Ogilvy è la prima agenzia di comunicazione in Italia che si unisce alla campagna The Hiring Chain, avviando un tirocinio retribuito con una persona con sindrome di Down. La gioia di Federico: «Grazie al lavoro posso uscire di casa tutti i giorni, conoscere nuovi amici, impegnarmi e imparare tante cose nuove»
«Quando ho firmato il contratto ero felice. Felice di imparare tante cose, di poter uscire per andare in ufficio, stare con i colleghi, guadagnare dei soldi miei». Federico Fugini ha solo 20 anni ed ha già coronato il suo sogno di indipendenza: è entrato a far parte dello staff dell’agenzia di comunicazione Ogilvy, nella filiale di Milano, con il ruolo di operatore di ufficio. Ogilvy è la prima agenzia di comunicazione in Italia che si unisce alla campagna The Hiring Chain, avviando un tirocinio retribuito con una persona con sindrome di Down. «Quando vado a lavoro sono davvero contento – racconta Federico, in un’intervista a Sanità Informazione -. Ho il badge per aprire le porte ed anche un pc tutto mio. Quando me lo hanno consegnato ero così allegro che l’ho portato a casa per farlo vedere a tutti».
Assicurare pari diritti e opportunità nel lavoro a tutte le persone con sindrome di Down è stato l’obiettivo con cui è nata The Hiring Chain ed è con questa volontà che Ogilvy ha deciso di avviare uno stage retribuito per Federico Fugini. Ad oggi sono oltre mille le aziende da tutto il mondo che hanno contattato le associazioni e deciso di seguire l’invito lanciato dal video “The Hiring Chain”, che ha ottenuto 8 milioni di visualizzazioni online. Sono 90mila le persone che hanno visitato la piattaforma www.hiringchain.org, lo strumento di connessione tra datori di lavoro e organizzazioni nazionali. Sono arrivate centinaia di offerte e solo in Italia sono 35 i tirocini e le assunzioni di persone con sindrome di Down in via di definizione.
Federico condivide ognuno dei suoi traguardi con il suo papà, Massimiliano: «Dire che sono “orgoglioso” è piuttosto riduttivo – dice l’uomo, in un’intervista a Sanità informazione -. Quando Ogilvy mi ha comunicato di aver intenzione di assumere Federico, sono stato pervaso da una sensazione di gioia che subito si è trasformata in un piacevole senso di pace e di fiducia. Fiducia in Federico, che si sta facendo avanti nella vita, combattendo le sue battaglie con una determinazione, un’energia ed una serenità che gli invidio. Fiducia negli altri, perchè per l’ennesima volta abbiamo incontrato e siamo stati affiancati da persone meravigliose. Fiducia nel futuro, perchè capita di sentirsi speciali, diciamo pure diversi, schiacciati da i “come farà?”, ma poi si va avanti e ci si ritrova a sorridere delle paure del passato».
Federico ha cominciato il suo tirocinio a Luglio, con un impegno di due giorni alla settimana. «Da Settembre – spiega il giovane – lavorerò più giorni. In particolare, mi occuperò di produzione pubblicitaria».
In ogni fase della sua vita Federico ha dovuto affrontare la sua piccola o grande battaglia per l’inclusione. «Con l’età adulta, poi – racconta il papà -, tutto è diventato più complicato. Fino a qualche anno fa, potevamo semplicemente gioire dei suoi tanti successi e supplire noi alle difficoltà ed alle asprezze della vita, facendo in modo che il contesto in cui cresceva fosse il più stimolante, fecondo e sereno possibile. Ma adesso l’orizzonte di Federico è per sua volontà, troppo ampio e non è più possibile tenerlo tutto sotto controllo, né sarebbe sano e giusto farlo».
Il lavoro è per Federico la sua opportunità di mettere a frutto ciò che ha potuto imparare fino ad oggi, di realizzarsi come persona e come professionista, di raggiungere una vera autonomia economica, «di avere un ruolo nella società che, forse per la prima volta – sottolinea papà Massimiliano – non può essere neanche in parte condizionato da chi gli vuole bene. In questo senso è forse la più importante delle prove che ha dovuto affrontare fino ad oggi. Quando uno dei suoi primi giorni di tirocinio l’ho chiamato al telefono per sapere come stava, lui mi ha risposto “scusa papà, non posso parlare, sono in call!”, restituendomi di fatto una risposta che ogni tanto gli avevo dovuto dare io. Allora, ho avuto la consolante certezza che Federico era effettivamente partito per un nuovo ed entusiasmante viaggio e che lungo la strada sarebbe cresciuto ed avrebbe conquistato e reso migliori quanti si fossero presi il tempo di incontrarlo veramente».
Per Federico essere indipendente non significa solo avere una lavoro che gli permette di avere uno stipendio a fine mese, ma anche potersi muovere liberamente in giro per la città: «Quando la giornata lavorativa finisce, torno a casa da solo. Prendo l’autobus Romolo2, poi la metro verde fino a Cadorna e il treno fino a Novate. La prima volta mi sono perso – racconta -, ho chiamato i tutor e la mia famiglia, poi mio padre è venuto a prendermi in macchina. Ma ora sono felice di essere in grado di percorrere tutta questa strada da solo». Anche se, in realtà, il cammino che Federico vede davanti a sé va ben oltre: «Grazie al lavoro non solo posso uscire di casa tutti i giorni, conoscere nuovi amici, impegnarmi e imparare tante cose nuove. Ma un giorno potrò pure andare a vivere da solo».
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