Videosorveglianza, osservatorio e formazione per fermare la violenza. Il Presidente dell’Ordine dei Medici della Capitale Antonio Magi diffonde nuovi dati: «Nel Lazio 100 episodi, il 10% del totale nazionale». Presenti alla riunione i direttori delle Asl e degli Ospedali di Roma e provincia
Qualcuno ha denunciato le continue rapine e lo stato di paura nel quale lavorano gli operatori sanitari. Altri hanno chiesto maggiore presenza delle forze dell’ordine. E altri ancora hanno invitato la stampa a riportare in modo maggiormente appropriato le notizie sulla sanità. I direttori degli Ospedali e delle Aziende sanitarie di Roma e provincia si sono ritrovati oggi presso la sede dell’OMCeO convocati dal Presidente Antonio Magi e dall’Assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato. All’ordine del giorno del ‘parlamentino’ della sanità di Roma si è discusso del tema che preoccupa tutto il mondo della sanità e non solo: quello delle aggressioni ai medici.
Nel Lazio i dati forniti dall’OMCeO parlano di 100 aggressioni nell’ultimo anno sulle oltre 1200 all’anno in tutta Italia: un bilancio che però si ingrossa di giorno in giorno.
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Il coro da parte dei direttori, dalla Asl Rm2 al San Giovanni, dal San Camillo al Sant’Andrea, è stato unanime: bisogna fermare questa escalation di violenza. Il primo risultato ottenuto è quello della costituzione di un Osservatorio per monitorare con puntualità tutti gli episodi di aggressioni al personale del servizio sanitario. Ma è solo il primo punto di un piano. L’Ordine dei Medici di Roma punta su programmi di formazione del personale impegnato in prima linea, protocolli operativi con le Aziende sanitarie e ospedaliere di Roma e provincia, coordinamento forte con le forze dell’Ordine e la Prefettura.
«È un programma ad ampio spettro – spiega Antonio Magi, presidente dell’Ordine dei medici di Roma e provincia – che abbiamo presentato e condiviso con i direttori generali delle Asl territoriali di Roma e provincia e quelli dei grandi ospedali pubblici. Abbiamo proposto una serie di interventi da realizzare insieme al management, ai medici e a tutto il personale. Vogliamo procedere in modo pragmatico e partecipato perché in questo campo un modello unico è improponibile. Ognuno dei settori più esposti, tipo pronto soccorso o guardia medica notturna o spdc, necessita infatti di misure di sicurezza specifiche».
La riunione è stata aperta e chiusa dall’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato che ha sottolineato quanto sia importante mappare la presenza delle forze dell’ordine negli ospedali, pur sottolineando come il problema non sia solo un tema di ordine pubblico. «Daremo vita assieme all’Ordine dei Medici ad una grande campagna di informazione rivolta ai cittadini – ha spiegato a Sanità Informazione D’Amato – e anche ad una campagna di formazione del personale medico e sanitario. Inoltre chiederemo alle altre istituzioni dello Stato a partire dalla Prefettura di aiutarci a prevenire questi fenomeni, in aumento, che riguardano il personale sanitario. Non bisogna far regredire la presenza dello Stato perché gli ospedali sono un presidio di legalità sui territori».
D’Amato ha anche annunciato la possibilità di studiare un sistema di videosorveglianza nei reparti più a rischio e una legge regionale per svecchiare il personale sanitario del Lazio: «Proporremo una proposta di legge per limitare la valenza delle graduatorie concorsuali a 36 mesi alla scadenza della quale devono essere rinnovati i concorsi. Questo per fare in modo che entri personale nuovo, serve nuova linfa nel sistema sanitario».