La nuova Villa Bellombra realizzata con una sinergia pubblico-privato permette ai pazienti di usufruire di attrezzatura concepite con le più moderne tecnologie robotiche. Orta (AD Consorzio ospedaliero Colibrì) «I cittadini avranno una struttura paragonabile a quelle di Boston o Tokyo, senza dover pagare nulla»
Parte da Bologna una collaborazione tra pubblico e privato nella sanità che potrà essere apripista per una concezione di eccellenza accreditata. Si tratta della nuova Villa Bellombra, un ospedale parco per la riabilitazione intensiva, neurologica e ortopedica inserito in un contesto naturalistico unico nel suo genere. «Abbiamo deciso di fare questo investimento per regalare a Bologna un luogo di cura innovativo, a livello più alto che si possa trovare in tutto il mondo – ha spiegato Averardo Orta, Amministratore Delegato del Consorzio ospedaliero Colibrì e Orta spa società che ha studiato e realizzato il progetto -. Bologna ha una storia di eccellenza nell’università e nelle strutture sanitarie pubbliche e noi, che facciamo parte della rete del servizio sanitario regionale vogliamo dare il nostro contributo». Dopo aver studiato lo stato dell’arte della riabilitazione nei migliori centri del mondo, la famiglia Orta ha condensato nel progetto l’esperienza di cinque generazioni e la storia di 120 anni di attività. «La recente pandemia ha dimostrato che occorre rivedere la sanità territoriale – ha commentato l’AD Averardo Orta – c’è bisogno di una sinergia tra pubblico e privato e noi vogliamo essere attori di questa rinnovata alleanza. Siamo nati come una struttura privata, ma ci siamo allineati a quello che è il bisogno del sistema sanitario regionale».
Un investimento da 21 milioni di euro che ha puntato sulle più moderne tecnologie robotiche nel campo della riabilitazione. «Non è stato speso denaro pubblico – ha ribadito più volte l’AD del consorzio ospedaliero Colibrì – non abbiamo ricevuto finanziamenti, agevolazioni a fondo perduto o risorse dal PNRR, abbiamo messo su carta, partendo da un prato, le indicazioni che abbiamo raccolto in 120 anni di attività professionale».
La nuova struttura di via Casteldebole è dotata di 5 palestre con tecnologia robotica di ultima generazione, una piscina per la riabilitazione, 16 ambulatori e 54 camere, ognuna con giardino privato su una superficie di 9500 metri quadri di verde attrezzato. «Una équipe straordinaria di medici, professionisti, logopedisti e psicologi lavorano in sinergia per migliorare le condizioni del paziente in riabilitazione intensiva neurologica che fin dal primo impatto potrà ricevere energia positiva grazie alla illuminazione naturale, alle grandi vetrate, all’arte e ai continui stimoli provenienti anche dal mondo universitario e ospedaliero – ha sottolineato Orta -. I cittadini di Bologna e dell’Emilia-Romagna avranno una struttura a livello internazionale tra le migliori al mondo e potranno godere dell’eccellenza del servizio sanitario dell’Emilia-Romagna senza pagare nulla, ma con un trattamento paragonabile a quanto si ottiene a Boston, a Tokio o in Nuova Zelanda, nelle strutture più avanzate».
L’architettura dell’Ospedale Villa Bellombra rappresenta dunque un elemento centrale nel processo assistenziale e terapeutico dei pazienti, come strumento di cura e di ritorno graduale alla normalità. Gli spazi, le attività, le mostre d’arte e il giardino giapponese sono concepiti per stimolare la riacquisizione delle capacità motorie, psichiche e mnemoniche dei pazienti in fase riabilitativa post acuta. Le tecnologie Hocoma presenti a Villa Bellombra sono tra le più innovative al mondo ed hanno la capacità di aumentare e misurare i livelli di recupero funzionale nel trattamento riabilitativo. «Il diritto alla salute deve essere garantito prima di tutto dal pubblico e dallo stato – ha evidenziato Stefano Bonaccini governatore di Regione Emilia-Romagna all’inaugurazione della nuova Villa Bellombra -, ma allo stesso tempo credo che oggi ci sia un rapporto tale di collaborazione tra pubblico e privato in grado di garantire una qualità tra le più alte d’Europa». «Questo luogo aprirà la mente e la visione di tutti coloro che lavorano nella sanità perché è uno stimolo culturale, uno stimolo a studiare e a pensare come ridisegnare la nostra modalità di prenderci cura degli altri e umanizzare sempre di più le nostre cure», ha aggiunto Matteo Lepore, Sindaco di Bologna.
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