Recovery e neuroscienze al centro del 2° Congresso Nazionale AITeRP: “La nuova sfida delle evidenze scientifiche e buone pratiche nei trattamenti riabilitativi in salute mentale”. La presidente Famulari: «Per la nostra Associazione rappresenterà il completamento della trasformazione da associazione maggiormente rappresentativa dei TeRP ad Associazione Tecnico-Scientifica».
Curare i sintomi non basta. Per ottenere miglioramenti nell’ambito della salute mentale è fondamentale conoscere il proprio problema, essere capaci di affrontare i fattori di stress, gestire sentimenti ed emozioni, avere una prospettiva di vita, svolgere ruoli sociali, aumentare la capacità di scelta e di autodeterminazione. Questi atteggiamenti sono racchiusi nel concetto di “recovery”, uno dei temi al centro del prossimo congresso dei Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica, in programma per dal 28 al 29 ottobre 2022 a Palermo.
“La nuova sfida delle evidenze scientifiche e buone pratiche nei trattamenti riabilitativi in salute mentale” è il titolo scelto per il 2° Congresso Nazionale AITeRP, l’ Associazione Italiana Tecnici della Riabilitazione Psichiatrica. «Il focus dell’evento riguarda la qualità e l’efficacia degli interventi nell’ambito della riabilitazione psichiatrica che fanno parte integrante dei processi di cura e di recovery delle persone con problemi di salute mentale – spiega Roberta Famulari, presidente AITeRP e responsabile scientifico del Congresso con Donatella Ussorio -. Alla luce delle evidenze scientifiche, la necessità di intervenire con un approccio integrato ormai dovrebbe essere scontato. Ciò trova il suo principale fondamento sull’evidenza che l’eziopatogenesi delle patologie psichiatriche è di natura multifattoriale determinata cioè da fattori biologici, psicologici e sociali».
Negli ultimi decenni, sono due gli aspetti che, in questo ambito, hanno assunto una rilevanza fondamentale: «Oltre al concetto di recovery è importante considerare anche il contributo delle neuroscienze – dice Famulari – che indicano come le influenze dei fattori socio-ambientali agiscono sia a livello biologico, sul genoma, sia sui comportamenti e quindi sul funzionamento psicosociale delle persone. Proprio grazie alle evidenze delle neuroscienze, i trattamenti riabilitativi hanno acquisito un fondamento scientifico perché si è visto che intervengono sulla neuroplasticità cerebrale, sulla capacità, cioè, del nostro cervello di riorganizzare i circuiti cerebrali, in seguito alle sollecitazioni derivate da nuove esperienze. Questo, si è visto, può avvenire durante tutta la vita di un individuo, anche se con gradi diversi. Ne consegue che i training intensivi di riabilitazione psicosociale – che possono essere di vario tipo -, specie quelli effettuati “in vivo”, correlati a feedback positivi e correttivi e alla rielaborazione di tale esperienza, possono modificare i meccanismi fondamentali dell’attività neuronale e contribuire allo sviluppo di nuove interconnessioni, correggendo le disfunzioni neuropsicologiche e neurofisiologiche connesse a diverse malattie mentali».
Ed è proprio alla luce di queste evidenze che i trattamenti psicosociali, se associati e in sinergia con altri interventi, garantiscono esiti migliori. «I trattamenti psicosociali se integrati con terapie farmacologiche, nel rispetto della globalità della persona e delle sue relazioni nel contesto sociale, possono migliorare la prognosi del disturbo, ma soprattutto garantire un miglior funzionamento nel real world ed il raggiungimento di obiettivi di vita soprattutto quando l’intervento è precoce. Ma al momento – aggiunge Famulari -, il divario tra le pratiche validate e quelle disponibili, erogate dai servizi di salute mentale è uno dei problemi più rilevanti. Gli interventi riabilitativi sono ancora “poco offerti”, nella pratica clinica. Per questo motivo abbiamo voluto dare ampio spazio a questa tematica affinché, anche nell’ambito della salute mentale, all’interno dei servizi, si diffonda maggiormente la cultura della medicina basata sulle evidenze scientifiche e vengano erogati dai professionisti interventi appropriati ed efficaci.
Soprattutto – sottolinea Famulari – in riabilitazione dove soffriamo ancora del vecchio retaggio dell’aspecificità degli interventi e del fatto che tutti possono fare tutto, secondo una modalità che prevede una sorta di sovrapposizione dei ruoli».
Attraverso questo Congresso l’Associazione vuole, dunque, mettere al centro dell’attenzione la qualità professionale dei TeRP, in considerazione anche di alcuni aspetti dettati dalla normativa in merito alla responsabilità professionale e all’appropriatezza e sicurezza delle cure per le persone assistite. «Il Congresso ospiterà un ricercatore statunitense, il prof J. Ventura del Dipartimento di Psichiatria e Scienze Biocomportamentali della Facoltà dell’UCLA, Direttore di un programma di ricerca rivolto alla valutazione, riabilitazione neurocognitiva e interventi precoci per i giovani. Inoltre, numerosi colleghi TeRP provenienti da diverse realtà territoriali porteranno la loro esperienza professionale qualificata, in merito ad interventi specifici erogati in vari setting e rivolti a target specifici di utenza. Questo Congresso Nazionale, inoltre – conclude Famulari – rappresenterà per la nostra Associazione il completamento della trasformazione da Associazione Maggiormente Rappresentativa dei TeRP ad Associazione Tecnico-Scientifica».
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