A rivelarlo uno studio dell’Università di Cambridge pubblicato sulla rivista Plos One. Gli scienziati invitano alla cautela: “Sebbene queste esperienze possano essere molto positive, non è sempre così”
Si chiama “dissociazione” e la sperimenta chi si sente fuori dal proprio corpo. Poi, c’è l’ “unità”, ovvero il sentirsi unito al mondo esterno, un tutt’uno con quello che ci circonda. Si tratta di alterazioni del sé, della coscienza e dei confini corporei, alcune anche simili a quelle indotte da droghe psicotrope, che possono essere provate da chi pratica la mindfulness, una tecnica di meditazione. A rivelarlo uno studio dell’Università di Cambridge pubblicato sulla rivista Plos One. Gli scienziati invitano alla cautela: “Sebbene queste esperienze possano essere molto positive, non è sempre così”. Alla luce dei risultati ottenuti, gli studiosi evidenziano la necessita che “gli insegnanti e gli studenti di mindfulness siano consapevoli che la pratica può avere effetti collaterali”.
I programmi basati sulla mindfulness sono diventati molto popolari negli ultimi anni. Si stima che il 15% degli adulti nel Regno Unito (una percentuale simile è indicata anche da alcuni recenti sondaggi in Italia) abbia appreso qualche forma di mindfulness per ridurre lo stress o affrontare depressione e ansia. Dal 2015 al 2016, l’Università ha condotto uno studio per valutare l’efficacia della mindfulness per affrontare lo stress. Un anno dopo il team ha indagato se avessero sperimentato stati alterati di coscienza, esplorando 11 ‘dimensioni’ come: esperienza spirituale, stato di beatitudine, disincarnazione e unità. Nelle esperienze di unità c’è la sensazione che i confini si dissolvano e tutto, a volte incluso il senso del tempo, venga percepito in modo integrato. Le esperienze di disincarnazione, spesso, consistono in una sensazione di galleggiamento o di dissoluzione dei confini corporei, che può facilitare forti esperienze di unità.
In totale, 670 partecipanti hanno preso parte allo studio. I ricercatori hanno scoperto che le persone che avevano ricevuto il training per praticare la mindfulness avevano il doppio delle probabilità rispetto a quelle del gruppo di controllo di sperimentare unità e disincarnazione. Quando i ricercatori hanno esplorato la relazione tra il numero totale di ore di pratica formale di mindfulness e la presenza e l’intensità delle esperienze di stati alterati di coscienza, hanno scoperto che più le persone praticavano, più era probabile che avessero un’esperienza di unità, disincarnazione o di uno stato di beatitudine. Tra i partecipanti più assidui fino al 43% ha riportato esperienze di unità durante la meditazione, il 47% stati di beatitudine, il 29% esperienze di disincarnazione. “È importante che le persone che praticano la mindfulness siano informate della possibilità che possano incontrare queste esperienze” concludono gli autori.
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