Piovella (SOI): «La nostra è considerata una cura di tipo elettivo, non salvavita. E, come tale, è scarsamente coinvolta in finanziamenti pubblici. Eppure, per ammodernare il parco tecnologico del SSN l’oculistica necessiterebbe di 600 milioni di euro. L’ausilio delle nuove tecnologie permette di ridurre possibili errori e complicanze intra e post-operatorie»
Il PNRR prevede l’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero: entro il 2024 saranno almeno 3.100 le nuove grandi apparecchiature operative e per il 2026 280 strutture sanitarie diventeranno hi-tech. Il restyling sarà reso possibile grazie ad una dotazione di ben 4 miliardi di euro. Ma, sfogliando l’elenco delle apparecchiature che saranno acquistate (che vanno dalle strumentazioni per la risonanza magnetica nucleare, agli acceleratori lineari, fino a sistemi a raggi X fissi, angiografi e tanto alto), sarà facile rendersi conto che di strumentazioni all’avanguardia nel campo dell’oculistica non ce n’è traccia.
«La nostra è considerata una cura di tipo elettivo, ovvero non salvavita, non prioritaria. E, come tale, è scarsamente coinvolta in finanziamenti pubblici». spiega Matteo Piovella, presidente SOI, la Società Oftalmologica Italiana, in occasione del 101° Congresso della stessa Società Scientifica in corso a Roma dal 16 al 19 novembre. Eppure, è proprio l’impiego delle nuove tecnologie ad aver assicurato straordinari risultati nell’ambito della chirurgia oculare. «Le risorse di cui necessiterebbe l’oculistica, non solo per restare al passo con l’evoluzione tecnologica, ma anche per recuperare il tempo perduto durante i periodi più critici della pandemia, ammontano a circa 600 milioni di euro – sottolinea il presidente della SOI -. La nostra è tra le specialità che maggiormente ha beneficiato delle nuove tecnologie: grazie ad esse oggi siamo in grado di raggiungere traguardi impensabili pure solo fino a 10 anni fa».
I trattamenti di ultima generazione della cataratta hanno rivoluzionato e migliorato la qualità di vita di moltissime persone: ogni anno, in Italia, sono 650 mila le persone che si sottopongono a questa tipologia d’intervento. «La chirurgia della cataratta, negli ultimi anni, ha triplicato i suoi vantaggi: durante il medesimo intervento è possibile correggere (oltre alla cataratta) anche altri difetti visivi, come miopia e presbiopia. Alla fine dell’operazione – continua Piovella – il paziente sarà in grado di compiere in autonomia le sue azioni quotidiane, dalla più complessa alla più semplice, come guidare l’automobile o leggere un giornale». Altro tema al centro del 101° Congresso è la maculopatia, «una patologia che interessa la parte centrale della retina, detta macula e che se non curata ci impedisce anche di leggere un semplice estratto conto bancario. Ma anche per il trattamento di questa patologia sono stati fatti notevoli progressi ed oggi è possibile trattarla con le iniezioni intravitreali», sottolinea l’oculista.
Ma al centro del Congresso SOI non c’è solo la salute dei cittadini: grande attenzione anche alla tutela della professione ed in particolare alla responsabilità professionale. «Fortunatamente, oggi, proprio grazie all’ausilio delle nuove tecnologie, i possibili errori o le complicanze intra e post operatorie si sono notevolmente ridotte», dice Piovella. Ma è proprio questo il principale nodo da sciogliere: se gli oculisti che operano nel Sistema Sanitario Nazionale non hanno la possibilità di accedere in modo diffuso alle strumentazioni hi-tech, come possono assicurare l’effettiva riduzione del rischio?
«La criticità è evidente – risponde il presidente della SOI -. Ma sono fiducioso che la classe politica dirigente riuscirà a fornire una risposta in tempi ragionevoli agli oculisti italiani, sia nell’ambito del sistema delle assicurazioni professionali, attualmente non in grado di coprire tutte le effettive necessità degli oculisti, che per l’implementazione delle nuove tecnologie. Necessità che riguardano 7 mila medici oculisti che, ogni anno, salvano la vista ad un milione mezzo di persone. Chi perde la vista ha una penalizzazione dell’84% nelle attività quotidiane», evidenzia lo specialista. Ma non è tutto. Bisogna rimboccarsi le maniche fin da ora per prepararsi ad affrontare il futuro o, ancora meglio, ad invertire la rotta: «Si stima che entro il 2030 – conclude Piovella – il numero delle persone a rischio perdita della vista raddoppieranno».
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