Salute 5 Luglio 2024 08:10

Zanzare, sono un reale pericolo per la salute dell’uomo? Rispondono quattro esperti dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo

I cambiamenti climatici in corso prolungano la stagione di attività dei vettori e aumentano il rischio di trasmissione di malattie anche in regioni precedentemente non colpite. In un’intervista a Sanità Informazione, quattro esperti dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo, fotografano lo stato dell’arte e propongono possibili soluzioni da mettere in campo

Zanzare, sono un reale pericolo per la salute dell’uomo? Rispondono quattro esperti dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo

Il 26 giugno 2024 è stato segnalato in Italia, nella provincia di Modena il primo caso autoctono della forma neuroinvasiva di West Nile, un evento che, tuttavia, non ha sorpreso gli esperti. “Non è la prima volta che in Italia si verificano casi di febbre del Nilo Occidentale (WNF) e della forma neuroinvasiva (WNND) durante il mese di giugno – spiega Federica Iapaolo, dirigente del Reparto Diagnostica e sorveglianza delle malattie esotiche IZSAM -. Anche negli anni precedenti, durante le stagioni epidemiche del 2018 e del 2022, i primi casi di infezione nell’uomo erano stati segnalati a giugno, in quelle occasioni nel Veneto. È importante segnalare che in entrambe le circostanze, le stagioni sono state caratterizzate da un elevato numero di casi umani (618 nel 2018, con 42 decessi, e 588 nel 2022, con 37 decessi).  Lo scorso anno invece sono stati confermati 332 casi nell’uomo, il primo dei quali il 13 luglio 2023, con 27 decessi”. Con i cambiamenti climatici in corso, il quadro della situazione potrebbe ulteriormente peggiorare, di anno in anno. Per evitare che accada, abbiamo interpellato la Federazione Nazionale degli Ordini dei Veterinari Italiani. La FNOVI ha coinvolto quattro esperti del IZSAM che, intervistati da Sanità Informazione, partendo da una fotografia dello stato dell’arte, propongono possibili soluzioni da mettere in campo per invertire la rotta.

Il Piano nazionale di sorveglianza

In Italia, la West Nile è endemica in molte regioni e il virus circola per gran parte dell’anno. “Da diversi anni – continua la dottoressa Iapaolo – è in vigore un Piano nazionale di sorveglianza su zanzare, uccelli, equidi e persone, che coinvolge il sistema sanitario Nazionale, le istituzioni ambientali, le autorità nazionali e locali. Questo piano consente di rilevare precocemente la presenza del virus in una determinata area. Nel 2023, nonostante il primo caso umano sia stato identificato a luglio, la prima evidenza di circolazione virale è stata riscontrata già a maggio durante la sorveglianza veterinaria in Sicilia e Lombardia”. Nei mesi successivi, il virus della West Nile (WNV) è stato individuato in pool di zanzare (106), uccelli (260), equidi (31) e persone (332 casi) sia nelle regioni considerate endemiche (vicino al delta del Po e in Sardegna) che in nuove aree del Centro e Sud Italia. Nel giugno del 2024, il virus del West Nile è stato riscontrato in pool di zanzare catturate nelle province di Modena e Parma.

Le conseguenze di poggia e temperature elevate

“Il monitoraggio tramite il Piano fornisce informazioni preziose sulla diffusione del WNV in Italia. È chiaro che la trasmissione del virus dipende principalmente dalla presenza e dall’abbondanza dei vettori, che per il WNV sono principalmente specie di zanzare appartenenti al genere Culex. Le temperature elevate e la piovosità registrate durante la primavera – spiega ancora Iapaolo – favoriscono la proliferazione delle zanzare e la replicazione del virus al loro interno. Pertanto, in presenza di condizioni climatiche ideali, è possibile osservare casi di infezione umana già durante la tarda primavera. Inoltre, se le condizioni favorevoli persistono, la stagione epidemica potrebbe estendersi fino all’autunno, con casi di infezione che si verificheranno anche in quel periodo. Negli ultimi anni, le stagioni vettoriali e di conseguenza l’occorrenza di casi umani si sono protratte, con casi che si sono verificati a giugno, novembre e persino dicembre”.

Quali zanzare invasive circolano in Italia

Ed è proprio questo costante ed attento monitoraggio a permettere di tracciare un quadro preciso della situazione. “Tra le specie di zanzare invasive che negli ultimi anni sono state introdotte in Italia, la più rilevante è Aedes albopictus, conosciuta come zanzara tigre – continua Maria Goffredo, Responsabile Reparto di Entomologia IZSAM -. Arrivata in Italia nel 1990, si è diffusa in tutto il paese ed è attualmente presente in ogni provincia. Aedes koreikus, introdotta nel 2011, e Aedes japonicus, introdotta nel 2015, hanno colonizzato alcune zone del nord Italia. Al contrario, al momento Aedes aegypti non è segnalata in Italia. Il Piano Nazionale Arbovirosi (PNA) 2020-2025 prevede la sorveglianza delle specie di Aedes invasive al fine di individuarne tempestivamente l’arrivo o l’espansione, nonché il monitoraggio delle popolazioni di Aedes albopictus (“Sorveglianza di nuove specie invasive, potenziali vettori” – Capitolo 6)”.

Il censimento

In particolare, si prevede il censimento e il monitoraggio entomologico delle possibili vie di ingresso in varie Regioni come porti, aeroporti, interporti, aziende vivaistiche o che importano pneumatici, e stazioni lungo le principali arterie stradali. “Il piano prevede anche la sorveglianza e la risposta alle arbovirosi trasmesse dalle zanzare invasive (Aedes sp.), con particolare attenzione ai virus Chikungunya, Dengue e Zika (“Sorveglianza e risposta alle arbovirosi trasmesse da zanzare invasive (Aedes sp.) con particolare riferimento ai virus Chikungunya, Dengue e Zika” – Capitolo 4) – spiega la dottoressa Goffredo -. Negli ultimi tempi, sono stati finanziati diversi progetti nazionali ed europei con l’obiettivo di mappare la presenza degli artropodi vettori sul territorio nazionale ed europeo. Grazie al progetto VectorNet è ora possibile consultare sul sito dell’ECDC la distribuzione di queste specie in Europa, con dati aggiornati periodicamente. A livello nazionale, all’interno del progetto PNRR ‘One Health Basic and Translational Actions Addressing Unmet Needs on Emerging Infectious Diseases (INF-ACT)’, è stato creato un database nazionale per il monitoraggio delle zanzare in Italia. Questo permette di condividere i dati tra Università, IIZZSS e ISS, contribuendo così alla ricerca e alla prevenzione delle malattie trasmesse dalle zanzare nel nostro Paese”.

Costi e benefici

Ma quanto si investe in Italia in prevenzione? E, laddove tali sistemi non siamo efficaci, quali sono i costi che si generano per il nostro Sistema Sanitario Nazionale? “In Italia, non sono stati condotti studi simili a quelli effettuati a livello internazionale dalle organizzazioni francesi – risponde Daniela Morelli, Responsabile CESME, e del Laboratorio Ricerca e Sviluppo IZSAM -. Tuttavia, nelle regioni Veneto ed Emilia Romagna sono state condotte analisi costi benefici per la malattia WN. In particolare, in Emilia Romagna sono stati calcolati i costi legati alla sorveglianza umana, animale ed entomologica, alla condivisione delle informazioni e agli interventi attivati. I benefici sono stati valutati come i costi evitati dei potenziali casi umani di malattia neuroinvasiva da WNV legati a trasfusioni di sangue infetto. Lo screening delle donazioni di sangue ha rappresentato il costo principale. Grazie all’approccio One Health è stato possibile evitare 1,21 milioni di euro in test sulle unità di sangue. È stato inoltre calcolato che i vantaggi derivanti dall’approccio One Health, legati alla riduzione dei costi ospedalieri a breve termine e ai risarcimenti per le malattie causate da trasfusioni evitabili, possono variare da 0 a 2,98 milioni di euro, a seconda della probabilità di contrarre la malattia neuroinvasiva da WNV dopo una trasfusione di sangue contaminato”.

L’approccio “One Health”

L’Italia può vantare di essere il primo Paese in Europa a adottare l’approccio “One Health” per la prevenzione, sorveglianza e risposta alle malattie trasmesse da vettori. Nel 2019, un tavolo tecnico intersettoriale ha redatto il Piano Nazionale per le Arbovirosi (PNA) 2020-2025, con l’obiettivo di monitorare malattie trasmesse da vettori come la Febbre del Nilo, l’Usutu, la Dengue, la Chikungunya e lo Zika, tra le altre. “Il piano – spiega la dottoressa Morelli – include anche la sorveglianza delle zanzare invasive e lo studio della resistenza delle zanzare agli insetticidi. A livello europeo, vi è un crescente interesse per la sorveglianza e la diagnosi delle malattie trasmesse da vettori con l’approccio ‘One Health’. Si possono citare la nomina dell’IZS di Teramo come Laboratorio di Riferimento Europeo per la Febbre della Valle del Rift, il progetto VectorNet dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) e dell’EFSA, e il progetto EU4Health WP 2022 – OH Surveillance, che mira allo sviluppo di un sistema di sorveglianza coordinato per gli agenti patogeni transfrontalieri”.

Cambiamenti climatici

Attualmente, in virtù dei cambiamenti climatici in corso, che prolungano la stagione di attività dei vettori e aumentano il rischio di trasmissione di malattie anche in regioni precedentemente non colpite, potrebbe essere necessario aumentare ulteriormente gli sforzi già messi in campo. “Il cambiamento climatico può favorire l’espansione geografica di alcuni vettori – spiega Giovanni Savini, Responsabile Laboratorio Sanità Pubblica Direttore Laboratorio di Referenza Europeao per la Febbre della valle del Rift -, provocando la diffusione di malattie in nuove aree. Per i virus che coinvolgono gli uccelli migratori nel loro ciclo di trasmissione, i cambiamenti climatici possono alterare le rotte migratorie e i periodi di migrazione, facilitando possibili introduzioni in diverse aree geografiche”.

Nuove sfide

L’Italia, con il PNA 2020-2025, sta già attuando molte attività di contrasto e prevenzione per le malattie trasmesse da vettori. “Tuttavia – continua il dottor Savini -, esse rappresentano ancora una minaccia seria e in aumento per la salute pubblica globale, evidenziando un chiaro bisogno di interventi medici.  Attualmente, mancano misure specifiche per affrontare i numerosi casi di malattie gravi causate ogni anno. Di fronte a un caso clinico, si ricorre alla terapia di supporto. Per molte di queste malattie i vaccini non sono ancora disponibili e quelli esistenti spesso non vengono utilizzati. Investire nella ricerca è di fondamentale importanza”. Attualmente, la ricerca si concentra sullo studio dei meccanismi patogenetici delle arbovirosi al fine di

  •  identificare potenziali anticorpi neutralizzanti che potrebbero portare a nuove terapie,
  • individuare risposte autoanticorpo distintive che sono correlate con la gravità della malattia
  • scoprire anticorpi monoclonali che potrebbero essere utilizzati per fini terapeutici.

“Le informazioni sugli anticorpi neutralizzanti, specialmente quelli che sono condivisi tra molte persone e che sono caratterizzati da specifiche combinazioni di geni, sono essenziali per guidare lo sviluppo di vaccini mirati a stimolare la produzione di anticorpi protettivi nella popolazione”, aggiunge il dottor Savini. Un’altra area di ricerca cruciale su cui concentrarsi è lo sviluppo di nuove strategie per contrastare le zanzare e prevenire la resistenza ai biocidi: “La resistenza ai biocidi impiegati per contrastare le zanzare, sia in fase larvale che adulta, sta rapidamente diffondendosi e rappresenta una seria minaccia. Questo problema – conclude il Responsabile Laboratorio Sanità Pubblica Direttore Laboratorio di Referenza Europeao per la Febbre della valle del Rift  – è attualmente al centro dell’attenzione a causa delle possibili ripercussioni negative che potrebbe avere sull’ambiente e sulla salute pubblica”.

 

 

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