Audizione in Commissione Affari Sociali della Presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica Stefania Gori che sottolinea: «In alcune degenze oncologiche si è dimezzato il numero di pazienti oncologici ricoverati». Il caso del CRO di Aviano: nessun paziente positivo dall’inizio della pandemia grazie a misure efficaci di contenimento
Aiom denuncia il blocco degli screening oncologici, riduzione del numero delle prime visite del 30%, forte calo di nuove diagnosi di tumori maligni e una riduzione della sopravvivenza stimata nel 5-10%. Sono alcune delle conseguenze che il lockdown di marzo, aprile e maggio ha portato sul settore dell’oncologia, dovute in larga parte alla ridotta attività degli ospedali nel periodo più duro della pandemia e alla paura dei malati di recarsi nelle strutture.
I dati sono stati riportati da Stefania Gori, Presidente di AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) durante l’audizione in Commissione Affari Sociali alla Camera. Con la Gori anche Vittorio Donato, Presidente di Airo (Associazione italiana Radioterapia e Oncologia clinica), Francesca Tosolini, Direttore del Centro di riferimento oncologico dell’Istituto nazionale tumori di Aviano e Francesca Bordin della Società italiana di cure palliative (Sicp).
I dati più preoccupanti sono stati quelli forniti dalla Presidente Aiom Stefania Gori: «Tra marzo e maggio gli screening sono stati interrotti – ha ricordato -. Abbiamo registrato una riduzione del numero delle visite ambulatoriali. I pazienti in follow up, quelli in ormonoterapia e sotto cure palliative sono stati visitati solo in presenza di sintomi clinici sospetti, altrimenti sono stati gestiti telefonicamente o via web. In alcune degenze oncologiche si è dimezzato il numero di pazienti oncologici ricoverati».
Un quadro preoccupante il cui impatto, da un punto di vista clinico, sarà compreso solo nei prossimi mesi: «Le prime visite oncologiche si sono ridotte del 30%, c’è stata inoltre una riduzione dei pazienti arruolati negli studi clinici – ha continuato Gori -. C’è stato un numero ridotto di nuove diagnosi di tumori maligni. In Olanda, dove il registro tumori ha già i dati dal 12 febbraio al 12 aprile, la riduzione delle nuove diagnosi di tumore è del 26% (tumori maligni non cutanei)».
«Considerando che in Italia ci sono mille nuove diagnosi di tumori maligni al giorno – ha aggiunto – possiamo comprendere quanto inciderà questo stop. L’impatto sulla sopravvivenza non lo sappiamo, è stata stimata una riduzione della sopravvivenza del 5-10%. Sappiamo anche che l’impatto degli screening è più modesto: ci fa fare un 20% di nuove diagnosi al mese sul carcinoma della mammella, l’8% in più sul colon retto. Ci riferiamo a oltre due milioni e mezzo di persone che hanno bisogno di assistenza oncologica specialistica».
«Inoltre – ha spiegato ancora Gori – la diagnosi di tumore è stata spesso legata a un esito infausto per i malati di Covid: il 16% dei decessi per Covid è rappresentato da pazienti oncologici, mentre il 60% dei deceduti aveva due o tre patologie. Ci sono poi state problematiche di tipo psicologico molto importanti. Durante l’emergenza Covid abbiamo cercato di stare vicino ai pazienti diffondendo le misure di prevenzione del contagio concentrandoci su un decalogo elaborato insieme a 32 associazioni dei pazienti per evitare che i malati di cancro possano contagiarsi in ambiente ospedaliero. Nel decalogo abbiamo ribadito la necessità di creare percorsi separati per i pazienti oncologici e un controllo continuo del personale sanitario».
Un concetto che è stato ripreso da Francesca Tosolini del CRO di Aviano, struttura che nel corso della pandemia ha attuato scelte che si sono rivelate vincenti. Ad oggi nessun paziente ha contratto il virus e solo due operatori sono risultati positivi, ma comunque entrambi con link epidemiologici esterni all’ospedale.
«Abbiamo da subito varato misure restrittive sugli accessi dei familiari e degli accompagnatori – ha spiegato Tosolini -. Abbiamo regolamentato lo smart working per i dipendenti amministrativi. Poi abbiamo disposto un triage completo infermieristico di tutti i pazienti, di tutti gli accompagnatori, i dipendenti, il personale della ricerca con una valutazione attiva dei casi sospetti. Un’azione massiccia che ha visto coinvolto tutto il personale».
Particolarmente incisiva anche la politica sui tamponi: «Oltre allo screening di tutti i pazienti che al triage manifestavano una condizione di approfondimento abbiamo disposto una sorveglianza attiva di tutti coloro che accedono a chemioterapia e radioterapia e di chi viene ricoverato. Tutto il personale ha una periodicità di controllo tramite tampone».
Dati positivi arrivano invece da Airo come riferito dal presidente Vittorio Donato: da una survey elaborata dall’associazione è emerso che i trattamenti radioterapici non sono stati interrotti, almeno quelli salvavita, durante il lockdown.
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