I professionisti inclusi nella legge Lorenzin ma esclusi dalla Gelli-Bianco. il presidente Aito, Associazione Italiana Terapisti Occupazionali: «Vorremmo avere la possibilità di essere riammessi. L’attuale esclusione impedisce alla nostra Associazione di stilare le linee guida che definiscono le competenze del terapista occupazionale»
«Alla soglia dei 60 anni un ictus lo ha reso disabile. A causa della malattia ha dovuto rinunciare al suo lavoro di medico. Presto è arrivata anche la depressione, il rifiuto di alzarsi dal letto, di lavarsi, di svolgere anche le più semplici attività quotidiane». È Michele Senatore, presidente dell’Associazione Italiana Terapisti Occupazionali, Aito, a raccontare la storia di uno dei pazienti che, grazie all’aiuto del terapista occupazionale, ha ritrovato la sua voglia di vivere.
«Condurre l’individuo verso la massima autonomia di cui è capace – ha spiegato Senatore – è tra le nostre principali attività. Il nostro motto è il “fare”: lavoriamo attraverso attività di vita quotidiana, ludiche e ricreative. Aiutiamo la persona a riacquistare la sua dignità nel proprio contesto di vita». Ed è proprio grazie a questo percorso, un cammino alla riconquista di autonomia e dignità, che il 60enne colpito da ictus ha ripreso in mano la sua esistenza. «Durante i nostri colloqui – ha raccontato il presidente Aito – abbiamo cercato di far riemergere una sua vecchia passione, uno stimolo che lo inducesse ad alzarsi da quel letto. Ben presto, ha ricordato quei giorni della sua adolescenza trascorsi ad impagliare sedie. Ha voluto ricominciare a dedicarsi a questo hobby e, per farlo, ha dovuto imparare a prendersi cura di sé – a lavarsi, a vestirsi, a preparare la colazione – facendo i conti con le disabilità cognitive e fisiche acquisite dopo l’ictus. Pian piano, poi, si è spinto anche oltre, verso un’indipendenza maggiore: ha voluto varcare la soglia di casa per imparare ad uscire e comprare, in totale autonomia, tutto l’occorrente necessario al suo hobby».
Così come previsto da D.M. 136 del ‘97 il terapista occupazionale provvede, oltre che alla riabilitazione ed alla cura, anche alla prevenzione. Questa categoria di professionisti sanitari è ormai “ordinata” dalla legge Lorenzin e, quindi, sottoposta all’ obbligo di istituire un proprio albo: «Siamo attivi in tutte le Regioni per sostenere la costituzione del nuovo assetto professionale – ha detto Senatore -. Contemporaneamente – ha continuato il Presidente Aito – siamo impegnati anche sul fronte della legge Gelli-Bianco. Il 6 novembre è stata pubblicata la delibera con l’elenco delle associazioni e società tecnico scientifiche e, purtroppo, con rammarico abbiamo scoperto di non essere stati inclusi. Le motivazioni sono da ritrovarsi in una errata presentazione della documentazione, cosicché abbiamo inoltrato una richiesta formale al ministero della Salute per capire se c’è la possibilità di essere ammessi nel più breve tempo possibile. L’attuale esclusione ci impedisce, come Aito di stilate le linee guida di competenza del terapista occupazionale nei vari ambiti di prevenzione, cura e riabilitazione, anche se siamo presenti come categoria all’interno di diverse società scientifiche già incluse nell’elenco pubblicato».
Ma non è l’unica sfida con cui i terapisti si trovano a fare i conti: «Abbiamo un grosso problema con le università. Nel sud Italia non c’è alcuna possibilità di formarsi per esercitare questa professione. Da poco è stato attivato un corso di laurea in Sicilia, a Troina, ma è l’unico esempio di tutto il mezzogiorno. Una carenza seria – ha concluso Senatore – che può essere risolta solo con un’opera di sensibilizzazione, facendo comprendere alle istituzioni che gestiscono la formazione che c’è carenza di terapisti occupazionali in tutte le Regioni d’Italia».