Il Presidente della Federazione degli Ordini dei Medici sottolinea: «Bene l’Osservatorio sulla violenza, ora c’è la necessità di rivedere i livelli di sicurezza delle sedi. Molte non rispettano le prescrizioni previste dalla legge 81 sulla sicurezza degli operatori». Poi sottolinea: «Sotto attacco diritto alla salute e diritto all’istruzione»
Esplode in tutta Italia l’emergenza delle aggressioni ai camici bianchi. Un fenomeno che preoccupa la Federazione degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri che ha denunciato gli ultimi casi a Bari, Napoli e Roma. Una escalation di violenza che va affrontata agendo su più fattori, da quello repressivo a quello educativo. «Insegnanti e medici sono accomunati in questo periodo da episodi di violenza. Si tratta di due diritti fondamentali, quello all’istruzione e quello alla salute, che fanno emergere un problema culturale», spiega a Sanità Informazione il presidente FNOMCeO Filippo Anelli.
Presidente Anelli, il fenomeno delle aggressioni ai medici sta diventando un’emergenza. Si tratta in realtà di una problematica che va avanti da diverso tempo. Evidenzia un fenomeno che va fermato: a tal proposito sono intervenuti anche il Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma Antonio Magi e il Segretario generale della FIMMG Silvestro Scotti. È il momento per prendere provvedimenti.
«Sì. È un momento difficile per la professione perché gli episodi di violenza sono sempre più numerosi e sempre più difficili da spiegare atteso che i medici dovrebbero essere considerati in ogni momento come degli angeli custodi, come coloro che assistono chi soffre, si prendono cura dei malati, si fanno carico delle sofferenze e provano a risolvere i loro problemi. In realtà cosa avviene? Avviene che il sistema non funziona, i medici sono pochi, le prestazioni si riducono sempre di più, la rabbia dei cittadini aumenta, talvolta anche il degrado delle strutture facilita chi è incline agli atteggiamenti di violenza e di ribellione nei confronti di professionisti che rappresentano soltanto l’interfaccia tra una disorganizzazione e il bisogno di salute del malato».
A tal proposito la FNOMCeO nei giorni scorsi ha incontrato tanti nuovi parlamentari, tra Camera e Senato, in attesa che si formi un nuovo governo. Un governo che dovrà prendere atto di questa problematica e che dovrà necessariamente trovare una soluzione per risolvere il problema.
«Abbiamo chiesto al Ministro di attivare un Osservatorio sulla violenza, cosa che è avvenuta, e quindi ringrazio il Ministro Lorenzin. In quell’incontro abbiamo chiesto un’attività di raccordo con i parlamentari proprio per avviare iniziative legislative che tendano ad aumentare le pene nei confronti di chi esprime episodi di violenza nei confronti degli operatori sanitari. Riteniamo questo uno degli strumenti che può in qualche maniera aiutarci a ridurre i livelli di aggressione, non è l’unico perché c’è un problema di carattere culturale che va contrastato attraverso campagne di comunicazione che devono sempre di più rinsaldare l’alleanza terapeutica tra medico e cittadino. Poi naturalmente c’è la necessità oggi di rivedere i livelli di sicurezza delle sedi, molte delle sedi non rispettano attualmente le prescrizioni previste dalla legge 81 sulla sicurezza degli operatori, non solo degli operatori ma anche dei cittadini. Un processo complesso che abbiamo ben rappresentato al Ministero e al Ministro in prima persona che ha presieduto l’Osservatorio, con il quale vogliamo naturalmente continuare a lavorare e a insistere».
A livello istituzionale, alcune scelte hanno contribuito a peggiorare la situazione. Penso al blocco del turnover che in tanti casi ha esasperato gli animi da una parte e dall’altra. Ma il problema, appunto, è culturale. Il medico è un punto di riferimento non solo per un singolo paziente ma per un’intera comunità di pazienti. Un’attenzione quindi che dev’essere nella coscienza di tutti.
«Infatti, il problema non riguarda solo la professione medica. Abbiamo registrato episodi di violenza contro gli insegnanti. Io stesso sono intervenuto dicendo che questo ci accomuna, accomuna alcune professioni, guarda caso accomuna due diritti fondamentali come quello all’istruzione e quello alla salute. Quindi il problema culturale esiste, va sottolineato e va avviata una comunicazione adeguata per riprendere un ragionamento proprio con i cittadini. Oltretutto devo ringraziare Cittadinanzattiva che ha espresso posizioni simili a quella della Federazione Nazionale degli Ordini e quindi, in questo senso, il processo di riavvicinamento e di condivisione degli obiettivi in questo caso per la sicurezza dei pazienti e dei cittadini si sta realizzando».