«Non possiamo più permetterci politiche sanitarie basate su dati che non sono fondati» Tonino Aceti, ai nostri microfoni, invoca a gran voce una comunicazione responsabile ed etica per mantenere il rapporto fiduciario medico-cittadino
«La comunicazione deve essere seria e affidabile soprattutto rispetto alle informazioni che veicola, perché detta la linea delle scelte in politica sanitaria nazionale ed ha ripercussioni nelle relazioni tra i professionisti sanitari ed i cittadini». Così Tonino Aceti, Coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato, ai nostri microfoni, intervistato a margine del 12° Forum Risk Management.
Sempre più spesso siedono allo stesso tavolo medici, cittadini e giornalisti: dunque diventa sempre più fondamentale una corretta interazione tra tutti gli attori del Sistema Sanitario Nazionale. In quest’ottica quanto conta comunicare?
«La comunicazione è un aspetto fondamentale del percorso di cura dei cittadini e dell’esercizio della professione medica così come la collaborazione tra tutti i soggetti è la chiave di volta per garantire il diritto alla salute. Una buona comunicazione deve essere “responsabile” ed “etica” soprattutto rispetto alle informazioni che veicola: leggiamo notizie di milioni di sprechi in sanità e prodotti dalla medicina difensiva. La domanda da porsi è: la politica dei tagli al SSN non è anche dipesa da una comunicazione pubblica relativa a tutti questi milioni sprecati? Questa è una domanda che tutti noi dobbiamo porci, perché una comunicazione trasparente sui numeri influenza decisioni più o meno giuste. Non possiamo più permetterci politiche sanitarie fondate su una comunicazione di dati che non sono fondati, questo è un rischio che va scongiurato. Una comunicazione responsabile è anche quella che garantisce il rapporto di fiducia tra cittadino e SSN ed il rapporto di fiducia tra cittadini e professionisti sanitari (medici, infermieri, farmacisti). Proprio questa relazione è oggi il principale strumento che noi abbiamo contro la mancanza di risorse destinate alla sanità pubblica».
Si può parlare di alleanze in un momento di “guerra”?
«Si deve parlare di alleanze perché di fatto la guerra – se guerra si può utilizzare come termine – probabilmente è anche il frutto di una cattiva comunicazione. Costruendo una buona comunicazione tutte le tensioni che ci sono tra le varie parti in gioco sicuramente scemeranno; proprio per questo, abbiamo lanciato la campagna il “Decalogo di diritti e doveri del cittadino e del medico” per ravvivare e rilanciare un rapporto fondamentale. Quanto all’innovazione, il dibattito intorno alla Legge Gelli-Bianco ha rischiato di influenzare negativamente il rapporto tra cittadini e professionisti sanitari: la nostra campagna di informazione, fatta insieme ai medici e a tutte le sigle sindacali, alle società scientifiche e alle federazioni nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri, riesce a guidare innovazioni – come quelle della Legge Gelli-Bianco – in un’ottica di collaborazione».
Il cittadino al centro del Sistema Sanitario: che significato ha per lei e per la sua associazione, è un punto di partenza o d’arrivo?
«È uno snodo importante: la presenza di direttori generali, giornalisti, rappresentanti dei medici e dei cittadini dà l’idea della necessità di dialogare per far avanzare il SSN nella direzione più giusta. L’importante è farlo con responsabilità, a partire dalla comunicazione che è il driver, ciò che detta la linea delle scelte. Una comunicazione sempre più responsabile e più etica produce scelte più giuste e più eque sulla sanità e sulla salute».