Nel mondo oltre un milione di persone soffrono di patologie neurologiche, malattie che tra 20 anni saranno la principale causa di morte e disabilità. Al 49esimo Congresso nazionale della Società Italiana di Neurologia (Sin), in corso a Roma, oltre 2 mila neurologi a confronto
Dalla farmacologia, alla fisiopatologia, fino al digitale. Un’innovazione trasversale che ha rivoluzionato, nel giro di pochi anni, il trattamento delle patologie neurologiche. E non solo. «Questo cambiamento ha modificato anche il ruolo dello specialista, offrendo al neurologo nuove armi per la cura dei suoi pazienti». A rivelarlo è Alfredo Berardelli, presidente del 49esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Neurologia (Sin), in corso in questi giorni a Roma, e direttore del dipartimento di Neuroscienze Umane dell’università Sapienza di Roma.
«Pur rimanendo importantissimo il ruolo clinico del neurologo – ha continuato Berardelli – cioè la capacità di “comprendere” la malattia del suo paziente, lo specialista può oggi contare su altri strumenti. Ha a disposizione una serie di marcatori biologici – diversi per ciascuna malattia – e tecnologie che consentono di quantificare l’andamento delle terapie e monitorare lo stato clinico del paziente nell’arco delle 24 ore. Nuove armi a disposizione – ha aggiunto il professore – sia dal punto di vista farmacologico, grazie alla recente scoperta dei farmaci monoclonali, sia dal punto di vista fisiopatologico sul ruolo della corteccia motoria cerebrale».
Un risultato straordinario e, soprattutto, confortante se si considera – stando alle previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – che tra 20 anni i disturbi neurologici saranno la principale causa di morte e disabilità nel mondo. Attualmente, le persone che già fanno i conti con le conseguenze di queste stesse patologie hanno superato il milione.
In Italia i dati non sono più incoraggianti. Ogni anno si contano 150 mila nuovi casi di ictus, 300 mila pazienti con malattia di Parkinson, 120 mila colpiti da Sclerosi Multipla, un milione di individui affetti da decadimento mentale e 800 mila da emicrania cronica.
E gli oltre 2 mila neurologi, nazionali ed internazionali, presenti al 49 Congresso Sin si sono confrontati su ognuna di queste patologie, evidenziando progressi e prospettive sia in ambito diagnostico, che terapeutico.: «Durante i lavori – ha commentato il presidente Berardelli – si è discusso di gran parte della malattie neurologiche acute e di tipo cronico, le cosiddette malattie degenerative del sistema nervoso centrale».
Nel giro alcuni anni, grazie alla ricerca scientifica, sono cambiate le prospettive dei pazienti affetti da queste patologie, soprattutto in termini di aspettativa e qualità di vita. Ne sono un esempio le terapie con anticorpi monoclonali per la Sclerosi Multipla che, nel prossimo futuro potranno aprire interessanti orizzonti anche per il trattamento del Parkinson o le nuove bioterapie specifiche che porteranno ad una svolta significativa per il trattamento di pazienti emicranici.
«La ricerca – ha spiegato il direttore del dipartimento di Neuroscienze Umane dell’università Sapienza di Roma – ha chiarito e sta chiarendo tanti meccanismi alla base, ad esempio, di malattie degenerative croniche, come l’Alzheimer, il Parkinson ed altre forme di demenza. Dimostrando chiaramente come queste avvengano per un accumulano di sostanze proteiche e come ognuna di queste proteine in accumulo possa essere responsabile di una malattia diversa».
Nuove studi, dunque, capaci di dimostrare i meccanismi alla base dell’origine di molte patologie e che presto potranno portare anche a nuove ed ulteriori conquiste: «La ricerca progredisce con molta velocità e questo – ha concluso il presidente del Congresso Sin – aiuterà anche ad indirizzare le nuove strategie terapeutiche».