L’intervista al divulgatore scientifico Giorgio Sestili: «La curva continuerà a crescere di un 25-30% settimanale. Lo scenario drammatico in Austria e Germania si può riproporre in due o tre mesi anche nel nostro Paese. Dobbiamo muoverci, subito, per evitarlo»
Una curva che sale, ma non c’è, al momento, «una crescita così repentina che possiamo definire allarmante o a ritmi sostenuti». È vero però che l’aumento dei nuovi positivi – sopra quota diecimila per il secondo giorno consecutivo – non accenna a fermarsi o stabilizzarsi. Se si continua così «potremmo arrivare sui 20mila casi per metà dicembre e sui 25-30mila casi per Natale. E a 800-1000 morti a settimana. Chiaramente poi, tutto dipenderà da quello che deciderà di fare il Governo».
Sono le stime «plausibili» di Giorgio Sestili, fisico, divulgatore scientifico e fondatore della pagina Facebook “Coronavirus – Dati e Analisi Scientifiche” dove, dall’inizio della pandemia, accoglie e commenta numeri e studi sul SARS-CoV-2. L’indice Rt superiore all’1 e l’incremento dell’incidenza settimanale e dei ricoveri in ospedale rendono necessarie misure urgenti. Nell’intervista a Sanità informazione, il divulgatore scientifico ha tentato di fare alcune previsioni per le prossime settimane.
«Nell’ultima settimana i positivi in Italia sono aumentati del 25% rispetto alla settimana precedente. È una curva che sale, ma non c’è, al momento, una crescita così repentina come in altre fasi dell’epidemia in Italia e come è avvenuto in altri paesi europei come Austria e Germania. È anche vero che questa crescita dura da diverse settimane, abbiamo sfondato i 10mila casi giornalieri e quindi dobbiamo fare in modo che l’indice Rt torni ad essere inferiore ad uno. Si tratta del valore che indica una fase di espansione dell’epidemia; è a 1.14 secondo i nostri calcoli più aggiornati».
«L’aumento dei contagi da diverse settimane si sta tramutando in un aumento degli ospedalizzati. Nell’ultima settimana gli accessi in terapia intensiva sono cresciuti del 19% rispetto alla settimana precedente e anche i decessi, purtroppo, del 24%. Ci sono stati 416 morti negli ultimi sette giorni. C’è da dire che, come abbiamo visto nel bollettino dell’Istituto superiore di Sanità, la stragrande maggioranza delle persone che finiscono in ospedale o che muoiono sono persone non vaccinate. Su questo, mi preme fornire dati più precisi: nelle terapie intensive, negli ultimi trenta giorni, in riferimento alla fascia 40-59 anni, sono finite 32.5 volte in più persone non vaccinate rispetto alle persone vaccinate. Per la fascia 60-79 il rapporto è 19.9 mentre per gli over 80 scende a 8.3».
«Questi dati sono estremamente interessanti perché ci portano a due considerazioni significative: la prima è che i vaccini funzionano e riducono il rischio di ospedalizzazione. La seconda però, ci dimostra che, come è facile notare, man mano che avanza l’età questo rapporto diminuisce. Questo succede per due motivi: da una parte, sicuramente, le persone più anziane hanno una serie di condizioni patologiche pregresse che possono determinare la malattia grave anche a fronte di una vaccinazione anti Covid-19. L’altro motivo è che, purtroppo, ormai diversi studi scientifici soprattutto provenienti da Israele che è stato il primo paese a vaccinare la popolazione, mostrano come la protezione immunitaria si riduca drasticamente già a pochi mesi dalla seconda dose».
«Noi siamo in una situazione in cui gli over 60 che si sono vaccinati tra aprile e maggio, in questo momento hanno un bassissimo livello di anticorpi e quindi necessitano della terza dose. Ma si può dire che abbiamo bisogno tutti del richiamo, perché la maggioranza della popolazione italiana si è vaccinata tra giugno e agosto. Guardando a quello che avviene negli altri paesi, non si può indugiare con le terze dosi. Anzi, direi che è fondamentale procedere velocemente».
«La situazione è sotto controllo nelle terapie intensive, solo il Friuli-Venezia Giulia e le Marche hanno superato il 10% di posti letto occupati che è la prima soglia di allarme. Tutte le altre regioni sono al di sotto. La situazione è ancora gestibile ma solo se alziamo delle barriere. Abbiamo la fortuna di essere in anticipo o in ritardo, dipende dai punti di vista, rispetto all’Austria ed alla Germania dove ci sono situazioni drammatiche. Ma quello che sta accadendo lì può accadere anche da noi se andiamo avanti senza somministrare con rapidità le terze dosi».
«Io prevedo che la curva continuerà a crescere con un ritmo che si manterrà vicino ad un 25-30% settimanale. Questo significa che i casi raddoppiano ogni tre settimane. Quindi potremmo arrivare sui 20mila casi per metà dicembre e sui 25-30mila casi per Natale. Come decessi, durante le feste, potremmo arrivare anche a 800-1000 morti a settimana. Sono stime plausibili. Chiaramente poi, tutto dipenderà da quello che deciderà di fare il Governo. Dalle barriere che innalzerà da qui a Natale. Qualunque misura detterà il Governo servirà a limitare questa crescita».
«Io mi riferisco a entrambe le cose, qualunque strategia si introduca è una piccola barriera contro il virus. Da una parte si può agire sulle terze dosi, dall’altra sulle vaccinazioni ai bambini tra 5 e 11 anni che dovrebbero arrivare a breve in Europa. Poi c’è la questione Green pass e l’ipotesi di eliminare totalmente la possibilità di ottenerlo con i test rapidi. E quella delle zone gialle, arancioni e rosse. C’è da capire se le restrizioni saranno per tutti o solo per i non vaccinati. Io penso debbano essere riservate ai non vaccinati».
«In Austria e Germania stanno messi così male perché hanno vaccinato di meno e quindi c’è meno gente immunizzata. Il problema è che andando avanti con il tempo, anche in Italia ci sarà meno gente immunizzata se non ci sbrighiamo con le terze dosi. È uno scenario che si può riproporre in due o tre mesi anche nel nostro paese. Dobbiamo muoverci, subito, in anticipo, per evitarlo».
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