La presidente FNOPI Mangiacavalli interpreta i dati dell’ISS. Anche nel Regno Unito gli studi confermano che la protezione dall’infezione si riduce dopo 5 mesi dalla seconda dose per Pfizer e AstraZeneca, ma quella dai sintomi gravi resta efficace
In un mese un aumento del 600% di contagi tra gli operatori sanitari. Lo ha annunciato la presidente delle Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche Barbara Mangiacavalli, commentando i dati dell’Istituto Superiore di Sanità all’Adnkronos Salute.
«I contagi tra gli operatori sanitari sono andati via via calando nei mesi a partire dal vax day di dicembre 2020 – ha detto – quando su base mensile si registravano tra i 16mila e i 19mila casi, fino alla cifra più bassa di soli 265 operatori sanitari infettati in un mese (dato del 15 luglio). Oggi, però, dai dati aggiornati a ieri, sono aumentati in poco più di un solo mese quasi del 600%, e sono 1.835. Di questi l’82-84% circa sono infermieri che da inizio pandemia si sono contagiati in circa 115mila».
«È la scienza che deve decidere – premette Mangiacavalli – ma, sul campo, stiamo assistendo ad un aumento di contagi, sia pure con esiti non gravi, grazie alla vaccinazione che protegge dalle conseguenze peggiori dell’infezione». Una delle ipotesi è che i sanitari, vaccinati per primi, abbiano visto ridurre la propria immunità e siano quindi più soggetti all’infezione. Per quanto sulla gravità della malattia, come specificato da Mangiacavalli, il vaccino mantiene la sua efficacia.
La BBC riporta i risultati del Zoe Covid Study, uno degli studi di sorveglianza inglesi del dipartimento di Salute Pubblica che mostra, tra maggio e giugno 2021, una discesa nella protezione da Covid-19 dopo sei mesi dalla seconda dose. Sono state monitorate oltre un milione di persone vaccinate con doppia dose, in cui la protezione con Pfizer è scesa dall’88% del primo mese dopo il secondo shot, al 74% dopo 5-6 mesi. Con AstraZeneca invece dal 77% si è arrivati al 67% dopo 4-5 mesi.
Dunque c’è da attendersi un abbassamento nella protezione dei vaccini, stabilito che il prodotto pensato contro Covid è uguale a quello contro l’influenza e protegge quindi per un periodo di tempo limitato (anche se non è ancora chiaro quanto lungo). Che è anche la ragione per cui si parla di terza dose, un richiamo che possa riportare in alto gli anticorpi.
Il professor Tim Spector, ricercatore capo dell’app Zoe Covid Study che sta dietro la ricerca, ha affermato che i risultati potrebbero spiegare le recenti infezioni segnalate da alcune persone completamente vaccinate. Il professor Spector ha dichiarato: «La diminuzione della protezione è prevedibile e non è una ragione per non farsi vaccinare. I vaccini forniscono ancora alti livelli di protezione per la maggior parte della popolazione, specialmente contro la variante Delta, quindi abbiamo ancora bisogno di quante più persone possibile per vaccinarsi completamente». Il vaccino in questi mesi ha evitato, sempre secondo i dati della Public Health England, 84.600 morti e 23 milioni di infezioni solo nel Regno Unito.