Gli studiosi di Harvard consigliano di mangiare circa una porzione di carne rossa a settimana. Ogni porzione aggiuntiva giornaliera di carne rossa lavorata aumenterebbe il rischio del 46% e ogni porzione di quella non lavorata del 24%. Picardi (biologa nutrizionista): “Mangiare legumi almeno 3-4 volte a settimana”
Nessun divieto assoluto di carne rossa. Piuttosto, per chi rischia di sviluppare il diabete di tipo 2 la parola d’ordine deve essere ‘moderazione’. Un consumo anche non esagerato di carne rossa, infatti potrebbe aumentare il rischio di ammalarsi di diabete dell’età adulta fino al 62%. Per questo, gli studiosi dell’Harvard T.H. Chan School of Public Health consigliano di mangiarne circa una porzione a settimana. Le conclusioni dello studio, pubblicato su The American Journal of Clinical Nutrition, sono chiare: chi consuma anche solo due porzioni di carne rossa a settimana può avere un rischio maggiore di sviluppare il diabete di tipo 2 e tale rischio aumenta al crescere delle quantità settimanali consumate. Lo studio ha preso in esame sia la carne rossa ‘lavorata’, come wurstel o salsicce, che quella non industriale. Ogni porzione aggiuntiva giornaliera di carne rossa lavorata aumenterebbe il rischio del 46% e ogni porzione aggiuntiva giornaliera di quella non lavorata del 24%.
“Chi soffre di diabete di tipo 2 deve ridurre anche il consumo di zuccheri semplici e limitare l’assunzione totale di grassi a meno del 30% dell’apporto calorico giornaliero – consiglia Marika Picardi, biologa nutrizionista, in un’intervista a Sanità Informazione – Deve essere ridotto in particolar modo il consumo di grassi saturi di origine animale, a favore di alimenti contenenti grassi insaturi”. Via libera a verdura, cruda e cotta, pesce, fresco o surgelato. Pasta, riso e cereali meglio integrali perché a ridotto indice glicemico. “I legumi andrebbero inseriti nella dieta almeno tre-quattro volte a settimana, come secondo e non come contorno, per il loro importante apporto di proteine vegetali”, aggiunge Picardi.
Un consiglio che trova riscontro anche nelle conclusioni a cui sono giunti gli studiosi Harvard. Gli epidemiologi, infatti, hanno scoperto che la sostituzione della carne rossa con fonti proteiche di origine vegetale, come noci e legumi, o con quantità modeste di latticini, riduce il rischio di sviluppare diabete di tipo 2. I ricercatori hanno analizzato i dati sanitari relativi a 216.695 individui. La loro dieta è stata valutata attraverso questionari volti a verificare la frequenza di assunzione della carne rossa. I test sono stati ripetuti ogni due o quattro anni, per un periodo massimo di 36 anni. Durante questo lasso di tempo oltre 22mila partecipanti hanno sviluppato il diabete di tipo 2, con un rischio medio stimato del 62% in più rispetto a coloro che ne consumavano meno.
I ricercatori hanno analizzato anche gli effetti potenziali della sostituzione di una porzione giornaliera di carne rossa con un’altra fonte proteica: sostituirla con una porzione di noci e legumi permetterebbe una riduzione del 30% del rischio di diabete, con una porzione di latticini del 22% in meno. Il diabete di tipo 2 ha un’origine poligenica e multifattoriale. “L’obesità spesso lo precede e ne è la causa scatenante. Per questo – spiega Picardi – è necessario fare attenzione anche a stili di vita scorretti, mancanza di attività fisica, sedentarietà, alimentazione sbilanciata eccessivamente ricca di zuccheri semplici e grassi e un abuso di alcolici”. Ultima complice la predisposizione genetica e la familiarità: “Chi ha genitori e fratelli, affetti dalla stessa patologia deve fare ancora più attenzione: circa il 40 % dei pazienti – conclude la biologa nutrizionista -ha parenti di primo grado con diabete di tipo 2”.
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