I ricercatori dell’Università della California hanno messo a punto uno strumento dotato di intelligenza artificiale che, analizzando immagini di risonanza magnetica, è in grado di misurare le oggettive differenze nel cervello di chi è affetto da ADHD e diagnosticarlo
Disattenzione, impulsività e iperattività motoria: sono questi i principali sintomi del deficit dell’attenzione-iperattività (Attention Deficit Hyperactivity Disorder, ADHD), considerato tra i disturbi più comuni nell’età dello sviluppo. La diagnosi può richiedere molto tempo e necessitare di una valutazione multidisciplinare. Oggi, grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale (AI) questi tempi potrebbero essere notevolmente accorciati. I ricercatori dell’Università della California hanno messo a punto uno strumento dotato di intelligenza artificiale che, analizzando immagini di risonanza magnetica cerebrale, permette di diagnosticare l’ADHD. Questo sistema, presentato al meeting annuale della Radiological Society of North America (RSNA) è in grado di rintracciare le differenze nette nel cervello di adolescenti col disturbo, precisamente presenti in nove tratti di materia bianca, a livello delle fibre nervose.
Per lo studio il team ha selezionato un gruppo di 1.704 individui con e senza ADHD. Utilizzando le scansioni ottenuti da una sofisticata risonanza magnetica, i ricercatori hanno confrontato la materia bianca nel cervello. Le immagini di 1.371 individui sono state utilizzate per addestrare lo strumento di intelligenza artificiale a distinguere i giovani con ADHD da quelli senza. Il sistema è stato poi testato su 333 giovani, tra cui 193 con ADHD e 140 senza. Con l’aiuto dell’IA, i ricercatori hanno scoperto che nei pazienti con ADHD presentano differenze significative in nove tratti di materia bianca.
L’ADHD è un disturbo comune spesso diagnosticato in età infantile e persistente nell’età adulta. Secondo dati del Centers for Disease Control and Prevention negli Usa si stima che 5,7 milioni di bambini e adolescenti tra i 6 e i 17 anni ne soffrano. In Italia i dati sono molto meno precisi: la più recente revisione pubblicata sull’argomento risale al 2018 ed esamina 15 studi dai quale emerge che il 2,9% dei bambini e dei ragazzi di età compresa tra 5 e 17 anni ha ricevuto una diagnosi di ADHD.
“Il disturbo si manifesta spesso in età precoce e può avere un impatto notevole sulla qualità della vita – spiega il coautore dello studio Justin Huynh, dell’Università della California, San Francisco – . È sempre più diffuso tra i giovani, anche a causa dell’uso eccessivo di smartphone e altri dispositivi molto distraenti”. Questo innovativo strumento potrebbe, dunque, facilitare la diagnosi e garantire una presa in carico tempestiva dei bambini affetti da ADHD, con un conseguente miglioramento dei risultati ottenuti. Le differenze rivelate nella risonanza magnetica dall’Intelligenza Artificiale “non sono mai state viste prima a questo livello di dettaglio – assicura Huynh-. In generale – conclude il ricercatore -. le anomalie osservate nei nove tratti di materia bianca coincidono con i sintomi dell’ADHD”.
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