Analizzando i dati cognitivi, cerebrali e genetici di oltre 10mila giovani, i ricercatori hanno cercato di determinare come la variabilità dell’attenzione influisse sul rischio di sintomi psicotici più ampi man mano che i bambini crescevano fino all’adolescenza
Il rischio di sviluppare esperienze di tipo psicotico e quindi anche in alcuni casi il rischio di soffrire di schizofrenia può essere influenzato sia dai problemi di attenzione, che si manifestano durante l’infanzia, sia da una predisposizione ereditaria al disturbo. Lo rivela un lavoro pubblicato su Nature Mental Health, basato sui dati raccolti nell’arco di sei anni e condotto da Carrie Bearden dell’Università di Los Angeles. Lo studio ha utilizzato dati cognitivi, cerebrali e genetici di oltre 10mila partecipanti alla ricerca ‘Adolescent Brain and Cognitive Development (ABCD)’, che coinvolge un consorzio di istituti di ricerca, tra cui UCLA Health, e segue quasi 12mila giovani dai nove anni fino all’età adulta.
Il team ha cercato di determinare come la variabilità dell’attenzione influisse sul rischio di sintomi psicotici più ampi man mano che i bambini crescevano fino all’adolescenza. In particolare, il team ha analizzato come il rischio dei giovani di sviluppare esperienze simili a psicosi variava in base alla loro capacità di attenzione e anche alle varianti genetiche che possono predisporli a diverse condizioni neuropsichiatriche. I ricercatori hanno scoperto che un rischio genetico elevato per una vasta gamma di disturbi neuropsichiatrici e cognitivi si associa a una maggiore gravità delle esperienze simili alla psicosi e a maggiori problemi di attenzione. Inoltre, le differenze individuali nella capacità di attenzione hanno il loro ruolo sul rischio di disturbi neuropsichiatrici e sulla manifestazione dei sintomi simili alla psicosi.
“Sappiamo da molto tempo che i problemi di attenzione sono tra i primi precursori della psicosi – spiega l’autore Carrie Bearden – . Analizzando un vasto campione di giovani, abbiamo riscontrato un’associazione forte con un ampio rischio neuropsichiatrico legato soprattutto ai sintomi psicotici. La variabilità dell’attenzione sembra essere un mediatore che collega la predisposizione genetica a questi sintomi”. Sebbene la maggior parte dei giovani che sperimenta sintomi simili alla psicosi non svilupperà la schizofrenia, questi eventi aumentano comunque la probabilità di futuri disturbi psicotici e malattie mentali. Una valutazione continuativa dei partecipanti allo studio nel tempo sarà fondamentale per determinare i fattori più predittivi di una diagnosi di schizofrenia e di altri esiti neuropsichiatrici.
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