Le diete da sole non funzionano. Ximena Ramos-Salas dell’Obesity Canada invita i medici a non ridurre l’obesità a una questione di peso, favorendo invece l’approccio olistico
La definizione di “obeso” non dovrebbe essere stabilita dal peso, ma dallo stato di salute. A inaugurare questo nuovo modo di pensare la malattia è una guida clinica canadese pubblicata sul Canadian Medical Association Journal. All’interno si trovano consigli innovativi rivolti ai medici che si trovano di fronte un paziente con eccesso ponderale. Prima di tutto: andare oltre la prescrizione di dieta ed esercizio fisico, focalizzandosi invece sulle cause profonde del peso in aumento. Indagando, quindi, le ragioni psicologiche e pensando l’obesità con un approccio olistico.
Queste nuove regole vorrebbero puntare a sconfiggere lo stigma che vede le persone obese colpevolizzate per la propria condizione dal proprio medico e dall’intera società. Una narrativa, ha spiegato alla Bbc Ximena Ramos-Salas, che è tra le autrici della guida, che «alimenta le accuse di comportamento irresponsabile e mancanza di forza di volontà», trasmettendo a chi soffre di obesità un senso di vergogna che crea ulteriori danni e, spesso, veri e propri momenti di discriminazione tra medico e paziente.
Ramos-Salas è anche la direttrice del dipartimento “Ricerca e policy” dell’Obesity Canada e ha voluto che questa guida arrivasse ai medici di famiglia, per aiutarli nella corretta diagnosi e trattamento dell’obesità. «Queste bias sul peso non si fermano solo a una falsa percezione dell’obesità – ha spiegato – ma producono anche un cambio di comportamento negli operatori sanitari».
In Canada il tasso di obesità è triplicato negli ultimi 30 anni: secondo le statistiche, un canadese su quattro è obeso. In Italia, secondo i dati riferiti dagli intervistati PASSI dell’Iss, quattro adulti su 10 sono in eccesso ponderale: tre in sovrappeso e uno obeso. Le linee guida in Canada sono le stesse dal 2006, riferisce lo studio.
Quelle ora diffuse dall’Obesity Canada non cambiano del tutto le regole. Indice di massa corporea e circonferenza della vita sono ancora elementi consigliati per calcolare l’obesità. Tuttavia, all’interno se ne fanno presenti chiaramente i limiti e si invitano i medici a concentrarsi su quanto e come il peso influisce sulla salute di una persona.
Riduzioni di peso che vanno dal 3% al 5%, quindi piccole, possono comunque portare importanti miglioramenti nella salute di un paziente. Inoltre, il «peso migliore» può spesso non coincidere con il «peso ideale» imposto dalle regole troppo rigide. L’obesità è una malattia cronica e ha bisogno di gestione permanente.
«Per tanto tempo abbiamo associato l’obesità a uno stile di vita – continua l’esperta – invece queste persone hanno bisogno dello stesso sostegno di tutte le altre che convivono con una patologia cronica». I nuovi consigli spostano le prescrizioni dei medici oltre la dieta e l’esercizio fisico, verso la terapia psicologica, i farmaci e il bypass gastrico.
«Chiunque, indipendentemente dalle dimensioni del suo corpo, può trarre beneficio da uno stile di vita sano ed equilibrato, corredato da attività fisica», spiega ancora la dottoressa. Ma in condizione di obesità, il cervello compenserà gli effetti di questo nuovo comportamento sentendosi più affamato e costringendo il soggetto a mangiare di più.
Chi perde peso seguendo una dieta spesso lo riacquista: «Le diete da sole non funzionano», ribadisce Ramos-Salas. Il consiglio finale per i camici bianchi è quello di chiedere sempre il permesso al paziente prima di discutere del suo peso. Costruire quindi un rapporto di fiducia e discutere con loro dei problemi di salute senza spostare subito il discorso sul numero di calorie ingerite.
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