Panizza (FNOPO): «Un programma di prevenzione efficace dovrebbe essere inaugurato già tra i banchi di scuola. Per la rilevazione precoce delle disfunzioni del pavimento pelvico si utilizza la Perineal Card che, attraverso una scala di valori, colloca la donna in una specifica fascia di rischio»
Regola i meccanismi della continenza urinaria, delle feci e dei gas, sostiene il peso del feto durante la gravidanza e ne accompagna la fuoriuscita al momento del parto, consente un’attività sessuale soddisfacente. Sono queste le principali funzioni del pavimento pelvico, un insieme di muscoli, tendini e legamenti, che durante la gravidanza e il parto può subire dei danni. Tali danneggiamenti, seppur non completamente evitabili, possono essere contenuti attraverso specifiche strategie preventive e terapeutiche messe in atto dagli specialisti che prendono in carico la donna dalla gravidanza al puerperio. In questo contesto è centrale il ruolo dell’ostetrica che può offrire il suo contributo in tutte le fasi della vita, dall’adolescenza alla terza età.
Le ostetriche vengono adeguatamente formate, sin dall’università, affinché possano guidare la donna alla tutela del pavimento pelvico e sostenerla in un eventuale percorso di riabilitazione. «Già durante il corso di laurea di primo livello in ostetricia si apprendono le nozioni base in materia di riabilitazione e prevenzione del pavimento pelvico. Successivamente – spiega Cristina Panizza, consigliera nazionale FNOPO, la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica -, l’ostetrica può arricchire il suo bagaglio formativo attraverso uno specifico master universitario che mira ad offrire informazioni più complete proprio in ambito riabilitativo».
Ogni donna dovrebbe poter affrontare sia i nove mesi di gestazione, che il momento del parto, con un bagaglio di informazioni consolidato sui danni che questi eventi potrebbero apportare al funzionamento del pavimento pelvico. «Un programma di prevenzione efficace dovrebbe essere inaugurato già tra i banchi di scuola – assicura Panizza -. Le ostetriche esperte in riabilitazione del pavimento pelvico dovrebbero tenere dei corsi di formazione, più nello specifico di educazione sessuale, nelle scuole medie inferiori e superiori. In tal modo, ogni giovane donna otterrebbe gli strumenti necessari per conoscere la propria muscolatura e tutelarla nel tempo, evitando di giungere a danni irreversibili, come le incontinenze urinaria, fecale e di gas».
La buona teoria, purtroppo, non sempre rispecchia la pratica dei fatti. «Spesso – dice l’ostetrica – ci si interessa a questi argomenti solo durante la gravidanza, ovvero quando queste problematiche potrebbero essersi già troppo accentuate». Da diversi anni, per la rilevazione precoce delle disfunzioni del pavimento pelvico si utilizza la Perineal Card: «Attraverso una scala di valori è possibile collocare le pazienti in una specifica fascia di rischio in base a specifici fattori legati alla gravidanza ed al parto. Ad ogni fattore analizzato viene attribuito uno specifico punteggio: si va dalla predisposizione familiare, a fattori uro-ginecologici (come la presenza di incontinenza urinaria, a gas o feci già prima della gravidanza e stipsi) e ostetrici (come feto superiore ai 4 chili, circonferenza cranica del neonato maggiore di 36 cm, lacerazioni ematomi e infezioni perineali, aumento ponderale della donna maggiore di 14 kg). Sommando i singoli valori si otterrà un punteggio totale che collocherà la signora in una fascia di rischio (bassa, intermedia o elevata). A seconda del risultato ottenuto la donna sarà indirizzata a follow-up periodici o a percorsi riabilitativi a cui prendono parte, in base alla gravità della situazione -conclude Panizza -, più figure, dai medici specialisti, come ginecologi e fisiatri, ai professionisti sanitari della riabilitazione, come ostetriche e fisioterapisti».
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