Cambiamento climatico e aumento delle temperature favoriscono la proliferazione dei batteri, con conseguente aumento del rischio di infezioni dovute al consumo di frutti di mare contaminati
“La presenza di batteri vibrioni, responsabili di gastroenteriti e altre infezioni, nei frutti di mare è destinata ad aumentare sia a livello globale che in Europa a causa dell’aumento delle temperature, soprattutto nelle acque a bassa salinità o salmastre”. L’avvertimento arriva dall’Efsa, l’autorità europea di sicurezza alimentare, che ha dedicato una valutazione ad hoc sulla presenza di questi batteri acquatici, causa di infezioni gravi negli esseri umani, a seguito del consumano di frutti di mare e molluschi crudi o poco cotti, come le ostriche. In particolare è il vibrio vulnificus a provocare la gastroenterite che in questi casi, ha un esordio tempestivo e piuttosto violento.
Dolore addominale crampiforme, diarrea acquosa profusa, debolezza, nausea, vomito e febbre di lieve entità sono tra i sintomi più comuni. L’infezione gastrointestinale da Vibrio vulnificus insorge soprattutto dopo aver mangiato, in particolare ostriche, cozze, vongole, capesante e altri frutti di mare crudi o poco cotti, provenienti da acque contaminate. Anche altri prodotti ittici possono essere contaminati dal Vibrio vulnificus: rischioso sembra essere, ad esempio, il sushi o, più in generale, il pesce crudo.
Cambiamento climatico e aumento delle temperature favoriscono la proliferazione dei batteri, con conseguente aumento del rischio di infezioni dovute al consumo di frutti di mare contaminati. Le regioni particolarmente a rischio – spiega l’Efsa – sono quelle con acque salmastre o a bassa salinità, come il Mar Baltico, le acque di transizione tra il Mar Baltico e il Mare del Nord e il Mar Nero. Per prevenire la proliferazione batterica, l’autorità europea con sede a Parma raccomanda di mantenere la catena del freddo durante la lavorazione, il trasporto e la conservazione, in particolare per i frutti di mare destinati a essere consumati crudi e ai consumatori raccomanda di non consumarli da crudi.
L’autorità europea con sede a Parma mette in guardia sul rischio che in alcune specie di vibrioni si riscontra sempre più spesso una resistenza agli antibiotici. Gli esperti di Parma raccomandano a Bruxelles di avviare un’indagine sulla presenza di questi batteri nei prodotti ittici “come priorità fondamentale per raccogliere dati aggiuntivi e armonizzati”.
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