenti nei vari piani di offerta formativa degli atenei italiani: «Insieme a professionisti del settore e professori ordinari stiamo già costruendo lo schema dei Cfu – i crediti formativi universitari – e verificando gli eventuali bisogni degli studenti che affronteranno percorsi di studio di questo tipo». Sui tempi di realizzazione non c’è una data certa: non è escluso che possano essere inaugurati già durante il prossimo anno accademico. Ma al di là della data di inizio, la vice presidente della Fnopo ne ha assicurato la validità: «La proposta di questi tre master ha una doppia utilità: creare nuovi posti di lavoro e soprattutto – ha concluso – produrre risposte ferme e culturalmente supportate da evidenze scientifiche agli attuali bisogni di salute».