A Roma si è svolto il Charity Gala dell’Associazione italiana contro le Leucemie. Il vicepresidente Vignetti: «Farmaci intelligenti e Car -T sono il futuro, ora abbiamo capito i meccanismi con cui affrontare e provare a sconfiggere definitivamente queste malattie»
Un grande evento per celebrare i 50 anni di AIL, l’Associazione italiana contro le leucemie e i linfomi, e al contempo per raccogliere finanziamenti. Il Charity Gala è andato in scena in una location d’eccezione, Spazio Novecento a Roma, un evento a cui hanno partecipato oltre 400 ospiti tra esponenti delle Istituzioni, delle maggiori realtà aziendali italiane, del mondo dello sport, della moda, dello spettacolo, insieme ai sostenitori dell’Associazione. Non sono mancati amici dell’AIL come Rita Dalla Chiesa e una rappresentanza dell’AS Roma capitanata da Bruno Conti. Sul palco un parterre d’eccezione con la musica del frontman dei TheGiornalisti Tommaso Paradiso, Malika Ayane, Federico Zampaglione, Paola Iezzi e Noemi. A fare gli onori di casa il presidente AIL Sergio Amadori che ha voluto dedicare l’evento al grande ematologo Franco Mandelli, scomparso l’anno scorso all’età di 87 anni, a lungo presidente dell’Associazione. I fondi ricavati durante la serata saranno destinati a sostenere i servizi di Assistenza Domiciliare attivi in tutta Italia e rivolti ai pazienti ematologici che, dopo un primo periodo di ospedalizzazione, possono proseguire le cure in casa propria. Sanità Informazione ha intervistato il vicepresidente di AIL e presidente della Fondazione Gimema, Gruppo Italiano Malattie EMatologiche dell’Adulto, Marco Vignetti, per fare il punto sulla ricerca nel campo delle malattie ematologiche.
Professore, il Charity Gala dell’AIL è l’occasione anche per fare il punto sulla ricerca, naturalmente partendo dal ricordo del professor Mandelli…
«Il professor Mandelli è stato uno dei primi ricercatori nel campo dell’ematologia nel mondo. Possiamo dire che lui ha fondato la ricerca nell’ematologia moderna. Oggi come oggi, 50 anni è come parlare della preistoria. Oggi ci sono tumori del sangue che vengono guariti prendendo due compresse con un bicchier d’acqua al mattino. Tumori che erano inguaribili fino a 20-30 anni fa, quindi da questo punto di vista la ricerca ha fatto degli enormi passi avanti, anche se ci sono invece tanti altri aspetti sui quali ancora non riusciamo a risolvere definitivamente il problema. In alcuni casi la terapia serve a mandare indietro la malattia, a tenerla sotto controllo per un periodo, ma non riesce ad ottenere la guarigione. Però la notizia positiva è che abbiamo capito i meccanismi con cui affrontare e provare a sconfiggere definitivamente queste malattie. Meccanismi che sono essenzialmente due: uno legato ai farmaci intelligenti di cui si parla da un po’ di tempo, cioè quei farmaci che vanno ad intercettare la cellula malata e a distruggerla risparmiando quelle sane. Su questo punto stiamo abbastanza avanti. Ma poi soprattutto la capacità di riattivare il sistema immunitario nel nostro organismo, cioè i poliziotti che sono in circolo nel nostro organismo, i linfociti, contro le cellule tumorali, che hanno dei meccanismi per sfuggire al loro controllo ma stiamo imparando a riattivare il sistema immunitario per imparare a distruggere direttamente la cellula tumorale così superando tutti i meccanismi legati alle tradizionali chemioterapie».
Allora un motivo in più per fare una donazione all’AIL è quello di aiutare la ricerca…
«Noi ricordiamo sempre che il 10% di ciò che viene donato all’AIL va sempre ogni anno al Gimema, Gruppo italiano malattie ematologiche dell’adulto, fondato dal professor Mandelli negli anni ’80 per privilegiare la collaborazione. La ricerca è soprattutto basata sulla capacità di collaborare. Noi in Italia siamo molto avanti, siamo una potenza ematologica mondiale, perché i nostri ematologici collaborano da decenni superando ogni rivalità personale, ogni ambizione, con l’obiettivo di fare presto e di ottenere una grande mole di risultati. Questo non è comune, non è così in tutto il resto del mondo. E questa collaborazione ce l’ha insegnata Franco Mandelli che ha capito subito che soltanto attraverso l’alleanza tra i diversi ricercatori si sarebbe arrivati prima ad avere i risultati che ci servono per curare i pazienti. E questa stessa alleanza è quello che sfruttiamo nell’AIL con i volontari che si alleano per aiutare i pazienti e le loro famiglie».