Migliorare la previsione del rischio, la diagnosi precoce della progressione della malattia e la prevenzione personalizzata per i pazienti con artrite reumatoide e malattie infiammatorie intestinali. E’ questo l’obiettivo di PerPrev-CID (Personalised Disease Prediction and Prevention in Chronic Inflammatory Disorders) che vede la partecipazione anche dell’Università Cattolica, campus di Piacenza, con il centro di ricerca EngageMinds Hub. Gli esperti di EngageMinds Hub si concentreranno su una valutazione clinica dei pazienti per cercare correlazioni tra i livelli di aderenza a terapie e corretti stili di vita e la qualità di vita percepita (soffermandosi su aspetti quali la fatigue) con una serie di parametri clinici e biologici indicativi della progressione della malattia e/o l’efficacia delle cure.
Inoltre, gli esperti di EngageMinds Hub cercheranno anche di scoprire quali sono i fattori ambientali modificabili che possono aumentare il rischio di sviluppare una malattia infiammatoria, per esempio lo stress, e altri parametri psicologici. Infine, i ricercatori di EngageMinds Hub lavoreranno sulla comunicazione medico-paziente per sviluppare modelli e strategie che facilitino i clinici nel sostenere pazienti o soggetti a rischio. L’artrite reumatoide (AR) e le malattie infiammatorie intestinali (IBD) sono due malattie infiammatorie croniche comuni che esercitano una pressione significativa sui sistemi sanitari europei. Nonostante i notevoli progressi nella ricerca abbiano migliorato i trattamenti disponibili, mancano strumenti efficaci di previsione del rischio e interventi preventivi per queste patologie.
PerPrev-CID mira a esplorare nuovi standard per la diagnosi molecolare precoce e gli strumenti innovativi di valutazione. Coordinato dal Policlinico Universitario Schleswig-Holstein (UKSH) e dall’Università di Kiel, il progetto riunisce quindici partner internazionali, provenienti da nove paesi e riceverà un finanziamento complessivo di 11 milioni di euro dal Programma Quadro per la Ricerca e l’Innovazione Horizon Europe dell’Unione Europea nei prossimi cinque anni. Inoltre, il governo svizzero contribuirà con oltre 2,5 milioni di euro per i partner associati svizzeri. Le malattie infiammatorie croniche (CIDs) sono disturbi del sistema immunitario caratterizzati da un’infiammazione incontrollata e dalla successiva distruzione dei tessuti in diversi organi. Si prevede che interesseranno oltre il 10% della popolazione europea entro il 2030.
Attualmente, vi è un’elevata necessità insoddisfatta in termini di prevenzione e intervento precoce per queste patologie. Per questo motivo, PerPrev-CID mira a sviluppare nuovi standard per la prevenzione e il trattamento precoce di due CIDs prototipiche: l’artrite reumatoide e le malattie infiammatorie intestinali. “Vogliamo approfondire la comprensione della progressione precoce della malattia, concentrandoci su meccanismi, biomarcatori e misure innovative orientate al paziente, per sviluppare strumenti decisionali pratici utili a identificare le persone a rischio di IBD e AR. Questa trasformazione della medicina è ora possibile grazie alle innovazioni nelle tecnologie molecolari e nei metodi computazionali”, spiega Philip Rosenstiel, direttore dell’Istituto di Biologia Molecolare Clinica dell’UKSH e dell’Università di Kiel, e coordinatore scientifico del consorzio PerPrev-CID.
Per monitorare meglio la progressione della malattia e il benessere dei pazienti, il progetto svilupperà tecnologie digitali sicure come dispositivi indossabili e app per monitorare una serie di indicatori di salute oggettivi e consentire un monitoraggio continuo e digitale dei dati dei pazienti. Il network svilupperà anche biomarcatori innovativi per un campionamento domestico di biomateriali come sangue e feci. Inoltre, il progetto valuterà l’efficacia di un intervento nutrizionale mirato all’asse metabolico del triptofano per prevenire riacutizzazioni e progressione della malattia nelle fasi iniziali di AR e IBD. “Grazie a questi sforzi e a un forte focus sul coinvolgimento dei pazienti, il progetto contribuirà in modo significativo all’empowerment dei pazienti e all’avanzamento della ricerca orientata al paziente”, afferma Guendalina Graffigna, direttrice di EngageMinds HUB della Cattolica e responsabile del progetto per il task di ricerca dedicato al patient-engagement.
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