Scompare il “CV2123”, il codice di esenzione che aveva aiutato chi aveva sofferto di forme severe di Covid-19. L’Associazione Italiana Long Covid chiede maggiore supporto medico e un sostegno economico e sociale per chi ancora soffre. Petrillo (Commissione fiscale Uneba) «Resta l’esenzione per la patologia correlata»
Dopo due anni di esenzioni sul ticket sanitario con il codice CV2123 chi è affetto da Long Covid non ha più diritto ad alcuna detrazione. Il provvedimento del 26 maggio 2021, in vigore per due anni, ha cessato di esistere lo scorso 25 maggio 2023. Nello stesso periodo l’OMS ha dichiarato la fine della pandemia. Tutto risolto dunque? Sembrerebbe proprio di sì secondo le leggi e le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, invece molti pazienti hanno ancora sintomi riconducibili al Long Covid.
Ne sanno qualcosa i membri di AILC (la prima associazione Italiana di pazienti Long Covid). Da mesi si battono affinché ci sia un maggiore supporto medico e un sostegno economico e sociale per chi ancora soffre. «La casistica delle problematiche post Covid è molto ampia – racconta Morena Colombi, Presidente AILC – noi vogliamo essere il collettore tra quanti soffrono e le istituzioni. Purtroppo, i numeri dicono che molti soffrono. Pochi lo dichiarano però, quindi per ora come associazione non riusciamo a dare il supporto che vorremmo».
Al silenzio dei pazienti fa da contraltare la voce dei medici e dei centri di ricerca che stanno monitorando la situazione dei pazienti. In Italia sono 164 mila i pazienti Long Covid che hanno avuto la malattia in forma grave e sono stati inseriti in un programma di monitoraggio. «Eppure – lamenta Morena Colombi -, non solo chi ha avuto la malattia in forma grave ed è stato ricoverato in ospedale oggi ha disturbi. Tanti si sono curati a casa, altri erano asintomatici, ma oggi soffrono per le conseguenze del protratto stato infiammatorio che li ha colpiti. Oltre un milione di persone sono alle prese con i sintomi riconducibili al virus. Noi stiamo cercando di raccogliere le testimonianze di chi soffre ancora e di indirizzarli nei centri di riferimento».
Se la mancata esenzione da CV2123 potrebbe far pensare a cittadini abbandonati dal Sistema Sanitario Nazionale e penalizzati nelle cure, in realtà hanno ancora diritto a delle esenzioni. «Non facciamoci ingannare dalla fine del provvedimento introdotto due anni fa – spiega a Sanità Informazione Marco Petrillo, presidente commissione fiscale Uneba -. Nella maggior parte dei casi si tratta di pazienti con più patologie e dunque con esenzioni già garantite dalla condizione pre-Covid. Ad esempio, se il Long Covid ha interessato un paziente con asma, questo avrà diritto ad applicare il codice di esenzione per le malattie respiratorie se pur, sull’impegnativa, alla voce quesito diagnostico si fa riferimento alla presunta sindrome Long Covid».
Mentre viene meno il codice di esenzione CV2123 relativo al Long Covid, è di pochi giorni la notizia di un progetto scientifico americano che ha passato in rassegna tutti i sintomi riconducibili al Long Covid, e ne ha classificati 12 come Pasc ( sequele post acute dell’infezione da Sars-CoV-2). Il primo risultato raggiunto dalla ricerca è stato di dimostrare che il Long Covid non è una sindrome, ma la sindrome di più sindromi. I ricercatori hanno analizzato i risultati di un lavoro realizzato in 85 tra ospedali, centri sanitari e organizzazioni di 33 Stati tra Washington DC e Porto Rico.
Sono emersi 37 sintomi di cui 12 distintivi del Long Covid. Tra i più noti: stanchezza debilitante post attività fisica e mentale, perdita di gusto e olfatto, vertigini, palpitazioni, annebbiamento del cervello, sintomi gastrointestinali e tosse cronica. Ad ognuno è stato dato un punteggio Pasc complessivo e dallo studio è emerso che le infezioni pre Omicron e vaccino hanno generato una sintomatologia più grave. Le ricerche ancora in corso dovranno stabilire per quanto tempo il Long Covid può manifestarsi anche nei bambini, negli adolescenti e nelle donne in stato di gravidanza.
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