I ricercatori hanno analizzato l’efficacia della combinazione di glofitamab (un anticorpo monoclonale bispecifico) con gemcitabina e oxaliplatino (GemOx) su pazienti già trattati e non candidabili al trapianto di cellule staminali autologhe o con due o più linee di terapia precedenti fallimentari
Nuove speranze di cura per i pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) già sottoposti a trattamenti specifici, ma senza successo. L’uso di un anticorpo ‘a doppia azione’ (bispecifico), infatti, raddoppierebbe i tempi di sopravvivenza di questi pazienti. A dimostrarlo i risultati ottenuti dallo studio di Fase III STARGLO, presentati al Congresso dell’Associazione Europea di Ematologia (European Hematology Association EHA 2024). I ricercatori hanno analizzato l’efficacia della combinazione di glofitamab (un anticorpo monoclonale bispecifico) con gemcitabina e oxaliplatino (GemOx) su pazienti con DLBCL recidivante o refrattario (R/R), già trattati e non candidabili al trapianto di cellule staminali autologhe, o con due o più linee di terapia precedenti fallimentari.
Ogni anno, circa 160mila persone in tutto il mondo ricevono una diagnosi di DLBCL. Questa tipologia di linfoma è aggressiva ed ha una crescita rapida. Sebbene sia generalmente reattiva al trattamento in prima linea, fino al 40% delle persone ha una ricaduta o una malattia refrattaria, a quel punto le opzioni di terapia di salvataggio sono limitate e la sopravvivenza è breve. Migliorare i trattamenti nelle prime fasi del decorso della malattia e fornire le necessarie opzioni alternative potrebbe contribuire a migliorare i risultati a lungo termine.
“I risultati dimostrano per la prima volta l’efficacia di un anticorpo bispecifico CD20xCD3 come glofitamab nel migliorare in modo significativo la sopravvivenza dei pazienti più difficili da trattare dichiara Enrico Derenzini, Direttore della Divisione di Oncoematologia dell’Istituto Europeo di Oncologia e Università degli Studi di Milano. La terapia standard di seconda linea per i pazienti con DLBCL R/R è stata storicamente la chemioterapia ad alte dosi seguita dal trapianto di cellule staminali, ma non tutti i pazienti con DLBCL R/R sono candidati a causa dell’età o delle condizioni mediche coesistenti. Sono disponibili anche terapie più recenti, ma per molti rimangono delle barriere e sono necessarie opzioni di trattamento alternative.
Ora, questo nuovo studio ha mostrato una sopravvivenza significativamente più lunga dei pazienti trattati con glofitamab e GemOX, nonché una riduzione del 41% del rischio di morte rispetto a quelli trattati con rituximab e GemOx. Inoltre una riduzione del 63% del rischio di progressione della malattia. La sopravvivenza complessiva è stata di 25,5 mesi, ovvero quasi il doppio rispetto a quella osservata con rituximab e GemOx, pari a 12,9 mesi. In aggiunta, più del doppio dei pazienti ha avuto una risposta completa (rispettivamente 58,5% per glofitamab-GemOX contro 25,3% per rituximab-GemOX).
Glofitamab è il primo anticorpo bispecifico CD20xCD3 ad aver dimostrato un beneficio in termini di sopravvivenza globale per questi pazienti più difficili. In più, a differenza di altre opzioni terapeutiche che necessitano lunghi tempi di preparazione e manipolazione cellulare prima di iniziare il trattamento, glofitamab rappresenta una soluzione pronta all’uso senza ritardi per i pazienti e dalla durata fissa del trattamento, così che i pazienti sapranno quando terminare la terapia e avranno periodi di tempo liberi dal trattamento. Uno degli effetti indesiderati più comuni è stata la sindrome da rilascio di citochine (una frequente complicazione delle immunoterapie, ndr), che è stata generalmente di basso grado e si è verificata principalmente durante il primo Ciclo di assunzione del trattamento.
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