L’analisi Gimbe documenta una percentuale cumulativa degli adempimenti delle regioni ai LEA del 75% con una forbice molto ampia: in testa alla classifica 11 regioni tutte del centro-nord, ad eccezione della Basilicata
Ogni anno il Ministero della Salute rende noto il report “Monitoraggio dei LEA attraverso la cd. Griglia LEA” che verifica l’erogazione, attraverso un punteggio, delle prestazioni sanitarie che le Regioni devono garantire ai cittadini.
«Si tratta di una vera e propria “pagella” sulla “materia” sanità – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – che permette di identificare Regioni promosse e bocciate». Infatti, per le Regioni considerate inadempienti e sottoposte a Piano di rientro, il Ministero della Salute prevede uno specifico affiancamento, sino al commissariamento. Non sono soggette a verifica degli adempimenti: Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Valle D’Aosta e Province autonome di Trento e di Bolzano.
«Il monitoraggio tramite la “griglia LEA” è solo un political agreement tra Governo e Regioni – continua Cartabellotta – perché lo strumento è sempre più inadeguato per valutare la reale erogazione delle prestazioni sanitarie e la loro effettiva esigibilità da parte dei cittadini».
Secondo Gimbe, ecco le criticità della griglia LEA:
«Tutti questi limiti – spiega Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione – riducono la possibilità di valutare in maniera oggettiva, analitica e tempestiva la capacità delle Regioni di erogare le prestazioni ordinarie, anche per stimare la possibilità di rispondere ad un evento straordinario come la pandemia».
«Dal 2008 lo Stato – puntualizza il Presidente – certifica l’erogazione delle prestazioni da parte delle Regioni con uno strumento sempre meno adeguato a valutare la qualità dell’assistenza sanitaria. In particolare, l’ultimo monitoraggio del 2018, “promuove” tutte le Regioni sottoposte alla verifica adempimenti, in netto contrasto con numerosi report indipendenti nazionali e internazionali che attestano invece un peggioramento della qualità dell’assistenza».
La Fondazione GIMBE ha analizzato i risultati dei monitoraggi annuali del Ministero della Salute relativi agli anni 2010-2018:
L’analisi degli adempimenti LEA 2010-2018 dimostra che:
«Se dopo anni tagli e definanziamenti – conclude Cartabellotta – la pandemia finalmente ha rimesso il Servizio Sanitario Nazionale al centro dell’agenda politica, dall’altro ha enfatizzato il conflitto istituzionale tra Governo e Regioni, ben lontano da quella “leale collaborazione” a cui l’art. 117 della Costituzione affida la tutela della salute tramite il meccanismo della legislazione concorrente. Senza una nuova stagione di collaborazione politica tra Governo e Regioni e un radicale cambio di rotta per monitorare l’erogazione dei LEA, sarà impossibile ridurre diseguaglianze e mobilità sanitaria e il diritto alla tutela della salute continuerà ad essere legato al CAP di residenza delle persone. E con la pandemia le persone si devono affidare, nel bene e nel male, alla sanità della propria Regione».
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